[dal giornalino “Capafresca” (1999-2011)]
ACQUAVITE - Termine usato per indicare i distillati ad alta gradazione alcolica (dai 40 ai 70 gradi alcolici) ottenuti dalla fermentazione di vino (Cognac), di vinaccia (Grappa), di orzo (Whisky) di ginepro (Gin), di melassa di canna da zucchero (Rum), di ciliegie (Kirsch), di mele (Calvados), di prugne (Slivovitz). Deriva dal latino Aqua Vitae. [GRAHAM & SUE EDWARDS (1988), “Drink”, Ed. Pan]
ACQUAVITE D’UVA - Da non confondere con la grappa sono le cosiddette “acquaviti d’uva”, distillati ricavati non dalla buccia ma direttamente dal succo d’uva spremuto fresco. [LUCIANO IMBRIANI (1995), “E’ l’ora del cocktail”, Ed. De Agostini]
ALBÈDO [dal latino albedo 'bianchezza', derivato da albu(m) 'bianco'] (s. f. inv.) Parte interna biancastra della buccia degli agrumi. [dallo ZINGARELLI]
ALCHIMISTI - Gli alchimisti medioevali consigliavano alle spose, trascurate dai rispettivi mariti, i “filtri d’amore” che si ottenevano mescolando vino, acquavite, erbe, sangue d’agnello e altri ingredienti curiosi. [LUCIANO IMBRIANI (1986), “Cocktails al vino, spumante e champagne”, Ed. De Vecchi ]
ANALCOLICI - Un eccellente aperitivo naturale è costituito da un bicchiere di succo di pompelmo fresco non zuccherato, e il miglior digestivo è rappresentato da un bicchiere di succo di ananas al naturale. [VITTORIO MENASSE’ (1988), “I cocktail analcolici”, Ed. De Vecchi]
ANESTESIA - Un buon cocktail dovrebbe essere tanto freddo da provocare un lieve e piacevolissimo effetto anestetico. [TIM BROWN (1983), “Agita & Eccita. I cocktails d’atmosfera”, Ed. Capriccio]
APERITIVI - Rilassano i nervi, tranquillizzano la mente e di solito sciolgono la lingua al punto giusto per la stimolante conversazione che continuerà durante la cena. [THOMAS COWAN (1992), "Guida internazionale alla varietà dei cocktail", Ed. Ulisse]
ALCOOL - Fu il medico e filosofo Paracelso che gli diede il nome di alcool (…) La parola alcool viene dall’arabo al kohl, che significa “galena”, ovvero una polvere finissima che le donne del vicino Medio Oriente usavano per il loro trucco. ‘Al Kohl’ stava quindi a indicare “la polvere più fina che sia possibile produrre”. Come conseguenza si impossessarono della parola gli alchimisti, come sinonimo di “quanto vi è di più fine”, ecco come “al Kohl” passò ad indicare anche quanto vi è di più fine nel vino, cioè la parte volatile di esso, allora chiamata ancora ‘aqua vitae’ o ‘aqua arde’, ossia acquavite o acqua che brucia. [GIULIANA BONOMO (1979), “Bevande, vini e cocktails”, Ed. Curcio]
ANGOSTURA - Sarebbe difficile fare il conto di tutti i cocktails che si avvalgono del sapore aromatico dell’ ”ANGOSTURA BITTER”. In verità, la ricetta del dr. J.G.B. Siegert risale agli anni in cui il grande Simone Bolivar combatteva la sua dura battaglia per la liberazione. Il medico tedesco avvalendosi di una combinazione di genziana ed erbe innocue, provenienti dalle foreste della foce dell’Orinoco, in Venezuela, creò una miscela utile ad alleviare le sofferenze dei soldati del generale. La città caposaldo delle forze di liberazione era allora ancora Angostura, che pochi anni dopo prese il nome dell’eroe sudamericano, Ciudad Bolivar. Oggi questa bottiglietta che ancora gira il mondo con la veste messagli dal dr. Siegert (incarto bianco con scritte rievocative e dicitura Angostura Bitter o Angostura Mistura) viene prodotta a Port of Spain (Trinidad) dai suoi stessi discendenti. [P. SIMONE & M. COLACCHI (1989), “I grandi cocktails”, Ed. Melita]
ARANCIA - (...) si usano le scorze d’arancia, meglio conosciuti con il nome commerciale (Cointreau, Gran Marnier) o con il nome generico di Curacao. [JACQUES SALLE’ (1987), “Dizionario dei cocktails”, Ed. Gremese]
ARMONIA - Il cocktail è perfetto quando, bevendolo, non si riesce a riconoscerne gli ingredienti, infatti, se il sapore di uno di questi prevale sugli altri, vuol dire che le proporzioni non sono buone. [ROCCO DI FRANCO (1988), "Cocktails e longdirnks", Ed. Napoleone]
ASSENZIO - Liquore ricavato da una pianta delle Composite, che causa danni al sistema nervoso centrale. Ritenuto responsabile di estasi, follia, passione incontrollata e morte, fu chiamato “musa in bottiglia”, fu creduto un filtro d’amore e fonte d’ispirazione per artisti come Hemingway, Picasso e Degas. Questo liquore troppo potente oggi è illegale quasi ovunque ed è stato sostituito dal Pernod e dai liquori all’anice e alla liquirizia che si mescolano bene nei drink che un tempo avrebbero richiesto l’uso dell’assenzio con i suoi effetti disastrosi. [THOMAS COWAN (1992), “Guida internazionale alle varietà dei Cocktail”, Ed. Ulisse]
