WILLIAM SHAKESPEARE, Enrico VI (Parte prima), 1592
ALBA - ll giorno già comincia a spuntare; è fuggita la notte che col suo oscuro manto aveva velato la terra. [WILLIAM SHAKESPEARE, Enrico VI (Parte prima), 1592]
OSPITI - Gli ospiti, che s’invitano da sé, riescono tanto più graditi poi, quando ormai se ne sono andati! [WILLIAM SHAKESPEARE, Enrico VI (Parte prima), 1592]
TEMPO - Innanzi che la clessidra, ove la sabbia ha iniziato pur ora il proprio moto, abbia esaurito il corso della sua sabbiosa ora, questi occhi miei che ti scorgono adesso nel rifulgere de’ tuoi sani colori ti vedranno invece avvizzito, sanguinante, pallido, morto! [WILLIAM SHAKESPEARE, Enrico VI (Parte prima), 1592]
WILLIAM SHAKESPEARE, Enrico VI (Parte seconda), 1592
ALTERNANZA - Come a volte anche il giorno più sereno ha qualche nube, come dopo l'estate sempre giunge lo sterile inverno con i morsi rabbiosi del gelo; proprio così, per sfuggire alle stagioni, si accalcano, in un rapido alternarsi, gli affanni e le gioie. [WILLIAM SHAKESPEARE, Enrico VI (Parte seconda), 1592]
VOLPE - Non latra già la volpe quando intende ghermire l’agnello. [WILLIAM SHAKESPEARE, Enrico VI (Parte seconda), 1592]
WILLIAM SHAKESPEARE, Enrico VI (Parte terza), 1592
INSISTENZA - Numerosi colpi, anche se vibrati da una piccola scure, intaccano e abbattono alla fine anche la quercia più robusta. [WILLIAM SHAKESPEARE, Enrico VI (Parte terza), 1592]
WILLIAM SHAKESPEARE, La bisbetica domata, 1593
GIOVANI - Noi non saremo mai più giovani come oggi. [WILLIAM SHAKESPEARE, La bisbetica domata, 1593]
STUDIO - Non c’è profitto dove non c’è il piacere … In breve, signore, studiate ciò che vi attrae di più. [WILLIAM SHAKESPEARE, La bisbetica domata, 1593]
SCELTA - C’è poco da scegliere in un canestro di mele marce. [WILLIAM SHAKESPEARE, La bisbetica domata, 1593]
INNAMORATO - Ho visto muoversi le sue labbra di corallo mentre con il suo respiro profumava l’aria. [WILLIAM SHAKESPEARE, La bisbetica domata, 1593]
MUSICA - I motivi per cui la musica fu scritta. Forse che non fu creata per rinfrescare la mente degli uomini dopo lo studio e le consuete fatiche? [WILLIAM SHAKESPEARE, La bisbetica domata, 1593]
PATERNITÀ
- Tu sei suo padre?
- Sissignore, così almeno mi dice sua madre, se posso crederle.
[WILLIAM SHAKESPEARE, La bisbetica domata, 1593]
EGOCENTRISMO - Chi ha il capogiro crede che il mondo stia girando. [WILLIAM SHAKESPEARE, La bisbetica domata, 1593]
WILLIAM SHAKESPEARE, Tito Andronico, 1593
QUANTITÀ - Presso il mulino scorre più acqua di quanta ne veda il mugnaio. [WILLIAM SHAKESPEARE, Tito Andronico, 1593]
GIUNGLA DI TIGRI - Stolto Lucio, non ti accorgi che Roma è una giungla di tigri? [WILLIAM SHAKESPEARE, Tito Andronico, 1593]
SCOGLIO - Ora io sto come un uomo su uno scoglio circondato da un selvaggio deserto marino che onda dopo onda osserva la marea salire, in attesa che uno spietato cavallone lo inghiotta nelle sue viscere di sale. [WILLIAM SHAKESPEARE, Tito Andronico, 1593]
LAVAGGIO - Tutta l'acqua dell'Oceano non potrebbe mutare in bianco le nere zampe del cigno, anche se la lavasse continuamente nei flutti. [WILLIAM SHAKESPEARE, Tito Andronico, 1593]
WILLIAM SHAKESPEARE, La commedia degli errori, 1594
ACCOGLIENZA - Tavola modesta e grande accoglienza fanno un eccellente banchetto. [WILLIAM SHAKESPEARE, La commedia degli errori, 1594]
WILLIAM SHAKESPEARE, Riccardo III, 1594
INCIPIT - Ora l’inverno del nostro scontento si fa gloriosa estate a questo sole di York. [WILLIAM SHAKESPEARE, Riccardo III, 1594]
PACE - In questo fiacco tempo di pace, adatto per i flauti. [WILLIAM SHAKESPEARE, Riccardo III, 1594]
CATTIVERIA - Sposerò la più giovane figlia di Warwick. Che importa se ho ucciso suo marito e suo padre? La via più breve per farsi perdonare dalla donna è quella di diventare suo marito e padre: ciò che farò, non tanto per amore, quanto per un altro mio segreto e profondo intento, che devo raggiungere sposandola. [WILLIAM SHAKESPEARE, Riccardo III, 1594]
INCITAZIONE - La vostra bellezza fu causa di questo effetto, la vostra bellezza che m’incitava nel sonno a dare la morte a tutto il mondo per poter vivere un’ora sola sul vostro dolce seno. [WILLIAM SHAKESPEARE, Riccardo III, 1594]
