CITAZIONI Sherlock Holmes
UNO STUDIO IN ROSSO
- “Vedo che è stato in Afghanistan” “Come diamine fa a saperlo?” gli chiesi sbalordito. […] “Il filo del ragionamento è stato questo: ecco un signore che ha il tipo del medico ma l’aria di un militare. Quindi, un medico militare. E’ appena arrivato dai Tropici poiché è abbronzato, e quello non è il colore naturale della sua pelle; infatti i polsi sono chiari. Ha attraversato un periodo di stenti e di malattia, come rivela chiaramente il viso teso e stanco. Ha una ferita al braccio sinistro. Lo tiene in modo rigido e innaturale. In quale zona dei Tropici un medico militare inglese può aver passato tante traversie e riportato una ferita al braccio? Ovviamente in Afghanistan.” [ARTHUR CONAN DOYLE (1887), “Uno studio in rosso”]
- “Chissà cosa sta cercando quell’individuo?”. Domandai indicando un tipo vigoroso, piuttosto malvestito, che stava percorrendo lentamente il marciapiede opposto, scrutando con attenzione i numeri civici. Teneva in mano una grossa busta blu che evidentemente doveva consegnare a qualcuno. “Intende quel sergente della Marina a riposo” disse Sherlock Holmes. […] “Come diamine è arrivato a dedurlo?” chiesi […] Anche dal lato opposto della strada distinguevo una grossa ancora blu tatuata sul dorso della mano di quell’uomo. Quella sapeva di mare. Aveva però il portamento di un militare, e i basettoni regolamentari. E qui entrava in ballo la marina. Era un uomo che si dava una certa importanza, e una certa aria di comando. Lei avrà sicuramente notato come teneva la testa e come dondolava il bastone. Un uomo, inoltre, posato e rispettabile di mezz’età, a giudicare dal suo aspetto - tutti elementi che mi hanno indotto a ritenere che fosse stato un sottufficiale.” “Fantastico!", esclamai. “Elementare”, rispose Holmes. [ARTHUR CONAN DOYLE (1887), “Uno studio in rosso”]
- Il mio compagno era di ottimo umore e continuava a chiacchierare di violini di Cremona e della differenza fra uno Stradivarius e un Amati. Io rimanevo in silenzio, col cuore pesante per quel tempo così cupo e per il deprimente caso di cui ci stavamo occupando. “Mi sembra che lei non pensi molto alla faccenda che abbiamo per le mani”, dissi alla fine, interrompendo le disquisizioni musicali di Holmes. “Non ci sono ancora dati”, rispose. “E’ un errore gravissimo mettersi a teorizzare prima di avere tutti gli elementi. Distorce il giudizio”. [ARTHUR CONAN DOYLE (1887), “Uno studio in rosso”]
IL SEGNO DEI QUATTRO
- Per l’occhio allenato, fra la cenere nera di un Trichinopoli e la cenere fioccosa e bianca dell’erba cimicina c’è la stessa differenza che esiste fra un cavolo e una patata. [ARTHUR CONAN DOYLE (1890), “Il segno dei quattro”]
- “L’osservazione mi dice che questa mattina, lei è stato all’Ufficio postale di Wigmore Street; ma la deduzione mi suggerisce che, una volta lì, lei ha spedito un telegramma […] Può servire a definire i confini tra osservazione e deduzione. L’osservazione mi dice che lei ha un po’ di fango rossastro sotto le scarpe. Proprio di fonte all’Ufficio di Wigmore Street hanno scalzato il manto stradale tirando fuori del terriccio e accumulandolo in maniera tale che è difficile entrare nell’Ufficio senza calpestarlo. E’ un terriccio proprio di quel particolare colore rossastro che, per quanto mi risulta, non si trova in nessun’altra zona dei dintorni. Fino a qui, si tratta di osservazione. Il resto, è deduzione.” – “Ma come è arrivato a dedurre il telegramma?” “Elementare. Sapevo che non aveva scritto lettere dato che eravamo rimasti seduti insieme tutta la mattina. Vedo anche lì nel suo scrittoio aperto, che ha un foglio di francobolli e un grosso pacchetto di cartoline. Per quale motivo, dunque, sarebbe andato all’Ufficio Postale se non per spedire un telegramma? Elimini tutti gli altri fattori, e ciò che rimane dev’essere la verità.” [ARTHUR CONAN DOYLE (1890), “Il segno dei quattro”]
- Non tiro mai a indovinare. E’ un abitudine deplorevole - deleteria per la logica. [ARTHUR CONAN DOYLE (1890), “Il segno dei quattro”]
- Ho cominciato col dire che suo fratello era trascurato. Se osserva la parte inferiore della cassa di metallo dell’orologio vedrà che non solo è ammaccata in due punti ma è anche graffiata dappertutto per via dell’abitudine di portare nella stessa tasca altri oggetti duri, come monete o chiavi. Non ci vuole certo molto a dedurne che un uomo che tratta con tanta indifferenza un orologio da cinquanta ghinee dev’essere una persona trascurata. [ARTHUR CONAN DOYLE (1890), “Il segno dei quattro”]
- In Inghilterra, chi presta a pegno ha l’abitudine, nel caso di un orologio, di graffiare il numero della polizza con una punta di spillo all’interno della cassa. E’ più pratico di una targhetta e non c’è pericolo che il numero venga smarrito o sbagliato. All’interno della cassa di questo orologio, la mia lente ha trovato nientemeno che quattro di questi numeri. Deduzione: suo fratello, si trovava spesso in difficoltà finanziarie. Seconda deduzione: occasionalmente, aveva dei momenti di prosperità, altrimenti non avrebbe potuto riscattare il pegno. [ARTHUR CONAN DOYLE (1890), “Il segno dei quattro”]
- Osservi la piastra interna, dove si trova il buco della chiave. Guardi le migliaia di graffi intorno al buco - i segni di una chiave che scivola. Un uomo sobrio avrebbe mai potuto far tanti graffi con una chiave? Ma questi segni compaiono in tutti gli orologi che appartengono a persone dedite all’alcol. Caricano l’orologio la sera e lasciano queste tracce della mano malferma. [ARTHUR CONAN DOYLE (1890), “Il segno dei quattro”]
- “È estremamente importante”, disse, “non permettere che il nostro giudizio sIa influenzato da sentimenti personali". [ARTHUR CONAN DOYLE (1890), “Il segno dei quattro”]
- Non faccio mai eccezioni. Un’eccezione contraddice la regola. [ARTHUR CONAN DOYLE (1890), “Il segno dei quattro”]
- Qualcuno si è arrampicato sulla finestra. L’altra notte ha piovuto un po’. Ecco l’impronta di una scarpa sul davanzale. E qui c’è un’impronta circolare di fango, e anche qui, sul pavimento; e di nuovo qui, vicino al tavolo. Guardi Watson! Ecco una prova preziosa. [ARTHUR CONAN DOYLE (1890), “Il segno dei quattro”]
- Non è un marinaio di professione. Aveva le mani troppo morbide. La mia lente mi ha rivelato varie macchie di sangue, specialmente all’estremità della corda, dalle quali deduco che è scivolato giù a una velocità da spellarsi le mani. [ARTHUR CONAN DOYLE (1890), “Il segno dei quattro”]