AURUM - Questo liquore abruzzese si ottiene con acquavite di vini pregiati e infuso di arance, dopo opportuno invecchiamento in fusti di legno pregiato. Fu il poeta Gabriele d’Annunzio a dargli il nome. [SELOW DISHT - LUCIANO IMBRIANI (1986), "Il grande libro dei Cocktails", Ed. De Vecchi]
BAR - E’ un termine che si usa ormai in tutto il mondo, ma forse non tutti sanno che deriva dall’inglese “barrier”, cioè sbarra. All’epoca dei primi coloni dell’America del Sud, l’angolo riservato allo spaccio degli alcolici, nelle bettole, era diviso dal resto del locale con una sbarra ben solida che arrivava fino all’altezza del petto. “Bar” ha quindi preso il significato sia dell’angolo in cui si servono e si bevono i liquori, sia del locale stesso. [GIULIANA BONOMO (1979), “Bevande, vini e cocktails”, Ed. Curcio]
BELLINI - Ha come scenario l’Harry’s Bar di Venezia e Giuseppe Cipriani. Correva l’anno 1948, a Palazzo Ducale si inaugurava una grande mostra in onore del pittore Giovanni Bellini soprannominato Giambellino. Il maestro Cipriani decise di onorarne la memoria e il genio dedicandogli un cocktail destinato poi a fare il giro del mondo. Forse ispirato dai colori del Gianbellino, Giuseppe scelse il succo di pesca fresca, cui aggiunse Champagne o spumante. [LUCIANO DEL SETTE - MARCO SABELLICO (1994), “Cocktail”]
BENEDICTINE - Furono i monaci benedettini del convento di Fecamp, sulla costa francese della Manica, a dare il nome a questo liquore, creato nel 1519 da fra’ Bernardo Vincelli. E’ prodotto (…) con ben 27 ingredienti, fra erbe e spezie. [GIULIANA BONOMO (1979 ), "Bevande, vini e cocktails", Ed. Curcio]
BETWEEN THE SHEETS - Di origine londinese, questa bevanda a base di Brandy e Rhum (due prodotti che insieme armonizzano poco) fu creata nel 1921 da un certo Mr. Polly, direttore d’albergo il quale invitava l’ospite a bere il drink della “staffa” prima che si ritirasse per andare a dormire “tra le lenzuola” (in inglese: between the sheets) [GINO MARCIALIS (1990), "365 Cocktails", Ed. Sonzogno]
BEVANDA - Qualsiasi preparato liquido con funzione dissetante || BIBITA - Bevanda artificiale dissetante [GRAHAM EDWARDS - SUE EDWARDS (1988), “Drink. Vini, liquori, cocktail e bevande di tutto il mondo”, Ed. Pan]
BEVANDE CALDE - Le bevande calde sono all’origine dei cocktails di oggi. Fino alla metà del XX secolo, era sempre stato più facile riscaldare una miscela di bevande in una fredda serata invernale che raffreddarne una per una calda giornata estiva. Il diffondersi dei frigoriferi elettrici risale solo al dopoguerra. Il ghiaccio era una merce rara. [JACQUES SALLE’ (1987), "Dizionario dei cocktails", Ed. Gremese]
BICCHIERE - Regola importante è quella di servirsi di bicchieri con gambo per i cocktails che non contengono ghiaccio (resteranno freschi più a lungo), per gli altri servirsi del tumbler, cilindrico basso e senza gambo, cioè il classico “Old fashioned”, e del tumbler alto l’ “Highball”, con o senza un corto gambo, che si usa per le miscele più allungate. [ROCCO DI FRANCO (1988), “Cocktails e longdrinks”, Ed. Napoleone]
BICCHIERE DA MARTINI - Design classico: un triangolo e un cerchio. Minimalista e ingannevolmente capace. Barnaby Conrad III scrive: ”Ha l’equilibrio di una ballerina sulle punte e il suo contenuto va bevuto con cautela.“. Adatto per quasi tutti i drink miscelati serviti lisci, ovvero senza ghiaccio. La coppetta da cocktail è parente del bicchiere da Martini, ma la coppa è arrotondata anziché triangolare. [BARRY SHELBY (1998), "Cocktails", Ed. Leonardo]
BICCHIERE DELLA STAFFA - Ultimo bicchiere che si beve prima di congedarsi da qualcuno. Il nome deriva dall’antica usanza di berlo quando già si aveva il piede nella staffa del cavallo prima di partire. [GRAHAM EDWARDS - SUE EDWARDS (1988), “Drink. Vini, liquori, cocktail e bevande di tutto il mondo”, Ed. Pan]