ALTO - Coloro che stanno in alto sono scrollati da frequenti raffiche e se cadono vanno in pezzi. [WILLIAM SHAKESPEARE, Riccardo III, 1594]
MALEDIZIONI - Le maledizioni non vanno mai oltre le labbra di chi le soffia nell’aria. WILLIAM SHAKESPEARE, Riccardo III, 1594]
APPARENZA - Di un uomo non potete distinguere che il suo aspetto esteriore, il quale, Dio lo sa, raramente o mai concorda con il cuore […] vostra grazia si è fidata delle loro parole zuccherate e non si è accorta del veleno che avevano nel cuore. [WILLIAM SHAKESPEARE, Riccardo III, 1594]
TRAMONTO - Il sole, stanco, ha avuto un tramonto d’oro e la striscia lucente del suo carro di fuoco annuncia per domani una bella giornata. [WILLIAM SHAKESPEARE, Riccardo III, 1594]
WILLIAM SHAKESPEARE, I due gentiluomini di Verona, 1595
GIOVENTÙ - Gioventù che rimane al paese avrà sempre cervello paesano. [WILLIAM SHAKESPEARE, I due gentiluomini di Verona, 1595]
SOFFERENZA - Ma non sai tu che se il fiume fosse asciutto potrei riempirlo con le mie lacrime? Che se il vento cadesse potrei spinger la nave coi miei sospiri? [WILLIAM SHAKESPEARE, I due gentiluomini di Verona, 1595]
TRAMONTO - Il sole incomincia a indorare il cielo a ponente. [WILLIAM SHAKESPEARE, I due gentiluomini di Verona, 1595]
WILLIAM SHAKESPEARE, Romeo e Giulietta, 1595
MURO - Gli uomini del Montecchio li butto giù dal muro e le sue donne ce le poggio contro. [WILLIAM SHAKESPEARE, Romeo e Giulietta, 1595]
AMORE - L’amore è cosa tenera? È ruvido, villano, rumoroso, e punge come se avesse le spine. [WILLIAM SHAKESPEARE, Romeo e Giulietta, 1595]
BELLEZZA - Essa insegna alle torce come si fa a splendere! Pare pendere dalla guancia della notte come una gemma dall'orecchio di una negra; bellezza troppo grande per poterla possedere e troppo preziosa per questa terra; quella dama sta fra le sue compagne come una nivea colomba in uno stormo di corvi. [WILLIAM SHAKESPEARE, Romeo e Giulietta, 1595]
BACIO - Se la mano mia profanasse la santità della vostra, ed è un dolce peccato, le mie labbra, come due pellegrini rossi di vergogna, sarebbero qui pronte ad attenuare con un bacio la ruvidezza di questo contatto. [WILLIAM SHAKESPEARE, Romeo e Giulietta, 1595]
ATTRAZIONE - Come faccio a proseguire se il mio cuore è là? Sarebbe come se questa grigia terra sfuggisse al sole. (Si arrampica sul muro e salta nel giardino) [WILLIAM SHAKESPEARE, Romeo e Giulietta, 1595]
INCOMPRENSIONE - Chi non è stato mai ferito, ride delle cicatrici altrui. [WILLIAM SHAKESPEARE, Romeo e Giulietta, 1595]
SOLE - Che luce viene da quella finestra? È l'oriente e Giulietta è il sole. Sorgi, bel sole e uccidi l’invidiosa luna già malata e livida di rabbia, perché tu sei tanto più luminosa di lei. [WILLIAM SHAKESPEARE, Romeo e Giulietta, 1595]
OCCHI - Due delle stelle più brillanti del cielo, avendo da fare, hanno pregato gli occhi di lei di scintillare nelle loro orbite durante la loro assenza. E se davvero gli occhi di lei, gli occhi del suo volto, fossero stelle? Tanto splendore farebbe scomparire le altre stelle, come la luce del giorno fa scomparire una lampada: in cielo i suoi occhi brillerebbero tanto che gli uccelli si metterebbero a cantare credendo non fosse più notte. [WILLIAM SHAKESPEARE, Romeo e Giulietta, 1595]
LUNA - Benedetta luna che inargenta le cime di questi melograni. [WILLIAM SHAKESPEARE, Romeo e Giulietta, 1595]
NOTTE - Presto, o notte, tu che proteggi l’amore, serra bene le tue tende, perché si chiudano finalmente gli occhi del giorno e Romeo, silenzioso e furtivo, possa correre fra queste braccia. [WILLIAM SHAKESPEARE, Romeo e Giulietta, 1595]
DINIEGO - Piuttosto di farmi sposare Paride, ordinami di saltare giù da questa torre, o di camminare per una via infestata di briganti; nascondimi in un covo di serpenti o incatenami tra leoni ruggenti; rinchiudimi di notte in un sepolcro sotto scricchiolanti ossa di morti, sotto putride membra e teschi sganasciati o fammi entrare viva in una tomba appena scavata accanto al cadavere. [WILLIAM SHAKESPEARE, Romeo e Giulietta, 1595]
GIULIETTA: Una voce! Ho da far presto. O pugnale benedetto! (Afferra il pugnale di Romeo.) Ecco il tuo fodero. (Si ferisce.) Questa sia la tua ruggine e la mia morte. (Cade sul corpo di Romeo e muore.)