- Non ricordo di essermi mai sentito stanco per il lavoro, mentre l'ozio mi esaurisce completamente. [ARTHUR CONAN DOYLE (1890), “Il segno dei quattro”]
- L’amore è un emozione, e tutto ciò che è emozione contrasta con la fredda logica che io pongo al disopra di tutto. Personalmente, non mi sposerei mai per non offuscare la mia chiarità di giudizio. [ARTHUR CONAN DOYLE (1890), “Il segno dei quattro”]
UNO SCANDALO IN BOEMIA
- “E vedo che ha ripreso a esercitare. Non mi ha detto che intendeva tornare a fare il medico.” “E allora come lo sa?” “Lo vedo, lo deduco. […] Se un distinto signore entra nella mia stanza odorando di iodoformio, con una macchia nera di nitrato d’argento sull’indice della mano destra, e un rigonfiamento sul lato destro del cilindro, dove ha nascosto lo stetoscopio, dovrei essere davvero ottuso se non lo riconoscessi come un membro attivo della classe medica.” [ARTHUR CONAN DOYLE (1892), “Uno scandalo in Boemia”]
- “So che recentemente lei si è preso una bella inzuppata, e che ha una domestica molto trascurata e pasticciona!” […] “E’ vero che giovedì ho fatto una camminata in campagna e sono tornato a casa fradicio. In quanto a Mary Jane, è incorreggibile e mia moglie le ha dato gli otto giorni. Ciò non toglie che non riesco a capire come abbia dedotto tutto questo.” Ridacchiò, stropicciandosi le lunghe dita nervose. “E’ semplicissimo”, rispose. “Gli occhi mi dicono che nel lato interno della sua scarpa sinistra, il più esposto alla fiamma del caminetto, il cuoio presenta sei graffiature quasi parallele causate evidentemente da qualcuno che ha grattato molto malamente i bordi delle suole per toglierne il fango incrostato. Per cui, la mia doppia deduzione: primo, che lei è stato fuori casa col cattivo tempo, secondo che chi le lucida gli stivali è un esemplare particolarmente abominevole di ilota londinese.” [ARTHUR CONAN DOYLE (1892), “Uno scandalo in Boemia”]
- Lei vede, ma non osserva. C’è una netta differenza. Per esempio, lei ha visto spesso i gradini che dall’ingresso portano in questa stanza.“ “Spessissimo.” “Quante volte?” “Centinaia di volte, direi.” “Quanti sono?” “Quanti? Non lo so.” “Appunto! Non ha osservato. Eppure, ha visto. Questo è il nocciolo. Ora, io so che i gradini sono diciassette perché li ho visti ma il ho anche osservati.” [ARTHUR CONAN DOYLE (1892), “Uno scandalo in Boemia”]
- E’ un errore enorme teorizzare a vuoto. Senza accorgersene, si comincia a deformare i fatti per adattarli alle teorie, anziché il viceversa[ARTHUR CONAN DOYLE (1892), “Uno scandalo in Boemia”]
LA LEGA DEI CAPELLI ROSSI
- ”Oltre al fatto evidente che, per un certo tempo, ha svolto un lavoro manuale, che fiuta tabacco, che è Massone, che è stato in Cina e che, di recente, ha scritto molto, non posso dedurre altro”. Il signor Jabez Wilson sobbalzò sulla sedia, con l’indice sul giornale, ma con gli occhi fissi sul mio amico. “In nome di tutti i santi del Paradiso, come fa a sapere tutto questo, signor Holmes?” chiese. “Per esempio, come sa che ho svolto un lavoro manuale? E’ verità di Vangelo, perché ho iniziato a lavorare come carpentiere navale.” “Le sue mani, mio caro signore. La destra è molto più grande della sinistra. L’ha usata per lavorare e i muscoli sono più sviluppati.” “E il tabacco, allora, e la Massoneria?” “Non voglio insultare la sua intelligenza spiegandole come ho fatto a capirlo, tanto più perché, contrariamente alla rigida regola dell’ordine, lei porta sul bavero la spilla con arco e compasso.” “Ah, già, l’avevo dimenticato. Ma il fatto dello scrivere?” “Cos’altro si può dedurre dal suo polsino destro così logoro e dalla manica sinistra così consumata al gomito, nel punto che poggia sul tavolo?” “Va bene, ma la Cina?” “Il pesce tatuato sul suo polso sinistro non può essere stato eseguito che in Cina. Ho fatto un piccolo studio sui tatuaggi e ho anche pubblicato un opuscolo sull’argomento. Quel rosa delicato sulle scaglie del pesce è tipicamente cinese. Inoltre, quando vedo una moneta cinese che pende dalla sua catena dell’orologio, la cosa diventa ancora più semplice.” [ARTHUR CONAN DOYLE (1892), “La lega dei capelli rossi”]
- Quando avevo a che fare con Sherlock Holmes mi sentivo sempre oppresso dall’impressione di essere uno stupido. Avevo sentito quello che aveva sentito lui, avevo visto quello che aveva visto lui eppure dalle sue parole era evidente che non solo aveva un’idea precisa di quanto era accaduto ma anche di quanto stava per accadere mentre per me l’intera faccenda era ancora confusa e grottesca. [ARTHUR CONAN DOYLE (1892), “La lega dei capelli rossi”]
UN CASO DI IDENTITÀ
- Questa donna aveva sulle maniche una decorazione di felpa, che conserva benissimo le tracce. La doppia linea poco sopra il polso, nel punto in cui una dattilografa le poggia sul tavolo, si vedeva benissimo. Un segno analogo lo lascia una macchina da cucire, del tipo a mano, ma solo sul braccio sinistro, e dalla parte opposta al pollice anziché attraverso la parte più ampia, come nel nostro caso. Guardandola in faccia, ho scoperto il solco di un pince-nez ai due lati del naso e per questo ho parlato di miopia e di dattilografia, cosa che è sembrata sorprenderla molto. [ARTHUR CONAN DOYLE (1891), “Un caso d’identità”]
- Osservandole, le scarpe che indossava, pur essendo molto simili fra loro, erano spaiate; una aveva un leggero disegno sulla punta e l’altra no. In una, su cinque bottoni solo i due più in basso erano abbottonati mentre nell’altra lo erano il primo, il terzo e il quinto. Ora, quando vedo una giovane donna, abbastanza ben vestita, che esce di casa con le scarpe spaiate e abbottonate a metà, non c’è bisogno di essere un’aquila per dedurne che è uscita in gran fretta. [ARTHUR CONAN DOYLE (1892), “Un caso d’identità”]
- Fra l’altro, ho notato che prima di uscire, quando era già completamente vestita, ha scritto un biglietto. Avrà visto che il guanto destro era rotto sull’indice, ma a quanto pare non ha visto che, sia il guanto che il dito, erano macchiati di inchiostro viola. Aveva scritto qualcosa in gran fretta e aveva intinto troppo la penna. Dev’essere accaduto questa mattina, altrimenti la macchia si sarebbe sbiadita. [ARTHUR CONAN DOYLE (1892), “Un caso d’identità”]