BOLLICINE - Lo champagne è estremamente effervescente. Il primo bicchiere versato da una bottiglia appena aperta può finire tutto in bollicine. Alcune persone rifiutano addirittura il primo bicchiere per paura di essere ingannate. Poiché, quando le bollicine svaniscono, il bicchiere potrebbe esser pieno sì e non per un quarto. Ecco un modo semplice per evitare l’inconveniente. Versate solo un goccino nel primo bicchiere, fate calmare le bollicine e poi continuate a versare lentamente. [THOMAS COWAN (1992), “Guida internazionale alle varietà dei Cocktail”, Ed. Ulisse]
BOUQUET - Aroma. Insieme delle sensazioni olfattive di un vino. Nel bicchiere adatto si concentrano nella parte superiore dello stesso (orlo) permettendo al degustatore di riconoscere l’aroma dell’uva, il terreno in cui è stata coltivata, l’invecchiamento e il tipo di vino. [GRAHAM EDWARDS - SUE EDWARDS (1988), “Drink. Vini, liquori, cocktail e bevande di tutto il mondo”, Ed. Pan]
BORDO DEL BICCHIERE - Inumidire il bordo di un bicchiere con dell’acqua, succo di limone o sciroppo (lo sciroppo di granatina dà una bella tonalità rossa), poi passarlo in una terrina piena di zucchero in polvere in modo che i cristalli restino attaccati al bordo. [JACQUES SALLE’ (1987), “Dizionario dei cocktails”, Ed. Gremese]
BRINDISI - Il brindisi è entrato nella nostra lingua dal dire spagnolo ‘brindis’, che a sua volta deriva dalla formula tedesca “bring dir’s” e significa: lo porto a te (il calice); si trattava di un messaggio trasmesso dai Lanzichenecchi alle milizie spagnole. [LUCIANO IMBRIANI (1986), “Cocktails al vino, spumante e champagne”, Ed. De Vecchi]
CAFFE’ - Kaffa. Regione dell’Etiopia in cui ebbe probabilmente origine il caffè e da cui la bevanda ha preso il nome. Si trova anche con la grafia Caffa. [GRAHAM EDWARDS - SUE EDWARDS (1988), “Drink. Vini, liquori, cocktail e bevande di tutto il mondo”, Ed. Pan]
CAFFE’ AMERICANO - Si prepara aggiungendo al caffè un goccio di Bourbon whiskey. || CAFFE’ CARAIBI - Si prepara aggiungendo al caffè un goccio di Rum bianco. E’ noto anche come Cafè Caribbean. || CAFFE’ FRANCESE - Si prepara aggiungendo al caffè un goccio di Cognac. E’ noto anche come Cafè Royale. || CAFFE’ INGLESE - Si prepara aggiungendo al caffè un goccio di Gin. || CAFFE’ IRLANDESE - Si prepara aggiungendo al caffè un goccio di Irish whiskey. E’ noto anche come Caffè Gaelico. || CAFFE’ ITALIANO - Si prepara aggiungendo al caffè un goccio di Strega. || CAFFE’ JAMAICA - Si prepara aggiungendo al caffè un goccio di Rum Jamaica (scuro). || CAFFE’ MESSICANO - Si prepara aggiungendo al caffè un goccio di Tequila. || CAFFE’ RUSSO - Si prepara aggiungendo al caffè un goccio di Vodka. E’ noto anche come Cafè Russe. || CAFFE’ SCOZZESE - Si prepara aggiungendo al caffè un goccio di Scotch whisky. || CAFFE’ TEDESCO - Si prepara aggiungendo al caffè un goccio di Kirsh. [GRAHAM EDWARDS - SUE EDWARDS (1988), “Drink. Vini, liquori, cocktail e bevande di tutto il mondo”, Ed. Pan]
CALMA - Quando si vuole proporre un cocktail non bisogna mai avere eccessiva premura. Questo è un rito che va eseguito con calma, anzi con studiata lentezza. Si può correre il rischio di versare del liquido fuori dai bicchieri, oppure urtarli e farli cadere, con le conseguenze facilmente immaginabili. [LUCIANO IMBRIANI (1987), “Tutto sui cocktails”, Ed. De Vecchi]
CAPPUCCINO - Bevanda preparata con caffé espresso e latte caldo schiumoso. Volendo vi si può aggiungere cacao in polvere o cannella. [GRAHAM EDWARDS - SUE EDWARDS (1988), “Drink. Vini, liquori, cocktail e bevande di tutto il mondo”, Ed. Pan]
CATENA - Poche gocce, addirittura le scorzette di una arancia guasta o anche solo cattiva, rovinerebbero il migliore dei gins e i migliori dei vermouths. Si può proprio dire di un drink, come di una catena: non è più forte del suo anello più debole. [LUIGI VERONELLI (1963), “I cocktails”]
CHAMPAGNE - La corrette regole di servire lo champagne impongono di abolire la coppa, così diffusa un tempo (ora meno). Essa, oltre a favorire la dispersione della schiuma, favorisce la dispersione del bouquet. (…) La “flute” o bicchiere “ad angelo” è, con la sua forma stretta ed allungata, il bicchiere adatto per lo champagne. Trattiene il bouquet e facilita il corretto movimento ascensionale delle bollicine. [LUCIANO IMBRIANI(1987), "Tutto sui cocktails", Ed. De Vecchi]