WILLIAM SHAKESPEARE, Pene d’amor perdute, 1596
SGOBBONI - Ben poco hanno sempre guadagnato gli sgobboni, al di fuori di qualche modesta citazione tratta dai libri altrui. [WILLIAM SHAKESPEARE, Pene d’amor perdute, 1596]
ASTRONOMI - E questi terrestri padrini delle luci del cielo, che danno un nome ad ogni stella fissa, non ricavano certo maggior godimento dalle loro scintillanti notti di quanto ne ricevano i comuni viandanti che nulla sanno di astri e di stelle. [WILLIAM SHAKESPEARE, Pene d’amor perdute, 1596]
MISSIONE - Della mia missione orgoglioso, ben volentieri mi avvio. [WILLIAM SHAKESPEARE, Pene d’amor perdute, 1596]
SEMINA - Chi semina loglio non raccoglie grano. [WILLIAM SHAKESPEARE, Pene d’amor perdute, 1596]
BATTUTA - Il felice successo di una scherzosa battuta dipende dall'orecchio di chi ascolta, più che dalla lingua di chi la dice. [WILLIAM SHAKESPEARE, Pene d’amor perdute, 1596]
WILLIAM SHAKESPEARE, Riccardo II, 1596
DOLORE - Coloro che dicono le loro parole nel dolore dicono il vero. [WILLIAM SHAKESPEARE, Riccardo II, 1596]
LODE - La lode, cibo ghiotto anche al palato dei saggi. [WILLIAM SHAKESPEARE, Riccardo II, 1596]
ITALIA - Notizia della moda in auge nella splendida Italia che la nostra tardiva nazione scimmiotta zoppicandole dietro servilmente. [WILLIAM SHAKESPEARE, Riccardo II, 1596]
GIOVANE - Siate cauto con la sua giovinezza, perché i puledri, a pungolarli, s’impennano. [WILLIAM SHAKESPEARE, Riccardo II, 1596]
SANGUE - Bagnerò la polvere d’estate con crosci di sangue piovuti da ferite di inglesi massacrati. [WILLIAM SHAKESPEARE, Riccardo II, 1596]
WILLIAM SHAKESPEARE, Sogno di una notte di mezza estate, 1596
VENERE - Sei più luminosa, più chiara di Venere che è lassù nella sua sfera abbagliante. [WILLIAM SHAKESPEARE, Sogno di una notte di mezza estate, 1596]
WILLIAM SHAKESPEARE, Il mercante di Venezia, 1597
MONDO - Il mondo è un palcoscenico dove ognuno deve recitare una parte. [WILLIAM SHAKESPEARE, Il mercante di Venezia, 1597]
FARE - Se il fare fosse facile quanto è facile il dire quello che si dovrebbe fare, tutte le cappelle sarebbero chiese e i tuguri dei poveri sarebbero palazzi da principi. [WILLIAM SHAKESPEARE, Il mercante di Venezia, 1597]
PREDICATORE - Il buon predicatore è quello che obbedisce alle prediche che fa. [WILLIAM SHAKESPEARE, Il mercante di Venezia, 1597]
GIOVENTÙ - La pazzia giovanile è un lepre che scavalca le reti dello zoppicante buon consiglio. [WILLIAM SHAKESPEARE, Il mercante di Venezia, 1597]
DIAVOLO - Il diavolo può citare le Sacre Scritture per i suoi scopi. [WILLIAM SHAKESPEARE, Il m ercante di Venezia, 1597]
CONQUISTA - Farei abbassare lo sguardo più fiero, vincerei il cuore più ardito, strapperei dalle mammelle dell’orsa gli orsacchiotti lattanti, mi burlerei anche del leone ruggente in cerca di preda, pur di conquistare voi, mia signora. [WILLIAM SHAKESPEARE, Il mercante di Venezia, 1597]
TUTTA - Maledetti i vostri occhi che m’hanno stregata e divisa in due; una metà è vostra, l’altra metà vostra. [WILLIAM SHAKESPEARE, Il mercante di Venezia, 1597]
MUSICA - L'uomo nel cui cuore la musica non ha eco, che non si sente commuovere a un bell’accordo di suoni, è capace di tutto, di tradire, di ferire, di rubare, e i moti del suo animo sono foschi quanto la notte e le sue passioni nere quanto l’inferno. Non fidarti di lui. [WILLIAM SHAKESPEARE, Il mercante di Venezia, 1597]
WILLIAM SHAKESPEARE, Re Giovanni, 1597
TUONO - Udrete il tuono dei miei cannoni. [WILLIAM SHAKESPEARE, Re Giovanni, 1597]
BATTAGLIA - O lasceremo le nostre regali ossa davanti a questa città o arriveremo fino alla piazza del mercato a guado, in mezzo al sangue dei francesi. [WILLIAM SHAKESPEARE, Re Giovanni, 1597]
ECCESSO - Spesso scusarsi di una colpa peggiora la colpa: così come una toppa messa su un leggero strappo per nasconderlo è più brutta a vedersi dello strappo stesso. [WILLIAM SHAKESPEARE, Re Giovanni, 1597]
PAURA - Ho visto un fabbro fermo con il suo martello, così, e mentre il suo ferro si raffreddava sull’incudine, inghiottiva a bocca aperta le notizie che gli forniva un sarto: che, con forbici e misura in mano, se ne stava in ciabatte, che per la fretta aveva infilato all’incontrario, sbagliando piede e parlava di molte migliaia di baldanzosi francesi schierati nel Kent, pronti a battersi. [WILLIAM SHAKESPEARE, Re Giovanni, 1597]
WILLIAM SHAKESPEARE, Enrico VI (Parte prima), 1592
SOLE NASCENTE - Come sanguigno occhieggia dal ciglio di quella boscosa collina il sole nascente! Al suo aspetto così alterato il giorno sembra farsi pallido. [WILLIAM SHAKESPEARE, Enrico VI (Parte prima), 1592]
EVENTI RARI - Quando ogni dì dell'anno fosse giorno di festa, e se sempre s’avesse a far vacanza, ogni diporto e giuoco verrebbe a noia quanto il lavoro; ma allorché i festivi vengono di rado, giungon essi desiderati: di nulla meglio ci si compiace che degli eventi rari. [WILLIAM SHAKESPEARE, Enrico VI (Parte prima), 1592]