- “E’ strano”, osservò pacatamente Holmes, “come una macchina da scrivere possieda in effetti altrettanta individualità della grafia umana. A meno che non siano nuove di zecca, non ne esistono due con i caratteri esattamente uguali. Alcune lettere si logorano più di altre, qualcuna si consuma solo da un lato. Ora, per esempio, signor Windibank, osservi questo suo biglietto: vedrà che tutte le “e” presentano una piccola sbavatura, e la zampa della “r” ha un piccolo difetto. Ci sono altre quattordici caratteristiche, ma queste sono le più evidenti. […] Ho qui quattro lettere che dovrebbero apparire scritte dallo scomparso. Sono tutte “r” difettose ma, se vorrà usare la mia lente, potrà osservare che in tutte sono presenti le altre quattordici caratteristiche cui ho accennato." [ARTHR CONAN DOYLE (1892), “Un caso d’identità”]
IL MISTERO DI BOSCOMBE VALLEY
- A me appare evidente che nella sua camera da letto la finestra si trovi sulla destra. [...] la conosco assai bene. Conosco la sua precisione militaresca. Lei si fa la barba tutte le mattine e in questa stagione lo fa col sole; ma dal momento che la sua rasatura appare sempre meno precisa via via che risale la guancia sinistra, fino a divenire decisamente malfatta attorno alla mascella, mi sembra chiaro che quella parte è meno illuminata dell’altra. Non posso certo immaginare che un uomo come lei, specchiandosi con una luce uguale da ambo i lati, si accontenterebbe di un risultato così mediocre. [ARTHR CONAN DOYLE (1892), “Il mistero di Boscombe Valley"]
CINQUE SEMI D’ARANCIO
- “Vedo che viene dalla zona sud-ovest di Londra” “Sì, da Horsham” “Quell’impasto di argilla e gesso che vedo sulla punta delle sue scarpe è indicativo e particolare”. [ARTHR CONAN DOYLE (1892), “Cinque semi d’arancio”]
L’UOMO DAL LABBRO SPACCATO
- “Vedo anche che chiunque abbia scritto l’indirizzo sulla busta deve essersi dato da fare per trovarlo.” “Da che lo deduce?” “Come vede, il nome appare in inchiostro perfettamente nero, che si è asciugato da solo. Mentre il resto è di colore grigiastro che indica l’uso di carta assorbente. Se nome e indirizzo fossero stati scritti contemporaneamente e poi asciugati, sarebbero dello stesso colore. Il mittente ha scritto il nome, poi è passato un po’ di tempo prima che scrivesse l’indirizzo, il che significa che non lo conosceva.” [ARTHUR CONAN DOYLE (1892), “L’uomo dal labbro spaccato”]
- Scritta a matita sul risguardo di un libro, un volume in ottavo, nessuna traccia di acqua. Hum! Impostata oggi a Gravesend da un uomo col pollice sporco. Ah se non vado errato, il lembo della busta è stato incollato da una persona che aveva masticato tabacco. [ARTHUR CONAN DOYLE (1892), “L’uomo dal labbro spaccato”]
L’AVVENTURA DEL CARBONCHIO AZZURRO
- Questo cappello è vecchio di tre anni. La tesa piatta curvata all’estremità venne di moda allora. E’ un cappello di qualità eccellente. Guardi la fascia di seta, e la fodera. Se tre anni fa poteva permettersi di acquistare un cappello così costoso e da allora non ne ha acquistati altri, significa senza dubbio che è praticamente caduto in miseria. [ARTHUR CONAN DOYLE (1892), “L’avventura del carbonchio azzurro”]
- È un anziano di mezza età. Con i capelli brizzolati tagliati di recente, e che usa una lozione di tiglio; tutto questo risulta da un attento esame della parte inferiore della fodera. Con la lente, si vedono molte punte di capelli, tagliate di netto dalle forbici di un barbiere. Appaiono tutte appiccicose e si sente distintamente un odore di linimento di tiglio. Come può vedere, la polvere non è quella grigiastra e granulosa della strada, ma quella marroncina e fioccosa di una casa, il che dimostra che il cappello è rimasto appeso dentro casa per quasi tutto il tempo; mentre le macchie di umido all’interno provano senza alcun dubbio che l’uomo sudava molto e pertanto non poteva certo essere nella forma migliore. [ARTHUR CONAN DOYLE (1892), “L’avventura del carbonchio azzurro”]
- “Ma la moglie - lei ha detto che ha smesso di amarlo.” “Questo cappello non è stato spazzolato da settimane. Caro Watson, il giorno in cui la vedrò con la polvere di una settimana sul cappello, e in cui sua moglie la lascerà uscire in quello stato, dovrò pensare che anche lei abbia avuto la sfortuna di perdere l’affetto di sua moglie." [ARTHUR CONAN DOYLE (1892), “L’avventura del carbonchio azzurro”]
- "Ma come diamine puà dedurre che in casa sua non ci sia il gas?" "Una macchia di cera,magari due, possono essere casuali, ma quando ne conto non meno di cinque penso che non esstano dubbi cira cil fatto che ques'uomo è spesso in contatto co le coandele – probabilmente lasera sale le scale con il cappello in una mano e una candela accesa nell'altra. Comunqued, non si è certo macchieato di cera ocn il gas." [ARTHUR CONAN DOYLE (1892), “L’avventura del carbonchio azzurro”]
L’AVVENTURA DELLA FASCIA MACULATA
- “Vedo che è arrivata questa mattina col treno.” “Allora lei mi conosce?” “No, ma noto la metà di un biglietto di ritorno infilato nel suo guanto sinistro. Deve essersi messa in viaggio molto presto eppure, prima di raggiungere la stazione, ha dovuto fare un lungo percorso in calesse, su strada accidentata.” La signora sussultò e guardò sbalordita il mio amico. ”Nessun mistero, mia cara signora”, disse Holmes sorridendo. “La manica sinistra della sua giacca presenta non meno di sette schizzi di fango, macchie fresche. L’unico veicolo che schizzi fango in quella maniera è un calesse; e ci si schizza solo quando si siede a sinistra del cocchiere.” [ARTHUR CONAN DOYLE (1892), “L’avventura della fascia maculata”]
SILVER BLAZE
- “Stiamo andando bene”, disse guardando fuori dal finestrino e dando un’occhiata all’orologio. “Stiamo viaggiando a una media oraria di cinquantatrè miglia e mezzo.” “Non ho osservato le colonnine dei quarti di miglio”, dissi. “Nemmeno io. Ma su questa linea i pali del telegrafo sono distanziati di settanta yard uno dall’altro, e il calcolo è semplice. [ARTHUR CONAN DOYLE (1894), “Silver Blaze”]
- Il modo migliore per chiarirsi le idee è quello di spiegarlo a un’altra persona. [ARTHUR CONAN DOYLE (1894), “Silver Blaze”]
LA FACCIA GIALLA
- “Be’, evidentemente era molto turbato, per dimenticare qui una pipa alla quale tiene moltissimo.” “Come fa a sapere che ci tiene moltissimo?“ chiesi. “Direi che il prezzo originale di questa pipa si aggira sui sette scellini e sei pence. Come può vedere, è stata riparata due volte, una nel cannello di legno e l’altra nel bocchino d’ambra. Ciascuna di queste riparazioni, eseguita, come vede, con fascette d’argento, dev’essere costata più della pipa stessa. Per scegliere di farla aggiustare piuttosto che comperarne una nuova con la stessa spesa, deve tenerci moltissimo.” [ARTHUR CONAN DOYLE (1894), “La faccia gialla”]