CHARTREUSE (CERTOSA) - La chartreuse è un liquore d’erbe francese di color verde o giallo che ha una storia avventurosa. La ricetta sarebbe stata scoperta da un oscuro alchimista e avrebbe acquistato fama di elisir di vita. La formula capitò poi nelle mani del Maresciallo di Estrees, condottiero vissuto al tempo di Federico il Grande di Prussia il quale la passò ai monaci della Grande Chartreuse, il famoso monastero nei pressi di Grenoble (…) La ricetta della chartreuse si conobbe verso la metà del XVIII secolo: e’ composta di ben 130 ingredienti tra erbe ed estratti diversi. Ne elencheremo alcuni (non tutti!): radice di angelica, arance, amare, corteccia di china, melissa, zenzero, pepe, limoni, erba di Giava, cannella, chiodi di garofano, semi di sedano, pimento, macis, noce moscata. [GIULIANA BONOMO (1979), “Bevande, vini e cocktails“, Ed. Curcio]
CILIEGINE AL MARASCHINO - Ciliegine di colore rosso acceso, colorate artificialmente, conservate nel Maraschino e usate nella preparazione dei cocktail. [GRAHAM EDWARDS - SUE EDWARDS (1988), “Drink. Vini, liquori, cocktail e bevande di tutto il mondo”, Ed. Pan]
CIN CIN - Cin cin o cincin deriva sia dalla formula onomatopeica del toccare i bicchieri e del relativo allegro suono, sia dal cinese ‘ching-ching’, formula di invito e augurio preceduta dai tradizionali inchini orientali. [LUCIANO IMBRIANI (1986), "Cocktails al vino, spumante e champagne", Ed. De Vecchi]
COCKTAIL ALLO SPUMANTE - Abbiamo già conosciuto le famose creature dell’ Harry’s Bar di Venezia (‘Bellini, Buck’s Fizz’ ovvero Mimosa), 40 gr. Di frutta (succo di arancia o di pesca) con aggiunta di spumante o champagne. Ponendo come base i 40 gr. di succo centrifugato o spremuto di quella frutta che la natura, a seconda della stagone, ci regala, potremo avere tanti aperitivi diversi. Come il “Puccini” con il succo di mandarino, il “Rossini” con quello di fragola, il “Tiziano” con il succo di uva fragola. [P. SIMONE & M. COLACCHI (1989), “I grandi cocktails”, Ed. Melita]
COCKTAIL PARTY - Trattenimento più o meno elegante, offerto nel tardo pomeriggio, nel corso del quale si servono cocktail aperitivi, tartine e stuzzichini per stimolare l’appetito. [GRAHAM & SUE EDWARDS (1988), “Drink”, Ed. Pan]
CODICE DI HAMMURABI - Codice fatto redigere nel 2100 a. C. dal re babilonese Hammurabi. Rappresenta il più antico testo contenente norme relative alla produzione di vino e al consumo di bevande. Stabiliva metodi di vinificazione e sanzioni restrittive della libertà individuale per chi avesse permesso il verificarsi di risse nei propri locali in seguito ad abuso di alcolici. [GRAHAM EDWARDS - SUE EDWARDS (1988), “Drink. Vini, liquori, cocktail e bevande di tutto il mondo”, Ed. Pan]
COGNAC - Tutti i cognac sono brandy, ma non tutti i brandy sono cognac. [VECCHIO DETTO]
COINTREAU - Lo dobbiamo ai fratelli Edouard e Adolphe Cointreau che lo crearono in Francia nel 1849. la loro formula prevede al doppia distillazione di alcol nel quale siano state messe a macerare le scorze d’arancia. [ROCCO DI FRANCO (1988), "Cocktails e longdrinks", Ed. Napoleone]
COLA - Bibita analcolica, gassata, di colore rosso-bruno prodotta con una miscela di essenze e aromi tuttora segreta. Le marche sono Coca Cola e Pepsi Cola. [GRAHAM EDWARDS - SUE EDWARDS (1988), “Drink. Vini, liquori, cocktail e bevande di tutto il mondo”, Ed. Pan]
CREMA - Designa tutti quei liquori che hanno più di 400 g di zucchero per litro. Questa denominazione non deve esser confusa con la crema usata in alcuni liquori (liquori alla crema o Cream Lequeurs). [JACQUES SALLE’ (1987), “Dizionario dei cocktails”, Ed. Gremese]
CRONOLOGIA - Il battesimo della parola “cocktail” sulla carta stampata si attribuisce al periodico americano “The Bilance” (13 maggio 1806) (…) Apertura del primo cocktail bar alla Gore House, nei pressi di Hyde Park a Londra (1° maggio 1831) (…) Jerry THOMAS pubblica il primo libro sui cocktail, ‘The Bar-tender’s Guide” (1862) (…) Lo scrittore inglese Alec Waugh lancia il “primo” cocktail-party. [da: BARRY SHELBY (1998), "Cocktails", Ed. Leonardo]
CRUSTA - Drink che si serve nel bicchiere con l’orlo sfregato con scorza d’arancia o di limone e poi passato nello zucchero a velo. [GRAHAM EDWARDS - SUE EDWARDS (1988), “Drink. Vini, liquori, cocktail e bevande di tutto il mondo”, Ed. Pan]
CURACAO - Isola caraibica, produttrice di piccole arance amare la cui scorza è usata nella preparazione di liquori all’arancia. Il Curacao blu è colorato con il blu di metilene. [JACQUES JACQUES SALLE’ (1987), “Dizionario dei cocktails”, Ed. Gremese]