VENTO - Il vento che spira dal sud, quasi squillo d’araldo, si fa nunzio de’ suoi propositi, e, sibilando cavernoso tra le fronde, dà presagio di gran tempesta, annuncia una giornata corsa dall’infuriar dell’uragano. [WILLIAM SHAKESPEARE, Enrico VI (Parte prima), 1592]
WILLIAM SHAKESPEARE, Enrico IV (Parte seconda), 1598
PETTEGOLEZZO - ll pettegolezzo è come un flauto nel quale soffiano sospetti, gelosie, congetture; uno strumento semplice e facile da usarsi, tanto che può suonarlo anche quello sciocco mostro dalle innumerevoli teste, sempre pieno di discordie, incerto sempre e ondeggiante, che è la folla. [WILLIAM SHAKESPEARE, Enrico IV (Parte seconda), 1598]
PRESENTE - Solo il passato e l'avvenire ci sembrano dare il meglio: e le cose presenti appaiono, per contro, le peggiori. [WILLIAM SHAKESPEARE, Enrico IV (Parte seconda), 1598]
ANIME - Noi stiamo qui a scherzare mentre il tempo passa, e intanto, le anime degli uomini saggi, sedute tra le nuvole, ridono di noi. [WILLIAM SHAKESPEARE, Enrico IV, (Parte seconda), 1598]
SONNO - Perché mai t’è sì gradito, o sonno, trovar riposo entro fumosi tuguri, disteso sopra duri pagliericci, tranquillato e assopito dal ronzio degl’insetti notturni, anziché nelle profumate stanze de’ potenti, sotto baldacchini fastosi e cullato dal suono della più dolce melodia? […] Ah! Riposate, adunque, umili genti, poiché siete felici! Inquieto e senza pace sta sul guanciale il capo che cinge una corona. [WILLIAM SHAKESPEARE, Enrico IV (Parte seconda), 1598]
WILLIAM SHAKESPEARE, Enrico V, 1599
UOMINI - Gli uomini di poche parole sono i migliori. [WILLIAM SHAKESPEARE, Enrico V, 1599]
MINACCIA - Vedrete il soldato accecato dal sangue insozzare con la sua immonda mano le chiome delle vostre figlie urlanti; i vostri padri trascinati per le loro barbe d’argento, e le loro venerande teste sfracellate contro i muri; e i vostri bambini ignudi infilzati sulle picche, mentre le loro madri impazzite squarceranno le nuvole con i loro ululati, come fecero le donne di Giudea contro gli sgherri della sanguinosa strage di Erode. [WILLIAM SHAKESPEARE, Enrico V, 1599]
ATTACCO - Piombate sul suo esercito, così come la neve che si scioglie in valanga invade le valli, quando le Alpi sputano e scaricano il loro catarro sul fondovalle prono, come vassalli ai loro piedi. [WILLIAM SHAKESPEARE, Enrico V, 1599]
GIORNATA - Dal primo levarsi dell’allodola fino all’ora in cui l’agnello rientra al suo ovile. [WILLIAM SHAKESPEARE, Enrico V, 1599]
SCIOCCO - Il dardo dello sciocco è il più pronto a essere scagliato. [WILLIAM SHAKESPEARE, Enrico V, 1599]
IMPREVIDENZA - Sciocchi cagnacci, che si gettano a occhi chiusi in bocca all’orso russo e si fanno schiacciare la testa come mele fradicie. Potreste dire, ugualmente, che è valorosa la pulce che osa far colazione sulla bocca di un leone. [WILLIAM SHAKESPEARE, Enrico V, 1599]
BENE - Vi è qualche particella di bene anche nelle cose peggiori, sta agli uomini saperla attentamente estrarla. [WILLIAM SHAKESPEARE, Enrico V, 1599]
MORTE - Il re stesso avrà un grosso conto da rendere, quando tutte quelle gambe e braccia e teste che sono state tagliate in battaglia si riuniranno insieme nel giorno del Giudizio e grideranno: “Noi morimmo nel tal luogo”, chi bestemmiando, chi invocando un chirurgo, chi piangendo per le mogli lasciate in miseria, chi per debiti non pagati, chi infine per i figli abbandonati prematuramente. [WILLIAM SHAKESPEARE, Enrico V, 1599]
ARALDO - E allora addio: non ascolterai più nessun araldo. (Esce) [WILLIAM SHAKESPEARE, Enrico V, 1599]
ONORE - Moriamo con onore: torniamo sul campo; e chi non vuol seguire il Borbone ora, vada via da qui, e col cappello in mano, come un sordido ruffiano, se ne stia a guardia della sua camera da letto mentre un vile schiavo, non più nobile del mio cane, gli contamina la più bella delle figlie. [WILLIAM SHAKESPEARE, Enrico V, 1599]
SANGUE - Tre volte, in quest’ultima ora, l’ho visto atterrato, e tre volte rialzarsi e combattere; era tutto un sangue, dall’elmo agli sproni. [WILLIAM SHAKESPEARE, Enrico V, 1599]
SCONFITTA - Molti dei nostri prìncipi - oh sventura - giacciono sommersi e intrisi di sangue mercenario, e i nostri plebei inzuppano le loro rustiche membra nel sangue dei principi, e i destrieri feriti sguazzano nel sangue fino ai garretti e scalciano, in selvaggio furore, coi loro zoccoli ferrati, i cadaveri dei loro padroni, uccidendoli una seconda volta. [WILLIAM SHAKESPEARE, Enrico V, 1599]
WILLIAM SHAKESPEARE, Molto rumore per nulla, 1599
VITTORIA - Una vittoria è doppia quando il vincitore ritorna a schiere intatte. [WILLIAM SHAKESPEARE, Molto rumore per nulla, 1599]
PATERNITÀ
- Credo che questa sia vostra figlia.
- Così mi ha detto molte volte sua madre.