- “A volte, le pipe sono interessantissime” disse. “Nessun oggetto presenta caratteristiche individuali più marcate tranne, forse, gli orologi e i lacci da scarpe. Qui, però, non c’è niente di particolarmente marcato o rilevante. Il proprietario è un individuo muscoloso, mancino, con un’ottima dentatura, trascurato nelle sue abitudini e che non ha alcun bisogno di fare economie” […] “Questo è tabacco Grosvenor, a otto pence l’oncia”, rispose Holmes facendone cadere un po’ sul palmo della mano. “Dal momento che potrebbe fumare dell’ottimo tabacco che costa la metà, evidentemente non ha bisogno di limitare le spese. ”E gli altri punti?” “Ha l’abitudine di accendere la pipa alla fiamma delle lampade o dei becchi di gas. Vede che è tutta bruciacchiata da una parte. Non può essere stato un fiammifero. Perché mai, infatti, una persona dovrebbe tenere un fiammifero acceso sul lato della pipa? Ma, accendendolo invece a una lampada, il fornello inevitabilmente si brucia. E la bruciatura è tutta sul lato destro della pipa. Da questo deduco che è mancino, Provi lei ad accostare la sua pipa alla lampada e vedrà come, essendo destrorso, istintivamente accosta alla fiamma il lato sinistro. Potrà accaderle una volta di accostare il destro, ma non tutte le volte, Questa pipa, invece, è stata sempre accostata dalla parte sinistra. Ha intaccato il bocchino d’ambra con i denti. Per fare una cosa del genere ci vuole un individuo robusto, muscoloso con una dentatura solida. [ARTHUR CONAN DOYLE (1894), “La faccia gialla”]
- “Mio caro signor Gran Munro …” cominciò Holmes. Il nostro ospite balzò dalla sedia. “Ma come!”, esclamò. “Lei sa chi sono?” “Se desidera conservare l’incognito”, rispose Holmes sorridendo, “le suggerirei di smetterla di scrivere il suo nome sulla fodera del suo cappello o, quanto meno, di girarlo in modo che il suo interlocutore non possa leggerlo.” [ARTHUR CONAN DOYLE (1894), “La faccia gialla”]
L’IMPIEGATO DELL’AGENZIA DI CAMBIO
- “Vedo che recentemente lei è stato poco bene.” […] “lo ha dedotto?” “Certamente.” “E da che cosa?” […] “Le sue pantofole sono nuove” disse. “Le porta sicuramente da non più di una settimana. Le suole, che in questo momento lei mi sta mostrando, sono leggermente strinate. Per un attimo ho pensato che si fossero bagnate e messe ad asciugare troppo vicino al fuoco. Ma al centro della suola c’è un dischetto di carta con i segni distintivi del negoziante. L’umidità l’avrebbe staccato. Quindi, lei è stato seduto con i piedi stesi verso il fuoco, cosa che un uomo in buona salute non farebbe, anche in un giugno così piovoso.” [ARTHUR CONAN DOYLE (1894), “L’impiegato dell’agenzia di cambio”]
- “Il suo vicino è un medico”, disse indicando con un cenno del capo la targa di ottone. “Sì, ha rilevato uno studio anche lui.” “Uno studio che esisteva da molto tempo?” “Da quando esisteva il mio. Entrambi sono stati aperti quando furono costruite le case.” “Ah! Allora lei ha scelto il migliore dei due.” “Credo di sì. Ma come lo sa?” “Dai gradini, ragazzo mio. I suoi sono molto più consumati di quelli del suo collega. [ARTHUR CONAN DOYLE (1894), “L’impiegato dell’agenzia di cambio”]
IL MISTERO DELLA ‘GLORIA SCOTT'
- “Durante gli ultimi dodici mesi, lei è vissuto nel timore di qualche attacco alla sua persona.” Il sorriso gli si spense sulle labbra e mi guardò con grande sorpresa. “ […] non ho idea di come lei faccia a saperlo” “Lei ha un bellissimo bastone”, risposi, “e dall’iscrizione ho notato che ce l‘ha da non oltre un anno. Ma si è dato la pena di scavare un foro nel pomo colandoci dentro del piombo fuso, così da renderlo un’arma formidabile. Ho immaginato che non avrebbe preso precauzioni del genere se non avesse temuto qualche pericolo. [ARTHUR CONAN DOYLE (1894), “Il mistero della ‘Gloria Scott’]
- "È stato associato molto strettamente con qualcuno le cui iniziali sono J.A. e che, in seguito, lei ha fatto di tutto per dimenticare." [...] "Posso chiederLe como lo sa e quanto ne sa?" "È semplicissimo", risposi, "Quando lei ha scoperto il braccio per tirar su quel pesce e metterlo nella barca ho visto tatuate le lettere J.A. nell'interno del gomito. Le lettere erano ancora leggibili, ma dai loro contorni confusi e dalle macchie sulla pelle all'intorno, era chiarissimo che si era tentato di cancellarle. Ovviamente, quindi, quelle iniziali le erano state un tempo molto familiari ma, in seguito, lei cercà di dimienticarle. [ARTHUR CONAN DOYLE (1894), “Il mistero della ‘Gloria Scott’]
L’ENIGMA DI REIGATE
- “Mio caro signore”, esclamò Holmes, “non vi è alcun dubbio che sia stato scritto contemporaneamente da due persone diverse. Osservi il tratto della ‘t’ nelle parole ‘at’ e ‘to’ e lo confronti con il tratto incerto di ‘quarter’ e ‘twelve’ e noterà subito la differenza. Un breve esame delle quattro parole le consentirà di affermare con la massima certezza che il ‘learn’ e ‘maybe’ sono scritte dalla persona con la grafia più decisa, e ‘what’ da quella con la grafia più incerta. . [ARTHUR CONAN DOYLE (1894), “L’enigma di Reigate”]
IL CASO DELL’UOMO DEFORME
- Allora fuma ancora quella mistura Arcadia che fumava da scapolo! Con quel fiocco di cenere sulla giacca, non c’è da sbagliarsi. [ARTHUR CONAN DOYLE (1894), “Il caso dell’uomo deforme”]
- E’ facile vedere che lei è stato abituato a indossare un uniforme, Watson. Non passerà mai per un civile purosangue fino a quando avrà l’abitudine di portare il fazzoletto nella manica. [ARTHUR CONAN DOYLE (1894), “Il caso dell’uomo deforme”]
- “Vedo che in questo periodo lei è piuttosto occupato con i suoi pazienti”, disse scrutandomi attentamente. “In effetti, ho avuto una giornata faticosa”, risposi. “Le sembrerò molto stupido”, aggiunsi, “ma davvero non capisco come l'abbia dedotto.” Holmes ridacchiò fra sé e sé. “Conosco le sue abitudini, mio caro Watson”, disse. “Quando il suo giro di visite è breve, va a piedi e quando è lungo prende una carrozza. Come vedo dalle sue scarpe, sono usate ma non sporche, e quindi al momento le sue visite sono tanto numerose da giustificare l'uso della carrozza.” [ARTHUR CONAN DOYLE (1894), “Il caso dell'uomo deforme”]