DEGUSTAZIONE - La degustazione dei liquidi si effettua, in linea di massima, in tre tempi. Il primo tempo con l’esame visivo, che permette di giudicare tramite la trasparenza, il colore, le sfumature, la limpidezza e i precipitati. Questa prima fase potrebbe essere chiamata fase contemplativa. Il secondo tempo riguarda l’esame olfattivo e prende in considerazione l’aroma e i vari odori. Dopo avere versato il prodotto in un recipiente, l’assaggiatore lo scalda con le mani e gli imprime un movimento rotatorio, destinato a stenderlo sulla parete interna del bicchiere, onde favorire la sua evaporazione; quindi egli aspira gli odori emanati e ottiene così una prima impressione generale. Continua ad aspirare a più riprese, per dettagliare, analizzare, dissociare e identificare gli elementi costituenti il suo profumo. Il terzo tempo riguarda l’unione del giudizio gustativo e di quello olfattivo. L’assaggiatore prende in bocca una piccola quantità di liquido, effettua movimenti di masticazione, e gonfia e sgonfia le guance per far sì che il liquido sia in contatto con il velo pendulo del palato e con le gengive. Tutti questi movimenti variano a seconda dell’assaggiatore e sono anche più o meno eleganti. E’ allora che le percezioni sensoriali del gusto e dell’odorato vengono interpretate e sommate le une alle altre. L’assaggiatore può in quel momento giungere a una conclusione. [SELOW DISHT - LUCIANO IMBRIANI (1986), “Il grande libro dei cocktail”, Ed. De Vecchi]
DIMENSIONI E NOMI DELLE BOTTIGLIE DI CHAMPAGNE - Quart (non corrisponde al quarto italiano, ma a 20 centilitri) || Demie (mezza) || Medium (60 centilitri) || Bouteille (intera, pari a 80 centilitri) || Magnum (2 bottiglie) || Jeroboam (4 bottiglie) || Rehobaoam (6 bottiglie) || Mathusalem (8 bottiglie) || Salmanazar (12 bottiglie) || Balthazar (16 bottiglie) || Nabuchodonosor (20 bottiglie) [LUCIANO IMBRIANI (1987), “Tutto sui cocktails”, Ed. De Vecchi]
DITO - Termine usato per indicare una quantità minima di liquore. Es. “un dito di vino” indica la quantità compresa nella larghezza di un dito partendo dal fondo di un bicchiere. [GRAHAM EDWARDS - SUE EDWARDS (1988), “Drink. Vini, liquori, cocktail e bevande di tutto il mondo”, Ed. Pan]
DOM PERIGNON - “Champagne” deriva da champagne, cioè da campagna, intesa come terra contadina. Precisamente è una regione francese formata da una striscia di terra lunga circa 120 chilometri e larga non più di tre chilometri. Comprende la montagna di Reims, la valle della Marne, la costa Blancs e le zone dell’Aube e dell’Aisne. (…) Entra in scena il monaco Dom Perignon, enologo esperto, chiamato nell’abazia di Hautvillers proprio per occuparsi della produzione dei nuovi vini bianchi. Egli ebbe il grande merito di produrre miscele di uva di grande pregio, cioè di creare dei cuvees, e poi di introdurre l’utilizzo dei tappi sughero, senza i quali il vino imbottigliato non avrebbe mai potuto conservare la sua effervescenza. Nacque così lo champagne che, grazie anche al suo costo limitato, poiché prodotto dai monaci, divenne richiestissimo nella capitale e, dopo la morte del religioso avvenuta nel 1715, in tutta la Francia. Ma è nell’Ottocento, nella Belle Epoque, che il vino della gioia e dell’allegria conobbe il suo trionfo, e da allora non consce inflessioni. [EMILIO MONTARFANO E ALTRI (1984), “Il grande libro dei cocktails”, Ed. Mariotti]
ESCLUSIVA - La Cee ha riconosciuto come “esclusiva italiana” la grappa. In nessun altro Paese della Comunità può essere adoperato questo nome per designare un prodotto simile. [LUCIANO IMBRIANI (1990), “Cocktails!”, Ed. Acantus]
FERMENTAZIONE - Così viene chiamato per tradizione il processo naturale che ha luogo durante la lavorazione del tè, anche se si tratta in realtà di ossidazione. Soltanto il tè nero è lasciato fermentare; il tè cinese Oolong è semifermentato, il tè verde non è fermentato. [RONALD GOOK (1990), “Le più belle ricette con il tè”, Ed. Giunti]
FILTRI D’AMORE - Una giovane dagli occhi azzurri e dalle trecce bionde la sera di un indimenticabile agosto, riuscì a propinarmi - a mia insaputa, non ero cosciente - uno Champagne Julep; mi ridusse in condizioni tali di incantamento, da trascinarmi all’altare di lì a pochi mesi. Proprio nei juleps, non ho dubbio, debbono riconoscersi i “filtri” del nostro secolo. [LUIGI VERONELLI (1963), “I cocktails”, Ed. Rizzoli]