[WILLIAM SHAKESPEARE, Molto rumore per nulla, 1599]
AMICIZIA - L’amicizia è fedele in ogni cosa, fuorché in questioni ed affari d’amore. [WILLIAM SHAKESPEARE, Molto rumore per nulla, 1599]
MAESTRO - È una prerogativa costante, in chi è maestro, contraffare la sua eccellenza. [WILLIAM SHAKESPEARE, Molto rumore per nulla, 1599]
AUTOCORREZIONE - Beato chi ascolta le critiche e sa trarne profitto per correggersi. [WILLIAM SHAKESPEARE, Molto rumore per nulla, 1599]
SCAPOLO - Quando dicevo di voler morire scapolo, non credevo di vivere fino a quando mi sarei sposato. [WILLIAM SHAKESPEARE, Molto rumore per nulla, 1599]
PESCA - Il bello della pesca è vedere il pesciolino con le sue pinne d’oro fendere la corrente d’argento, e divorare ingordo l’esca insidiosa. [WILLIAM SHAKESPEARE, Molto rumore per nulla, 1599]
DOLORE - Il dolore lo sanno dominare tutti, fuorché chi ce l’ha. [WILLIAM SHAKESPEARE, Molto rumore per nulla, 1599]
LUSSURIA - Conosce il calore di un letto lussurioso: e arrossisce non per modestia, ma per colpa. [WILLIAM SHAKESPEARE, Molto rumore per nulla, 1599]
COLPA - Lei ora è caduta in un pozzo d’inchiostro, che il gran mare non ha gocce bastanti per mondarla, né tanto sale da preservare la sua carne corrotta fino all’osso. [WILLIAM SHAKESPEARE, Molto rumore per nulla, 1599]
APPREZZAMENTO - Non si apprezza il valore di quel che abbiamo mentre ne godiamo, ma appena lo perdiamo e ci manca, lo sopravvalutiamo, e gli troviamo il pregio che il possesso rendeva invisibile, fino a che era nostro. [WILLIAM SHAKESPEARE, Molto rumore per nulla, 1599]
VALORE - Ma la virilità s’è spappolata in riverenze, il valore in complimenti, e gli uomini sono diventati tutti lingua, e come forbita! Ora basta saper dire una bugia e giurarci sopra per essere valoroso come Ercole. [WILLIAM SHAKESPEARE, Molto rumore per nulla, 1599]
CONSIGLI - Tutti si fanno dovere di parlar di pazienza a chi si torce schiacciato dal peso del dolore; ma nessuno ha virtù bastante ad applicare quella morale quando sta a lui soffrire simili pene. [WILLIAM SHAKESPEARE, Molto rumore per nulla, 1599]
FILOSOFO - Non c‘è mai stato un filosofo che abbia sopportato il suo mal di denti con pazienza. [WILLIAM SHAKESPEARE, Molto rumore per nulla, 1599]
ALBA - Signori miei, buon giorno, su spegnete le torce. I lupi hanno finito di predare, e, guardate, precedendo le ruote di Febo, il dolce giorno chiazza di grigio, intorno, l’oriente sonnacchioso. [WILLIAM SHAKESPEARE, Molto rumore per nulla, 1599]
WILLIAM SHAKESPEARE, Come vi piace, 1600
INFAMIA - Se tu non fossi mio fratello, non ti toglierei la mano dalla gola finché quest’altra non t’avesse strappato la lingua per quello che hai detto. [WILLIAM SHAKESPEARE, Come vi piace, 1600]
MONDO - Il mondo è tutto un palcoscenico e gli uomini e le donne sono tutti attori che hanno le loro uscite e le loro entrate. [WILLIAM SHAKESPEARE, Come vi piace, 1600]
PASTORE - La mia più grande ambizione è di vedere le mie pecore pascolare e i miei agnelli poppare. [WILLIAM SHAKESPEARE, Come vi piace, 1600]
COLPA - La donna che non sa ritorcere la propria colpa contro il marito, non allatti mai il suo bambino. Ne verrebbe fuori un cretino. [WILLIAM SHAKESPEARE, Come vi piace, 1600]
WILLIAM SHAKESPEARE, Giulio Cesare, 1600
TEMPESTA - Io ho veduto tempeste nelle quali i venti mugghianti sradicavano le antiche querce; ed ho veduto l’Oceano ambizioso gonfiarsi, e tutto spumeggiante di rabbia avventurarsi colle bianche sue cime fra le minacciose nubi. [WILLIAM SHAKESPEARE, Giulio Cesare, 1600]
TIRANNO - E allora perché Cesare dovrebbe farsi tiranno? Non si farebbe un lupo, se non vedesse che i romani sono agnelli; non sarebbe leone, se quelli non fossero cerbiatti. [WILLIAM SHAKESPEARE, Giulio Cesare, 1600]
SVEGLIA! - Bruto tu dormi, svegliati e guardati. [WILLIAM SHAKESPEARE, Giulio Cesare, 1600]
CORAGGIOSI - I codardi muoiono molte volte prima di morire, mentre i coraggiosi assaggiano la morte una volta sola. [WILLIAM SHAKESPEARE, Giulio Cesare, 1600]
WILLIAM SHAKESPEARE, Amleto, 1601
INNAMORATO - Innamorato di lei da non permettere ai venticelli del cielo di toccarle il viso troppo rudemente. [WILLIAM SHAKESPEARE, Amleto, 1601]
DETERMINAZIONE - Gli parlerò, dovesse l’inferno scoperchiarsi e ordinarmi il silenzio. [WILLIAM SHAKESPEARE, Amleto, 1601]
COERENZA - Sìi fedele a te stesso, ne conseguirà come la notte al giorno, che non potrai essere falso con gli altri. [WILLIAM SHAKESPEARE, Amleto, 1601]
MARCIO - Qualcosa è marcio nello stato di Danimarca. [WILLIAM SHAKESPEARE, Amleto, 1601]
COSE - Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante se ne sognano nella tua filosofia. [WILLIAM SHAKESPEARE, Amleto, 1601]
BUONO - Niente è buono o cattivo in sé, ma nel nostro pensiero. [WILLIAM SHAKESPEARE, Amleto, 1601]
SOGGETTIVITÀ - Potrei essere confinato nel guscio di una noce, e sentirmi re dello spazio infinito. [WILLIAM SHAKESPEARE, Amleto, 1601]
MERITO - Date a ognuno ciò che si merita, e chi si salverà dalle frustate? [WILLIAM SHAKESPEARE, Amleto, 1601]
IMMEDESIMAZIONE - Non è mostruoso che un attore, solo per la simulazione di una passione, si immedesimi tanto nella parte che il suo aspetto cambia, il volto gli si sbianca, gli occhi umidi, la voce spezzata, e in lui tutto incarna sentimenti suggeriti? E questo per niente! Per Ecuba! Che cos’è Ecuba a lui o lui a Ecuba, che debba piangerne? [WILLIAM SHAKESPEARE, Amleto, 1601]
INTENDITORE - Voi dovete fare più conto della censura dell'intenditore che degli applausi di un teatro esaurito. [WILLIAM SHAKESPEARE, Amleto, 1601]
FLAUTO
AMLETO: (Passano degli attori con dei flauti.) I flauti! Datemene uno. […] Suonate questo flauto.