- Sono riuscito a ottenere cinque impronte chiarissime: una sulla strada, nel punto dove aveva scavalcato il muretto; due nel parco e due, molto indistinte, sulle assi verniciate accanto alla finestra dalla quale era entrato. Evidentemente aveva attraversato il prato di corsa perché il segno lasciato dalle punte era molto più profondo di quello lasciato dai tacchi. [ARTHUR CONAN DOYLE (1894), “Il caso dell'uomo deforme”]
- Qui ci sono quattro impronte dell'animale mentre stava immobile. Come vede, fra la zampa posteriore e quella anteriore ci sono non meno di quindici pollici. Aggiunga a questo la lunghezza del collo e della testa e abbiamo un animale lungo non meno di due piedi – probabilmente anche più, se ha una coda. Ma osservi ora queste altre misure. L'animale si è mosso, e abbiamo la lunghezza del passo. In ciascuno dei casi, è di circa tre pollici. [ARTHUR CONAN DOYLE (1894), “Il caso dell'uomo deforme”]
IL PAZIENTE INTERNO
- “Hmm! è la carrozza di un medico - un medico generico, a quanto vedo” disse Holmes. “Non esercita da molto tempo ma ha parecchio da fare. Immagino sia venuto a consultarci. Per fortuna che siamo tornati!” Ero abbastanza al corrente dei metodi di Holmes per seguire il suo ragionamento e capire che gli elementi per la sua rapida deduzione gli erano stati forniti dal tipo e dalle condizioni dei vari strumenti medici all'interno del cestino di vimini appeso dentro la carrozza, sotto la luce del lampione. [ARTHUR CONAN DOYLE (1894), “Il paziente interno”]
- “Buonasera dottore”, lo salutò cordialmente Holmes. “Vedo con piacere che attende da pochi minuti.” “Ha parlato con il mio cocchiere?” “No, l'ho capito dalla candela sul tavolinetto.” [ARTHUR CONAN DOYLE (1894), “Il paziente interno”]
- Questo giovanotto ha lasciato le sue impronte sulla passatoia delle scale per cui non mi è stato necessario chiedere di vedere quelle che aveva lasciato nella stanza, Quando le dico che le sue scarpe erano a punta quadra invece che a punta allungata come quelle di Blessington, che, inoltre, erano di un buon pollice e un terzo più lunghe di quelle del dottore, dovrà riconoscere che non sussistono dubbi su chi le abbia lasciate. [ARTHUR CONAN DOYLE (1894), “Il paziente interno”]
- Holmes lo aprì e annusò l'unico sigaro che conteneva. "Ma questo è un Avana, mentre gli altri sono di quel tipo speciale che gli olandesi importano dalle loro colonie dell'India orientale. Sa, di solito vengono imballati con la paglia e, conosiderando la loro lughezza,sono molto più sottili di quelli delle altre marche." Prese i quattro mozziconi e li esaminò con una lente. "Due sono stati fumati con un bocchino e due senza" osservò. "Due sono stati tagliati con una lama smussata, e negli altri due l'estremità e stata staccata con un morso da una dentatutra eccellente. Questo non è un omicidio, signor Lanner. E omicidio, accuratamente progettato e eseguito a sangue freddo." [ARTHUR CONAN DOYLE (1894), “Il paziente interno”]
- "I tre uomini sono saliti per le scale, in punta di piedi, prima il vecchio, poi il giovane e, terzo, il complice sconosciuto ..." "Ma mio caro Holmes!", esclamai sorpreso. "Oh, lo dimostra chiaramente la sovrapposizione delle impronte. [ARTHUR CONAN DOYLE (1894), “Il paziente interno”]
- Sono saliti fino alla stanza del signor Blessingron, ma hanno trovato la porta chiusa a chiave. Però con un filo di ferro hanno forzato la serratura. Anche senza bisogno della lente potete vedere dalla seghettatura il punto preciso su cui hanno fatto pressione. [ARTHUR CONAN DOYLE (1894), “Il paziente interno”]
- Dev'essere durato abbastanza perché è allora che sono stati fumati questi sigari. Il vecchio sedeva nella poltrona di vimini; è stato lui a usare il bocchino. L'altro, più giovane, sedeva laggiù: ha scrollato la cenere battendo il sigaro contro il comò. Il terzo uomo, andava avanti e indietro. [ARTHUR CONAN DOYLE (1894), “Il paziente interno”]
L'INTERPRETE GRECO
- “Non è difficile affermare che un uomo con quel portamento, quell'espressione autoritaria, e quella pelle cotta dal sole è un soldato, di un grado superiore a soldato semplice, e che è tornato recentemente dall'India.” “Che abbia lasciato il servizio attivo da poco tempo lo dimostra il fatto che ancora indossa gli stivali da campo, come li chiamano” osservò Mycroft. “Non ha l'andatura del cavallerizzo ma portava il berretto da una parte, come risulta dalla pelle più chiara in quel lato della fronte. Il suo peso non è quello di un geniere. E' in artiglieria.” [ARTHUR CONAN DOYLE (1894), “L'interprete greco”]
“Il fatto che sia in lutto stretto sta ad indicare che ha perduto una persona molto cara. Si fa la spesa da solo, quindi deve trattarsi della moglie. Noterai che ha comperato delle cose per i figli. C'è un sonaglino, perciò uno di essi è molto piccolo. Probabilmente, la moglie è morta di parto. Il fatto che porti sotto il braccio un libro illustrato dimostra che c'è anche un altro figlio cui pensare.” [ARTHUR CONAN DOYLE (1894), “L'interprete greco”]
- “Una carrozza carica di bagagli ci è passata accanto in quest'ultima ora”, disse Holmes. L'ispettore fece una risata. “Ho visto i solchi delle ruote alla luce del fanale, ma che ne sa dei bagagli?” “Può osservare gli stessi solchi che vanno in direzione opposta. Ma quelli che partono dalla casa sono molto più profondi - tanto che possiamo affermare con certezza che la carrozza trasportava un peso considerevole.” [ARTHUR CONAN DOYLE (1894), “L'interprete greco”]
IL MASTINO DEI BASKERVILLE
- “Bene, Watson, che mi dice di quel bastone?” Holmes era seduto dandomi le spalle, e io non avevo fatto il benché minimo rumore. “Come diamine sa cosa stavo facendo? Comincio a credere che lei abbia gli occhi anche dietro la testa.” “Non proprio, ma ho davanti a me una caffettiera placcata d'argento molto lucida.” [ARTHUR CONAN DOYLE (1902), “Il mastino di Baskerville”]
- “E' stato addestrato a portare il bastone seguendo il padrone. Il bastone è pesante, e il cane lo afferrava saldamene a metà, e sono visibilissimi i segni dei denti. Come indica la distanza fra questi denti, la mascella del cane è troppo larga, secondo me, per un terrier ma non abbastanza larga per un mastino. Potrebbe trattarsi … ma sì … certo, di uno spaniel a pelo riccio.” Parlando, si era alzato e andava su e giù per la stanza. Si fermò nel vano della finestra. Il suo tono suonava talmente convinto che alzai, sorpreso, lo sguardo. “Ma, amico mio, come può affermarlo con tanta sicurezza?” “Per il semplicissimo motivo che il cane è proprio alla nostra soglia ed ecco lo squillo del suo padrone.” [ARTHUR CONAN DOYLE (1902), “Il mastino di Baskerville”]