FLOAT - Riempite semplicemente un bicchiere da liquore per tre quarti con il liquore preferito dal vostro ospite e poi versatevi sopra della panna, che galleggerà. [THOMAS COWAN (1992), “Guida internazionale alle varietà dei Cocktail”, Ed. Ulisse]
FLUTE - Flute o calice da champagne. Foriero di immagini eleganti con la sua forma slanciata è il bicchiere più adatto ad accogliere le miscele a base di spumante e champagne. Grazie alla forma a “flauto” (è la traduzione letterale dal francese) permette alla bollicine prodotte dalla naturale fermentazione del vino di sprigionarsi lentamente, salendo alla superficie in lunghissime e persistenti colonnine. Per queste ricette però, quando sono previsti nella miscela anche pezzi di frutta, è bene utilizzare la tradizionale coppa. [P. SIMONE & M. COLACCHI (1989), “I grandi cocktails”, Ed. Melita]
FOYER - Locale annesso alle grandi sale cinematografiche o teatrali in cui gli spettatori possono intrattenersi durante l’intervallo dello spettacolo per conversare e consumare qualche bevanda. [GRAHAM EDWARDS - SUE EDWARDS (1988), “Drink. Vini, liquori, cocktail e bevande di tutto il mondo”, Ed. Pan]
FRAGRANTE - Dicesi di vino che sprigiona un gradevole profumo naturale. [GRAHAM EDWARDS - SUE EDWARDS (1988), “Drink. Vini, liquori, cocktail e bevande di tutto il mondo”, Ed. Pan]
FRESCO - Si dice di un liquido freddo, ma non ghiacciato. [JACQUES SALLE’ (1987), “Dizionario dei cocktails”, Ed. Gremese]
FRAPPE’ E FRULLATO - Entrambe vengono preparate nel frullatore. Il ‘frappè’, a differenza del frullato, è a base di ingredienti liquidi (latte, sciroppi alla frutta, sciroppo di zucchero e ghiaccio tritato) e volendo vi si può aggiungere una piccola quantità di liquore. Il frullato è composto da pezzi di frutta fresca, latte o panna, sciroppo di zucchero, ghiaccio tritato e, molto raramente, un ingrediente alcolico. [FRANCESCA MASSA (1999), “Il libro dei cocktails!”, Ed. L.A.R.]
FRESCHEZZA - Non ammetto eccezioni: tutti i succhi di frutta, anche di ananasso, tutti gli sciroppi di zucchero, dovete prepararveli da voi; perché quelli in conserva, (…) darebbero a qualsiasi drink lo stile e il gusto di un medicinale. Non avete ananassi a disposizione? E’ semplice, amici miei, rinunciate al fix o a che altro volevate preparare. I drinks vogliono ingredienti freschi e non stantii (sì, lo sono gli alcolici che anche in bottiglia, vivono). Già che siamo in argomento: i drinks, freschi vanno anche bevuti. Sono creature fantastiche ed estemporanee, vivono lo spazio di un minuto, poi si ammollano, intristiscono, muoiono. [LUIGI VERONELLI (1963), "I cocktails", Ed. Rizzoli]
GALLIANO - La ricetta segreta del toscano Arturo Vaccari, risale al lontano dicembre 1895. L’8 dicembre di quell’anno, infatti, rifulse l’eroismo del maggiore Giuseppe Galliano a Makallè in Etiopia e in suo onore fu battezzato il dorato liquore italiano aromatizzato con erbe e un po’ di vaniglia, composto da più di 80 ingredienti, e che rapidamente si diffuse nel mondo intero e soprattutto negli Stati Uniti. [ROCCO DI FRANCO (1988), "Cocktails e longdirnks", Ed. Napoleone]
GEMME GUSTATIVE - Corpuscoli situati nelle papille della bocca, che permettono di percepire il gusto. [GRAHAM EDWARDS - SUE EDWARDS (1988), “Drink. Vini, liquori, cocktail e bevande di tutto il mondo”, Ed. Pan]
GENEROSO - Dicesi di vino che supera i 14 gradi alcolici e che dà all’assaggiatore un senso fortificante di benessere. [GRAHAM EDWARDS - SUE EDWARDS (1988), “Drink. Vini, liquori, cocktail e bevande di tutto il mondo”, Ed. Pan]
GHIACCIO - Mescolando e shakerando avete raggiunto un duplice obiettivo: mescolare gli ingredienti e raffreddare il drink. [THOMAS COWAN (1992), “Guida internazionale alle varietà dei Cocktail”, Ed. Ulisse]
GIN - Ancora un delizioso distillato per il quale dobbiamo ringraziare la medicina: fu il prof. Franciscus de la Boe dell’Università di Leiden, Olanda, che circa nel 1600, nel tentativo di preparare un medicamento terapeutico, distillò dell’alcol insieme ad alcune bacche di ginepro. Il distillato divenne la bevanda dei Paesi Bassi e poi, preda bellica del conflitto armato tra Paesi Bassi e Inghilterra, passò agli inglesi che lo diffusero nel resto del mondo. [ROCCO DI FRANCO (1988), “Cocktails e longdrinks”, Ed. Napoleone]