GUILDESTERN: Non posso.
AMLETO: Vi prego.
GUILDESTERN: Credetemi, non posso.
AMLETO: Vi supplico.
GUILDESTERN: Non conosco lo strumento, monsignore.
AMLETO: È facile come mentire. Governate le aperture con le dita, e il pollice, date fiato con la bocca, ed esso emetterà la musica più eloquente. Guardate queste sono le chiavi.
GUILDESTERN: Ma non saprei trarne la musica: non ne ho l’arte.
AMLETO: Vedi dunque in che bassa stima mi tieni! Vorresti suonarmi; vorresti far conto di conoscere le mie chiavi, di poter sondare il cuore del mio mistero; vorresti farmi cantare dalla nota più bassa fino al culmine del mio registro; e in una cannuccia, qui, c’è tanta musica, eccellente voce, eppure non sai farla parlare. Pensi che io sia più facile a manovrare di un flauto? Qualunque strumento io sia, anche so puoi strimpellarmi, non mi puoi suonare.
[WILLIAM SHAKESPEARE, Amleto, 1601]
COLPA - La colpa è così sospettosa che si tradisce per non scoprirsi. [WILLIAM SHAKESPEARE, Amleto, 1601]
VORREMMO - Ciò che vorremmo fare, dovremmo farlo quando vorremmo, perché quel “vorremmo” cambia. [WILLIAM SHAKESPEARE, Amleto, 1601]
ASINO - L’asino testardo non cammina più lesto per le bastonate. [WILLIAM SHAKESPEARE, Amleto, 1601]
MORTE - Dammelo, 'Prende il teschio') Povero Yorick. Io lo conobbi, Orazio, un uomo di un'arguzia infinita, di una fantasia senza pari. Mille volte mi portò a cavalcioni sulle spalle, e ora come lo aborre la mia immaginazione! Lo stomaco mi si rovescia. Qui pendevano le labbra che baciai non so quante volte. Dove sono ora le tue canzoni, le facezie, le burle, gli scoppi d'allegria a cui faceva eco l'intera tavolata? Nessuno più da far ridere, con quella smorfia? E' umiliante. Affacciati allo specchio della mia bella, e devi dirle, dille che si dipinga quanto vuole, a questa apparenza dovrà venire: che ne rida, se può. [WILLIAM SHAKESPEARE, Amleto, 1601]
[Miette cca!, 'piglia ‘a capa ‘e morte') Yoricco, puveriello! Orà, i’ ‘o canuscette: n’ommo ‘e ‘na finezza ca nun teneva fine, ‘e ‘na fantasia eccezziunale! Mille vote me purtaje a cascecavuoglie 'ncopp'ê spalle e mmo comme 'o schifa 'o penziero mio! ’O vernecale me s’avota sotto e ‘ncoppa ... Cca ce steva chella vocca ca vasaje nun saccio quanti vvote..., Yoricco!) che ffine ànnu fatto ‘e ccanzone toje, ‘e muttiette, ‘e ccuffiature e cchilli tricchitracche d’allería ca trascenavano tutta ‘a tavulata? Nisciuno cchiú po’ ridere cu chillu sturcio? È ccosa ca murtifica! Affàccete dô parlanfaccia d’ ‘a bbella mia e dincelle ca se truccasse quanto vo’ e ppo venesse cca: e vedimmo si po’ metterse a ridere!] [Traduzione in napoletano di RAFFAELE BRACALE, 2010]
NELLA FOSSA - Non ancora: non gettare la terra finché io non l’abbia stretta un’ultima volta fra le braccia! (Salta nella fossa). Ora ammucchia la tua polvere sulla morta e sul vivo, finché di questa buca tu abbia fatto una montagna più alta dell'antico Pelio o della cima dell’azzurro Olimpo! [WILLIAM SHAKESPEARE, Amleto, 1601]
ULTIME PAROLE - Il resto è silenzio. (Muore.) [WILLIAM SHAKESPEARE, Amleto, 1601]
WILLIAM SHAKESPEARE, Troilo e Cressida, 1602
FOCACCIA - Chi vuol cavare una focaccia dal grano aspetti la macinazione. [WILLIAM SHAKESPEARE, Troilo e Cressida, 1602]
WILLIAM SHAKESPEARE, Misura per misura, 1604
TENTATIVO - I nostri dubbi sono traditori, e ci fanno perdere il bene che spesso potremmo guadagnare, per il timore di un tentativo. [WILLIAM SHAKESPEARE, Misura per misura, 1604]
PERCEZIONE - Il gioiello che noi troviamo, ci chiniamo a raccattarlo perché lo vediamo; ma quello che non vediamo, ci camminiamo sopra senza neanche pensarci. [WILLIAM SHAKESPEARE, Misura per misura, 1604]