- “Ho in tasca un manoscritto” disse il dottor Mortimer. “L'ho notato quando è entrato”, rispose Holmes. “Si tratta di un manoscritto antico.” “Inizi del XVIII secolo, se non è un falso.” “Come può dirlo?” “Per tutta la durata della sua conversazione, me ne ha lasciato sott'occhio un paio di pollici. Sarei un esperto ben da poco se non fossi in grado di datare un documento entro l'arco d un decennio. Forse lei ha avuto occasione di leggere la mia piccola monografia sull'argomento. Lo farei risalire al 1730.” “La data esatta è 1742.” [ARTHUR CONAN DOYLE (1902), “Il mastino di Baskerville”]
- “Vedo che ha passato tutta la giornata al club.” “Mio caro Holmes!” “Ho ragione?” “Certo, ma come … ?” “C'è in lei una tale deliziosa ingenuità, Watson, che è per me veramente un piacere esercitare le mie modeste facoltà a sue spese. Un signore esce in una giornata piovosa e fangosa. Ritorna la sera con aspetto immacolato, ancora con cappello e scarpe lucide. Quindi, ha messo per tutto il giorno radici in qualche posto. Non ha amici intimi, Dove può essere stato, allora? Non le sembra ovvio?” “Be', sì, è abbastanza ovvio.” “Il mondo è è pieno di cose ovvie di cui nessuno si accorge mai.” [ARTHUR CONAN DOYLE (1902), “Il mastino di Baskerville”]
- “Qualcuno ha ritagliato le parole con le forbici …” “Forbicine da unghie”, lo corresse Holmes. “Vede che si trattava di forbici a lama molto corta, dal momento che ci sono voluti due tagli per le parole 'keep away'.“ “Giusto. Qualcuno, allora, ha ritagliato il messaggio con un paio di forbicine e, le ha appiccicate con la colla ...” “Colla liquida”, interruppe di nuovo Holmes. [ARTHUR CONAN DOYLE (1902), “Il mastino di Baskerville”]
- “Questo indirizzo è stato scritto in un albergo.” “Come diamine può affermare una cosa del genere?” “Se esamina attentamente la busta, vedrà che lo scrivente ha avuto qualche difficoltà con la penna e l'inchiostro. La penna si è impuntata due volte in un'unica parola e ha dovuto intingerla nel calamaio tre volte per un indirizzo breve; il che dimostra che il calamaio era quasi vuoto. Ora, una penna o un calamaio privati raramente sono in quello stato, e che lo fossero entrambi è molto raro. Ma lei sa benissimo che, in un albergo, calamaio e penna sono praticamente sempre in cattive condizioni.” [ARTHUR CONAN DOYLE (1902), “Il mastino di Baskerville”]
L'AVVENTURA DELLA CICLISTA SOLITARIA
- “Una ragazza che si dedica con tanto ardore alla bicicletta dev'essere piena di energia.” La signorina Smith, sorpresa, si guardò i piedi e io osservai il leggero logoramento delle suole dovute allo sfregamento contro il pedale. “Sì, vado molto in bicicletta, signor Holmes.” [ARTHUR CONAN DOYLE (1905), “L'avventura della ciclista solitaria”]
- “Avevo quasi commesso l'errore di pensare che lei fosse una dattilografa. Ma è ovvio che si occupa di musica. Vede i polpastrelli a spatola, Watson, comuni a entrambe le professioni? Ma il suo viso ha una spiritualità, però, che” - gentilmente la donna si girò verso la luce - “che non nasce da una macchina da scrivere. Questa signora è una musicista.” “Infatti, signor Holmes. Insegno musica.” [ARTHUR CONAN DOYLE (1905), “L'avventura della ciclista solitaria”]
L'AVVENTURA DEL MAESTRO DI SCUOLA
- Eravamo giunti a uno stretto sentiero; nel bel mezzo, chiaramente impresse nel terreno bagnato, le impronte di ruote di bicicletta. “Evviva!”, gridai. “Ci siamo.” Ma Holmes scuoteva il capo con espressione perplessa e speranzosa, più che gioiosa. “Senza dubbio una bicicletta, ma non 'quella' bicicletta”, disse. “Conosco 42 diverse impronte di gomme. Queste, come vede, sono Dunlop, con una toppa sul rivestimento esterno. Quelle della bicicletta di Heidegger erano del tipo Palmer, con delle scanalature longitudinali. Aveling, l'insegnante di matematica è tassativo su questo punto. Quindi non sono le impronte lasciate da Heidegger.” [ARTHUR CONAN DOYLE (1905), “L'avventura del maestro di scuola”]
- “Questa impronta,come vede, è stata lasciata da qualcuno che pedalava venendo dalla parte della scuola.” “O dirigendosi verso di essa?” “No, no, caro Watson. La traccia più profonda è naturalmente quella della ruota posteriore dove grava il peso. Noti come, in vari punti, abbia attraversato e cancellato l'impronta meno profonda di quella anteriore. Senza alcun dubbio, si stava allontanando dalla scuola.” [ARTHUR CONAN DOYLE (1905), “L'avventura del maestro di scuola”]
- “Ha notato”, chiese Holmes, “che il nostro ciclista sta forzando il passo? Non c'è alcun dubbio in proposito. Osservi questa impronta, che mostra chiaramente entrambe le ruote, Presentano la stessa profondità. Il che può solo indicare che il ciclista ha spostato il peso sul manubrio, come si fa quando si vuole accelerare. Per Giove! È caduto!” [ARTHUR CONAN DOYLE (1905), “L'avventura del maestro di scuola”]
- “Come va, signor Reuben Hayes?” “Lei chi è, e come fa a sapere il mio nome?”, rispose il bifolco con un lampo di sospetto negli occhi astuti. “Be', è stampato sull'insegna sopra la sua testa. E' facile riconoscere un uomo che è padrone della sua casa.” [ARTHUR CONAN DOYLE (1905), “L'avventura del maestro di scuola”]
L'AVVENTURA DI PETER IL PIRATA
- "Ha tolto qualcosa da questo scaffale, Hopkins?" "No. Non ho toccato niente." "Manca qualcosa. In questo angolo dello scaffale c'è meno polvere. Forse si trattava di un libro appoggiato di piatto. O forse una scatola." [ARTHUR CONAN DOYLE (1905), “L'avventura di Peter il Pirata”]
L'AVVENTURA DEI TRE STUDENTI
- Bene, scriveva così di corsa che ha spuntato la matita e, come lei vede, ha dovuto temperarla. Questo è interessante, Watson, Non si tratta di una matita comune. E' più grande del normale, a mina morbida, esternamente colorata di blu scuro con il nome del fabbricante in caratteri argentati, e il pezzo che rimane è lungo solo un pollice e mezzo. Trovi una matita così, signor Soames, e avrà trovato il suo uomo. Per aiutarla ulteriormente, posso dirle che possiede un grosso temperino molto smussato. [ARTHUR CONAN DOYLE (1905), “L'avventura dei tre studenti”]
L'AVVENTURA DEGLI OCCHIALINI D'ORO
- Sarebbe difficile trovare un oggetto che offra indicazioni più di un paio di occhiali, specialmente occhiali insoliti come questi. Che appartengono a una donna lo deduco dalla loro delicatezza […]. In quanto all'essere una persona raffinata e ben vestita, noterà che gli occhiali hanno la montatura d'oro massiccio ed è inconcepibile che una donna che porta occhiali del genere possa poi essere trasandata sotto altri aspetti. [ARTHUR CONAN DOYLE (1905), “L'avventura degli occhialini d'oro”]