GRADO ALCOLICO - Percentuale (in volume) di alcool etilico presente in una bevanda. (100% = alcool puro). [GRAHAM EDWARDS - SUE EDWARDS (1988), “Drink. Vini, liquori, cocktail e bevande di tutto il mondo”, Ed. Pan]
GRANITA DI LIQUORE - Una granita di liquore si prepara versando quest’ultimo sul ghiaccio tritato in un tumbler basso con una fettina di scorza di limone. [THOMAS COWAN (1992), “Guida internazionale alle varietà dei Cocktail”, Ed. Ulisse]
GRAPPA - Si tratta di un prodotto italianissimo. E siamo solo noi che la sappiamo fare bene, anche se all’estero qualcuno ha tentato di imitarla. (…) il nome Grappa deriva da ‘graspa’ o ‘graspia’ perché si fa distillando le graspe, cioè le pure vinacce. (…) le vinacce sono i residui dei grappoli d’uva dopo la pigiatura. (…) Le buona grappa deriva esclusivamente dalla distillazione di vinacce non troppo sfruttate (spremitura morbida) senza altre alchimie. (…) E’ il nostro distillato più originale e i continui miglioramenti produttivi ne hanno sempre più allargato la fama. (…) Grosso modo la grappa può essere suddivisa in due tipi: quello piemontese, più dolce e pastoso, e il tipo che viene dall’Est o dal Nord-Est (Veneto, Trentino, Friuli) un po’ più aspro e vigoroso. [LUCIANO IMBRIANI (1987), "Tutto sui cocktails", Ed. De Vecchi]
GROG - L’origine del Grog risale al 1720 circa. L’artefice fu l’ammiraglio Edward Vernon, famoso per aver conquistato Panama e Portobello. Il suo equipaggio lo aveva soprannominato ‘grog’ per via del suo abbigliamento in tessuto di gros-grain. Tornando da un viaggio ai Carabi, l’ammiraglio venne informato dal primo ufficiale che l’acqua potabile stava imputridendo: ciò avrebbe significato malattie e forse la morte. Egli, allora, ordinò che la notizia non trapelasse e di far bollire l’acqua nel più breve tempo; mescolò all’acqua in parti uguali dell’ottimo Rum; poi, per renderlo meno sgradevole, aggiunse della canna da zucchero. La miscela era talmente buona che l’equipaggio la soprannominò col medesimo nomignolo dell’ammiraglio. Col passare degli anni la bevanda venne modificata con altri ingredienti (aggiunta di spezie, burro, limone) e usando altri distillati (Cognac, Whisky, ecc.) [GINO MARCIALIS (1979), "Cocktails", Ed. Mondadori - Ed. Orsa Maggiore]
HARRY’S BAR - Negli anni ’30, Cipriani rilevò i locali di una corderia con 5mila lire avute in prestito da un ricco americano di nome Harry. Al quale, in segno di riconoscenza, venne dedicato il bar. PS: Giuseppe restituì ad Henry le 5mila lire. [LUCIANO DEL SETTE - MARCO SABELLICO (1994), "Cocktail", Ed. Gambero Rosso]
HEMINGWAY - Fu lui si dice a suggerire una variante extrastrong del cocktail, che prese il nome dello scrittore: nel mixing riempito di ghiaccio si versa il [Martini] Dry, poi lo si getta via. Quindi si versa il gin, che il tal modo prende del vermouth soltanto il profumo. Ci fu un periodo, in America, che i barman erano provvisti di uno spruzzatore tipo qualli da barbiere. Con esso aromatizzavano il mixing lasciando al gin il compito di unico ingrediente. [LUCIANO DEL SETTE - MARCO SABELLICO (1994), "Cocktail", Ed. Gambero Rosso]
HOT DRINK - Hot drink, l’abbiamo visto, si dicono le miscele alcoliche che si servono calde in piccola o in grande quantità. Bevande per l’inverno, per le quiete sere sommerse di nebbia o di neve, in ogni altro tempo, a costo di sembrare monotono, l’ho detto e lo ripeto, le consiglio solo ai malati il cui gusto, ci ammonisce il testo del ‘300, è tutto bistornato e corrotto. Piove, nevica, solo ora è consentito - anche a noi che siamo sani - di preparare un hot drink. [LUIGI VERONELLI (1963), "I cocktails", Ed. Rizzoli]
IBA - Nel 1960, al congresso dell’ ‘International Bartenders Association’ (IBA), l’organizzazione mondiale che riunisce le diverse associazioni nazionali di barman, il rappresentante italiano Angelo Zola propose di codificare un ricettario mondiale dei cocktail affinché il consumatore potesse bere un determinato drink tanto a Parigi quanto a Cuba senza che questo cambiasse di gusto. Un anno dopo era pronta la Bibbia dei barman con 50 cocktail accomunati da un meritato successo e di sicura perfezione sotto il profilo organolettico. Si sa però che i gusti dei popoli cambiano con il variare della cultura e delle abitudini di vita per cui anche i cocktail invecchiano. Così, un quarto di secolo dopo la primigenia decisione di creare un ricettario internazionale, cinque barman dei vertici dell’IBA (Luigi Parenti, Charles J. Chop, Alex Beaumont, Poejo Mendes e Alan Ghandour) lavorarono quasi un anno per aggiornare l’opera originale. I cocktail mondiali diventarono 73. [LUIGI ODELLO (1993), "Cocktail & aperitivi", Ed. Mistral]