WILLIAM SHAKESPEARE, Otello,1605
MATRIMONIO - Se non fosse per il mio amore per la gentile Desdemona, neppure tutti i tesori dell’oceano m’avrebbero indotto a rinunciare alla mia condizione di uomo libero. [WILLIAM SHAKESPEARE, Otello,1605]
RIMEDI - Quando i rimedi sono inutili, cessa anche il male. [WILLIAM SHAKESPEARE, Otello,1605]
BORSA - Riempi di soldi la tua borsa. [WILLIAM SHAKESPEARE, Otello, 1604]
CHIAREZZA - La chiarezza non viene mai se non con l’azione. [WILLIAM SHAKESPEARE, Otello, 1604]
SONNO - Né papavero, o mandragora, né tutti i narcotici del mondo potranno renderti il dolce sonno che fino a ieri fu tuo. [WILLIAM SHAKESPEARE, Otello, 1604]
VERGOGNA - Il cielo si tappa il naso e la luna abbassa lo sguardo. Il vento ruffiano che bacia tutto ciò che incontra, si rannicchia ammutolito negli abissi per non sentire. [WILLIAM SHAKESPEARE, Otello, 1604]
WILLIAM SHAKESPEARE, Macbeth, 1606
OMICIDIO - Il coraggioso Macbeth - oh se lo merita di essere detto coraggioso - impugnando la spada fumante di sanguinosa giustizia, vero prediletto del valore, si è scavato a forza di fendenti un passaggio fino a quel furfante, e non gli ha stretto la mano né gli ha detto addio prima di averlo scucito dall’ombelico alle mascelle, e piantata poi la testa sui nostri bastioni. [WILLIAM SHAKESPEARE, Macbeth, 1606]
SGOMENTO
- E questo ha sgomentato i miei generali, Macbeth e Banquo?
- Sì come i passeri sgomentano le aquile, o la lepre il leone.
[WILLIAM SHAKESPEARE, Macbeth, 1606]
GIURAMENTO - Io ho dato latte e so quanto è dolce amare il bambino che ci sugge il seno: e tuttavia gli avrei strappato il capezzolo dalle tenere gengive nel momento stesso in cui mi sorrideva e gli avrei spezzato il cervello, se lo avessi giurato. [WILLIAM SHAKESPEARE, Macbeth, 1606]
SANGUE - Tutta l’acqua dell’immenso oceano di Nettuno potrà lavare questo sangue dalla mia mano? No, questa mano, piuttosto, arrosserà gli innumerevoli mari facendo del loro verde un solo grumo vermiglio. [WILLIAM SHAKESPEARE, Macbeth, 1606]
BANCHETTO - Un banchetto che non riveli per tutta la sua durata la cordialità di chi lo dà è un banchetto pagato; per mangiare soltanto si sta meglio a casa propria. [WILLIAM SHAKESPEARE, Macbeth, 1606]
CHE ORE SONO?
- A che punto è la notte?
- Ormai contende con il mattino chi dei due debba essere.
[WILLIAM SHAKESPEARE, Macbeth, 1606]
DIFESA - Perfino lo scricciolo, il più minuto degli uccelli, si batte contro la civetta per difendere i suoi piccoli nel nido. [WILLIAM SHAKESPEARE, Macbeth, 1606]
PSICOSOMATICA - Date parole al vostro dolore; il dolore che non parla sussurra al cuore troppo gonfio e lo invita a spezzarsi. [WILLIAM SHAKESPEARE, Macbeth, 1606]
ODORE - Qui c’è ancora odore di sangue: tutti i profumi dell’Arabia non basteranno a profumare questa piccola mano. [WILLIAM SHAKESPEARE, Macbeth, 1606]
TENACIA - Combatterò finché non mi strappino la carne dalle ossa. [WILLIAM SHAKESPEARE, Macbeth, 1606]
WILLIAM SHAKESPEARE, Re Lear, 1606
SMORFIE - Non si è mai vista donna bella che non faccia smorfie davanti allo specchio. [WILLIAM SHAKESPEARE, Re Lear, 1606]
NECESSITÀ - L’arte della necessità è strana: essa rende preziose le cose vili. [WILLIAM SHAKESPEARE, Re Lear, 1606]
MINORE - Là dove si è abbarbicata una malattia più grave, la minore è appena sentita. [WILLIAM SHAKESPEARE, Re Lear, 1606]
WILLIAM SHAKESPEARE, Antonio e Cleopatra, 1607
CLEOPATRA: Se è veramente amore, dimmi quanto.
ANTONIO: Ben misero è l’amore che può essere calcolato.
