C'era una volta una terra fertile e felice, che ai piedi di un vulcano, quasi buono, creava generazioni di poeti, scrittori, musicisti illustri.
Questa terra bagnata da un mare stupendo e da un clima invidiabile, divenne la meta preferita di grandi popoli del passato. Il suo attuale capoluogo prese origine dalla vecchia sirena Partenope, che, poi, i Greci ebbero modo di chiamare Nea-polis (la nuova città). Il "giardino degli dei" ha accolto in se tanta storia, tanta cultura, tanta vita. Riposano Virgilio e Leopardi, la città ha sofferto e patito, s'è fatta brutta per ridiventare bella più che mai.
Indegnamente e fieramente mi sento figlio di questa terra, la rispetto e la temo, la amo e la odio, ma è la mia casa, la mia speranza, il mio futuro.
Oggi, mi chiedo, perchè, la gente di Napoli, abbia dovuto subire la peggiore demagogia politica che ha imbrigliato la città e la Campania tutta, fermandola nel progresso e nello sviluppo che meritava?
Sarebbe facile e scontato parlare soltanto dei rifiuti, che rappresenta un problema forte e attuale, più in generale punto l'attenzione verso la mentalità e la sottocultura che hanno creato.
Il napoletanto viene da tutti considerato quello che ha nel sangue l'arte di arrangiarsi, un'arte antica, secondo me, nata dalle molteplici dominazioni straniere che ha subito nella storia e che si porta nel suo DNA, un'arte nobile che col tempo si è radicata nella maniera peggiore facendo dimenticare i diritti di cui ogni cittadino non può farne a meno. Quando i diritti diminuiscono, aumenta l'illegalità e la malavita s'ingrassa e s'ingrossa sempre di più.
L'oscurantismo partenopeo è, però, finito!
Dovevamo toccare il fondo per capire che possiamo e dobbiamo andare avanti per il bene nostro e delle future generazioni di poeti, scrittori e musicisti illustri.