- Troverà che la molla è troppo stretta per il suo naso, il che dimostra che quello della donna è largo all'attaccatura. In genere, questo tipo di naso è corto e grosso, ma esistono sufficienti eccezioni a questa regola perché io non possa essere troppo dogmatico e assolutista su questo punto della mia descrizione, Io ho il viso stretto, eppure non riesco a centrare le pupille in questi occhiali. Quindi la signora ha gli occhi molto ravvicinati alla radice del naso. [ARTHUR CONAN DOYLE (1905), “L'avventura degli occhialini d'oro”]
- Noterà, Watson, che le lenti sono convesse e insolitamente spesse. Una donna i cui occhi sono stati contratti per tutta la vita mostrerà sicuramente le caratteristiche fisiche proprie di una miopia così elevata, che si notano appunto sulla fronte, nelle palpebre e nelle spalle. [ARTHUR CONAN DOYLE (1905), “L'avventura degli occhialini d'oro”]
- “Non capisco come lei sia arrivato alla duplice visita all'oculista”. Holmes prese in mano gli occhiali. “Osservi”, disse, “le molle sono foderate con striscette di sughero per alleviare la stretta sul naso. Una di queste striscette è scolorita e un po' consumata, mentre l'altra è nuova. Evidentemente, una si è staccata ed è stata sostituita. Direi che la più vecchia risale a non più di qualche mese fa. Sono di tipo identico, quindi ne deduco che la signora è tornata dallo stesso oculista per sostituire quella mancante.” [ARTHUR CONAN DOYLE (1905), “L'avventura degli occhialini d'oro”]
- “Perché non me ne ha parlato, Hopkins?” Il segno al quale si riferiva partiva dalla parte destra della serratura di metallo e si prolungava per circa quattro pollici, dove aveva graffiato la superficie verniciata. “L'avevo notato, signor Holmes, ma ci sono sempre dei graffi intorno a una serratura.” “Questo è recente - recentissimo. Vede come luccica il metallo nel punto in cui è stato graffiato? Un graffio vecchio avrebbe lo stesso colore sbiadito. Lo osservi con la mia lente. E poi la vernice, come il terreno dalle due parti del solco.” [ARTHUR CONAN DOYLE (1905), “L'avventura degli occhialini d'oro”]
L'AVVENTURA DEL GIOCATORE SCOMPARSO
- “Cosa ha combinato, Holmes?” chiesi. “Un trucco vecchio e stravecchio, ma a volte utile. Questa mattina sono entrato nel cortile del dottore e ho spruzzato il contenuto della siringa, che avevo riempito di anisetta, sulla ruota posteriore. Un segugio segue l'odore di anice fino in capo al mondo e il nostro amico Armstrong dovrebbe attraversare il Cam prima di far perdere le sue tracce.” [ARTHUR CONAN DOYLE (1905), “L'avventura del giocatore scomparso”]
L'AVVENTURA DI ABBEY GRANGE
- In realtà, il cavatappi 'non' è stato usato. La bottiglia è stata aperta con un cavatappi tascabile, probabilmente contenuto in un temperino, e lungo non più di un pollice e mezzo. Se osserva la sommità del turacciolo, vedrà che il cavatappi è stato infilato tre volte prima di riuscire a tirarlo fuori. E non è mai penetrato. Questo cavatappi così lungo sarebbe entrato e l'avrebbe tirato fuori con un unico strappo. Quando metterà le mani su quell'individuo, gli troverà addosso uno di quei temperini multiuso. [ARTHUR CONAN DOYLE (1905), “L'avventura di Abbey Grange”]
- “Ci è stato detto che a bere sono stati tre uomini. Le sembra verosimile?“ “Perché no? C'era stato del vino in ogni bicchiere” “Esatto, ma solo in uno di essi c'era la feccia […] Nella bottiglia ce n'era una gran quantità ed è inconcepibile che nei primi due bicchieri non ce ne fosse affatto e nel terzo invece ce ne fosse tanto. […] I bicchieri usati sono stati solo due e la feccia di entrambi è stata poi versata in un terzo bicchiere per dare la falsa impressione che gli uomini presenti fossero tre. In quel modo la feccia sarebbe nell'ultimo bicchiere, non le sembra? [ARTHUR CONAN DOYLE (1905), “L'avventura di Abbey Grange”]
- “Se lei tirasse con violenza un cordone da campanello, Watson, dove penserebbe che si lacerasse? Sicuramente nel punto in cui è attaccato al filo. Perché mai dovrebbe spezzarsi tre pollici più in basso, come è successo in questo caso?” “Perché in quel punto è logorato?” “Esattamente. Questa estremità come possiamo vedere è sfrangiata: E' stato tanto furbo da sfrangiarlo col coltello. Ma l'altra estremità non lo è. Da qui non si vede, ma da sopra la mensola del camino si nota che è tagliata di netto, senza la minima sfrangiatura. Può ricostruire la scena. L'uomo aveva bisogno di una corda. Non voleva strapparla per timore di far suonare il campanello e dare l'allarme. Cosa ha fatto, allora? È saltato sulla mensola, non è riuscito a raggiungere la giunzione fra cordone e filo, ha poggiato il ginocchio sulla mensola di legno - si vede l'impressione nella polvere - così ha potuto usare il coltello per tagliare il codone. La mia mano non ha potuto raggiungerlo per una distanza di almeno tre pollici - dal che deduca che era almeno tre pollici più alto di me. [ARTHUR CONAN DOYLE (1905), “L'avventura di Abbey Grange”]
L'AVVENTURA DELLA SECONDA MACCHIA
- È un grosso errore formulare ipotesi prima di conoscere i fatti. [ARTHUR CONAN DOYLE (1905), “L'avventura della seconda macchia”]
LA TRAGEDIA DI BIRLSTONE
- Holmes sedeva tutt'orecchi, con la stessa espressione di stupita e reverente ammirazione con cui un botanico sorveglia un bocciolo raro e prezioso. [ARTHUR CONAN DOYLE (1915) “La tragedia di Birlstone”]
L'AVVENTURA DI WISTERIA LODGE
- “Perché non è venuto subito?'” “Cosa vorrebbe dire?” Holmes guardò il suo orologio. “Sono le due e un quarto”, disse. “Il suo telegramma è stato spedito verso l'una. Ma basta vedere il suo abbigliamento, le sue condizioni, per capire che le sue inquietudini sono cominciate appena lei si è alzato.” Il nostro cliente si ravviò i capelli con la mano e si toccò il mento ispido. “Ha ragione signor Holmes. Non ho nemmeno pensato a far toletta.” [ARTHUR CONAN DOYLE (1917), “L'avventura di Wisteria Lodge”]
- “Andiamo andiamo, signore”, replicò Holmes ridendo. “Lei è come il mio amico, il dottor Watson, che ha la pessima abitudine di cominciare i suoi racconti dalla fine. Coordini le sue idee, la prego, e mi esponga esattamente, in ordine logico, quegli eventi che l'hanno spinta ad uscire spettinato e con la barba lunga, con le scarpe, il panciotto e la giacca abbottonati nel modo sbagliato, per cercare aiuto e consiglio. [ARTHUR CONAN DOYLE (1917), “L'avventura di Wisteria Lodge”]