[WILLIAM SHAKESPEARE, Antonio e Cleopatra, 1607]
SBAGLI - Noi diamo vita a gramigne allorché le fertili nostre menti se ne stanno immote. Quando ci sentiamo dire i nostri sbagli, è come se ci arassero. [WILLIAM SHAKESPEARE, Antonio e Cleopatra, 1607]
PESCI - Insidierò i pesci dalle bronzee pinne; l’arcuato mio amo perforerà le loro mandibole viscose, e mentre li tirerò su, penserò che ognuno sia un Antonio e dirò: "Ah, t’ho preso!". [WILLIAM SHAKESPEARE, Antonio e Cleopatra, 1607]
BRINDISI - Questo bicchiere, alla salute di Lèpido! [WILLIAM SHAKESPEARE, Antonio e Cleopatra, 1607]
SFIORIRE - Innanzi a una rosa che sfiorisce tutti storcono il naso, loro che s'inginocchiavano alla vista dei suoi bocci. [WILLIAM SHAKESPEARE, Antonio e Cleopatra, 1607]
WILLIAM SHAKESPEARE, Coriolano, 1608
OCCHI - Gli ignoranti hanno più istruiti gli occhi che le orecchie. [WILLIAM SHAKESPEARE, Coriolano, 1608]
WILLIAM SHAKESPEARE, Timone d'Atene, 1608
SORDI - Oh, questi orecchi degli uomini, sordi al buon consiglio, ma non alla lusinga! [WILLIAM SHAKESPEARE, Timone d'Atene, 1608]
GENEROSO - Questo è il pericolo dell’uomo generoso: liberale com’è, crede che tutti gli altri lo siano del pari. [WILLIAM SHAKESPEARE, Timone d'Atene, 1608]
POPPE - Poppe di latte che tra gli incroci dei legacci del busto attirano lo sguardo dell'uomo. [WILLIAM SHAKESPEARE, Timone d'Atene, 1608]
CONTENTEZZA - La migliore condizione, se non è accompagnata dalla contentezza, è uno stato miserabile e disagiato, peggio della peggior condizione di cui ci si accontenti. [WILLIAM SHAKESPEARE, Timone d'Atene, 1608]
WILLIAM SHAKESPEARE, Tutto è bene quel che finisce bene, 1608
BENE - Tutto è bene quel che finisce bene. [WILLIAM SHAKESPEARE, Tutto è bene quel che finisce bene, 1608]
AMORE - La cerva che desidera accoppiarsi con il leone è destinata a morire per amore. [WILLIAM SHAKESPEARE, Tutto è bene quel che finisce bene, 1608]
COMPOSITO - La ragnatela della nostra vita è fatta di fili compositi, buoni e cattivi insieme; le nostre virtù sarebbero orgogliose se i nostri difetti non le fustigassero, e inostri misfatti sarebbero senza speranza se non fossero addolciti dalle nostre virtù. [WILLIAM SHAKESPEARE, Tutto è bene quel che finisce bene, 1608]
WILLIAM SHAKESPEARE, Cimbelino, 1610
SEPARAZIONE - Avrei spezzato i nervi dei miei occhi, li avrei schiantati solo per guardarlo, finché, diminuito dalla distanza, non fosse divenuto sottile come un ago; lo avrei seguito fino a che, da minuscolo come un moscerino, non fosse scomparso in aria, e allora avrei distolto gli occhi per piangere. [WILLIAM SHAKESPEARE, Cimbelino, 1610]
SERVIGIO - Un sevigio non è un servigio perché è stato reso, ma perché fu ammesso tale. [WILLIAM SHAKESPEARE, Cimbelino, 1610]
CALUNNIA - Che bisogno ho di snudare la spada? Quel foglio le ha già tagliato la gola. No, è la calunnia che ha il taglio più affilato di quello della spada, e la lingua più velenosa di tutti i serpenti del Nilo; il cui fiato prende i venti per corsieri e propaga la menzogna in tutti gli angoli del mondo. Re, regine, uomini di Stato, vergini, matrone, perfino i segreti della tomba penetra questa viperina calunnia. [WILLIAM SHAKESPEARE, Cimbelino, 1610]
MISERIA - L’abbondanza e la pace generano i codardi; la miseria è sempre madre dell’ardimento. [WILLIAM SHAKESPEARE, Cimbelino, 1610]
PIGRIZIA - La stanchezza può russare sopra la selce, mentre la pigrizia inquieta trova duro il guanciale di piume. [WILLIAM SHAKESPEARE, Cimbelino, 1610]
DISTINZIONE - Quelli che rispetto temo, ovvero i saggi; degli sciocchi rido, non li temo. [WILLIAM SHAKESPEARE, Cimbelino, 1610]
WILLIAM SHAKESPEARE, Il racconto d'inverno, 1611
CORSETTO - Ora funebre! Oh tagliate i lacci del mio corsetto, o il mio cuore nel romperli si schianterà. [WILLIAM SHAKESPEARE, Il racconto d'inverno, 1611]
WILLIAM SHAKESPEARE, La tempesta, 1612
PUNIZIONE - Sarai perseguitato dai crampi e da punture ai fianchi che ti toglieranno il fiato. Durante tutta la notte, allorché vagano liberi, gli istrici ti tormenteranno; subirai punture più fitte delle celle di un alveare, più acute di quelle delle api. [WILLIAM SHAKESPEARE, La tempesta, 1612]
PUNIZIONE - Ti torturerò le ossa, ti farò ruggire in modo tale che anche le belve tremeranno nelle loro tane [WILLIAM SHAKESPEARE, La tempesta, 1612]
GALANTERIA - Nobile signora, diventa un'alba fresca anche la notte, se siete accanto a me. [WILLIAM SHAKESPEARE, La tempesta, 1612]
PUNIZIONE - Ordina ai miei folletti di torcere a costoro le giunture con secche contrazioni, di accartocciarne i tendini con crampi di vecchiaia, di pizzicarli finché abbiano più chiazze del leopardo o della tigre. [WILLIAM SHAKESPEARE, La tempesta, 1612]
WILLIAM SHAKESPEARE, Enrico VIII, 1613
MODA - Le mode nuove, toccassero pure il colmo del ridicolo, e fossero le più effemminate, sono sempre seguite. [WILLIAM SHAKESPEARE, Enrico VIII, 1613]
VIZI - I vizi degli uomini li incidiamo nel bronzo, le virtù le scriviamo sull’acqua. [WILLIAM SHAKESPEARE, Enrico VIII, 1613]