- "Un biglietto davvero interessante", disse Holmes dandogli un'occhiata. [...] Il sigillo ovale è ovviamente un semplice gemello da polso - cos'altro ha una forma simile? E le forbici erano forbicine da unghie ricurve. Per brevi che siano i due tagli, può notare in entrambi la stessa leggera curvatura." [ARTHUR CONAN DOYLE (1917), “L'avventura di Wisteria Lodge”]
- E’ un errore enorme teorizzare a vuoto. Senza accorgersene, si comincia a deformare i fatti per adattarli alle teorie, anziché il viceversa. [ARTHUR CONAN DOYLE (1892), “Uno scandalo in Boemia”]
- “Questo, almeno, è presto detto”, osservò Holmes accendendo la sua piccola torcia tascabile. “Sì”. disse dopo un breve esame del terreno erboso, “scarpe del numero dodici, direi: se la statura era proporzionata al piede, doveva essere un gigante”. [ARTHUR CONAN DOYLE (1917), “L'avventura di Wisteria Lodge”]
L'AVVENTURA DELLA SCATOLA DI CARTONE
- Veniamo ora all'imballaggio. Carta marrone, con un inconfondibile profumo di caffè. Come, non l'ha notato? Credo che non ci siano dubbi. Indirizzo a stampatello, grafia piuttosto disordinata. “Signorina S: Cushing, Cross Street, Croydon”. La parola “Croydon” era stata pima scritta con la “i”, con inchiostro molto scadente. La parola “Croydon” era stata prima scritta con la “i” poi corretta in “y”. L'indirizzo sul pacco è stato quindi scritto da un uomo - lo stampatello è decisamente mascolino” - di scarsa cultura, che non conosce Croydon. [ARTHUR CONAN DOYLE (1917), “L'avventura della scatola di cartone”]
- “Naturalmente avrà notato” disse infine, “che le due orecchie non appartengono alla stessa persona.” “Sì, l'ho notato. Ma se si tratta dello scherzo di qualche studente di medicina, può aver preso due orecchie a caso dalla sala anatomica; non era necessario che appartenessero a un'unica persona.” “Appunto. Ma questo non è uno scherzo.” “Ne è sicuro?” “I presupposti sono tutti contrari. Nei cadaveri in sala anatomica si inietta un fluido conservante. Queste orecchie non ne recano traccia. E sono state tagliate da poco. Con uno strumento smussato, il che non sarebbe se a tagliarle fosse stato uno studente. E ancora, un futuro medico penserebbe all'acido fenico o alla formaldeide come conservante, certo non al sale grosso. Ripeto che qui non si tratta di uno scherzo; siamo alle prese con un grave delitto.” [ARTHUR CONAN DOYLE (1917), “L'avventura della scatola di cartone”]
- “Se non sbaglio, lei ha due sorelle.” “Come lo sa?” “Nell'istante stesso in cui sono entrato in questa stanza ho notato che tiene sul caminetto un ritratto di gruppo di tre signore, una delle quali è senza dubbio lei. Mentre le altre le somigliano talmente tanto che non ci si può sbagliare sulla parentela.” “Sì ha ragione. Sono proprio le mie sorelle, Sarah e Mary.” [ARTHUR CONAN DOYLE (1917), “L'avventura della scatola di cartone”]
- “E il colpevole? Holmes scribacchiò poche parole su uno dei suoi biglietti da visita che porse a Lestrade. “Questo è il nome”, disse. “Lei non potrà effettuare un arresto prima di domani sera. Preferirei che non facesse il mio nome in collegamento con questo caso dal momento che preferisco essere associato a quei delitti che presentino una certa difficoltà di soluzione. [ARTHUR CONAN DOYLE (1917), “L'avventura della scatola di cartone”]
- Abbiamo affrontato questo caso con la mente assolutamente sgombra da qualsiasi preconcetto, il che è sempre un vantaggio. Non avevamo elaborato alcuna teoria. Eravamo lì unicamente per osservare e trarre delle deduzioni da ciò che osservavamo. [ARTHUR CONAN DOYLE (1917), “L'avventura della scatola di cartone”]
L'AVVENTURA DEL CERCHIO ROSSO
- “Naturalmente, i fiammiferi sono serviti a d accendere le sigarette. Questo è evidente, visto che solo la capocchia è bruciata. Per accendere una pipa o un sigaro, il fiammifero si consuma fino a metà. Ma un momento! Questo mozzicone di sigaretta è davvero straordinario. Lei dice che questo signore aveva barba e baffi?” “Si signore.” “E allora non capisco. Direi che può averla fumata solo un uomo sbarbato. Diamine, Watson, perfino i suoi baffetti sarebbero rimasti strinati.” “Un bocchino?”, suggerii. “No, no; l’estremità è opacizzata dalla saliva.” [ARTHUR CONAN DOYLE (1917), “L'avventura del Cerchio Rosso”]
LA SCOMPARSA DI LADY FRANCES CARFAX
- Cominciamo dall’ultimo - la carrozza. Noterà che ha delle macchie sulla manica e sulla spalla sinistra della giacca. Se fosse stato seduto al centro del sedile probabilmente non si sarebbe inzaccherato o, comunque, le macchie sarebbero state simmetriche. È chiaro, dunque, che lei sedeva di lato. Quindi, è ugualmente chiaro che con lei c’era qualcuno. [ARTHUR CONAN DOYLE (1917), “La scomparsa di Lady Frances Carfax”]
L’AVVENTURA DEL PIEDE DEL DIAVOLO
- “Parlo io o parla lei?”, chiese il vicario. “Be’, dal momento che è stato lei a fare la scoperta, di qualsiasi cosa si tratti, e ne ha informato poi il signor vicario, sarà meglio che parli lei”, disse Holmes. Diedi un’occhiata al religioso, che appariva essersi vestito in fretta e furia, e al suo inquilino, abbigliato invece di tutto punto, al suo fianco e sorrisi fra me e me alla sorpresa che si dipinse sul loro volto per la semplice deduzione di Holmes. [ARTHUR CONAN DOYLE (1917), “L’avventura del piede del diavolo”]
L’AVVENTURA DEL SOLDATO SBIANCATO
- “Dal Sud Africa, vedo.” ”Sì signore”, rispose un po’ sorpreso. “Guardie Imperiali a cavallo, direi.” “Esattamente.” “Reggimento del Middlesex, senza dubbio.” “Proprio così, signor Holmes. Lei è un mago.” Sorrisi alla sua aria sbalordita. “Quando entra un signore dall’aspetto virile, con un’abbronzatura che nessun sole inglese potrebbe mai dargli, e col fazzoletto nella manica anziché in tasca, non è difficile inquadrarlo. Lei ha la barba corta, il che dimostra che non faceva parte dell’esercito regolare. Ha il tipo del cavallerizzo. In quanto al Middlesex, il suo biglietto da visita mi ha già detto che lei è un agente di cambio di Throgmorton Street. In quale altro reggimento si sarebbe arruolato?’”. [ARTHUR CONAN DOYLE (1926), “L’avventura del soldato sbiancato”]
L’AVVENTURA DEI THREE GOBLES
- “Supponiamo che io le dica che era Barney Stockdale quello con cui stava parlando?”, disse Holmes. “E allora, se lo sa perché me lo chiede?” “Non ne ero sicuro, ma adesso lo sono”. [ARTHUR CONAN DOYLE (1926), “L’avventura dei Three Gobles”]