INGREDIENTI - Il cocktail è una bevanda squisita composta di più ingredienti ben mescolati fra loro. La scelta degli ingredienti, che devono essere almeno due e al massimo cinque, è regolata secondo una base ben precisa che noi barmen dell’Associazione, sia nazionale che internazionale, abbiamo rigorosamente codificato. [ROCCO DI FRANCO (1988), “Cocktails e longdrinks”, Ed. Napoleone]
KIRSCH - Costituisce l’abbreviazione di ‘kirschgeist’ che significa spirito di ciliegia. Questa acquavite è ottenuta con la distillazione delle ciliegie fermentate insieme con i loro noccioli spaccati. Dalle mandorle di questi noccioli prende il suo gradevole aroma ed il profumo caratteristico. [LUCIANO IMBRIANI (1987), "Tutto sui cocktails", Ed. De Vecchi]
LIQUORI - Per elencare i liquori di tutto il mondo occorrerebbe quindi una vera enciclopedia, ma sarebbe un lavoro inutile, perché la maggior parte di questi prodotti non supera i confini dei paesi d’origine, non essendo in grado di soddisfare palati raffinati. [SELOW DISHT - LUCIANO IMBRIANI (1986), "Il grande libro dei Cocktails", Ed. De Vecchi]
LISCIO - Detto di bevanda alcolica servita senza aggiunta di seltz o di ghiaccio || CAFFE' LISCIO - Privo di ogni aggiunta di alcol o di latte || Detto di acqua minerale non gasata [dallo ZINGARELLI]
MANGIA-E-BEVI (MANGIAEBEVI) - In una grande coppa si mettono palline di gelato e fettine o cubetti di frutta fresca e sciroppata con succhi e sciroppi di frutta. Il nome, come e intuibile, viene dal fatto che, nelle coppe, si trova di che sorbire con la cannuccia e di che mangiare con il cucchiaio. Si serve con biscottini infissi nel gelato e con fette di agrumi infilate sull’orlo del bicchiere assieme a rametti ornamentali. [EMILIO MONTORFANO (1990), “Cocktails Classici e moderni”, Ed. Mariotti]
MILLESIMATO - Alla cuvée solitamente viene aggiunto dell’altro vino: quando è di annate precedenti si ha lo champagne normale, quando i vini sono tutti della medesima annata, poiché magari si è rivelata particolarmente pregiata, si hanno gli champagne millesimati, cioè i migliori. [EMILIO MONTARFANO E ALTRI (1994), “Il grande libro dei cocktails”, Ed. Mariotti]
MISCELARE - Gli antichi romani usavano aromatizzare il vino in vario modo: bollendolo con del miele, aggiungendovi pepe, resina, zafferano, datteri, petali di fiori, ecc. Nel Medio Evo e all’epoca del Rinascimento erano usatissime le miscele di vini e di liquori, alle quali si dedicavano attenzioni e studi particolari, aggiungendovi decotti e infusi d’erbe per renderle stomachiche, digestive e terapeutiche. Dalla vecchia Europa, l’abitudine di miscelare le bevande passò nel nuovo continente e gli statunitensi l’hanno esaltata con i cocktails. [VITTORIO MENASSE’ (1988), "I cocktail analcolici. Le bevande della salute", Ed. De Vecchi]
MODE - Il cocktail è tornato in auge piano piano col tempo: negli anni Cinquanta-Sessanta il bevitore gradiva il gusto secco. Miscele a base di Whisky e gin, poi ha scoperto i gusti più soavi, più delicati. Oggi possiamo dire che non si beve più solo per mandar giù qualcosa e magari tutto d’un fiato, tanto per copiare i “duri” dei films americani. Sono arrivati, e subito assimilati, anche da noi gli esotici briosi cocktails dei Paesi tropicali. [ROCCO DI FRANCO (1988), “Cocktails e longdrinks”, Ed. Napoleone]
NEGRONI - Nato da un casuale momento (la ricetta originale, servita al Casoni di Firenze, un ritrovo alla moda nel 1919, era a base di vermouth rosso Cinzano e Bitter Campari, il classico ‘Americano’), l’idea fu di aggiungere un po’ di gin, così come faceva il conte Camillo Negroni, ottimo frequentatore del locale; Fosco Scarselli, il barman, si sentiva ripetere la richiesta più volte al giorno “come il conte Negroni” e non gli fu difficile dare un nome a un cocktail che sarebbe poi stato diffuso ovunque. [GINO MARCIALIS (1979), "Cocktails", Ed. Mondadori e Ed. Orsa Maggiore]
ORDINE - Il liquori vanno serviti prima del caffè, l'acquavite dopo. [AA.VV. (2010), “Galateo. Etichetta, ricette esavoir faire”, Ed. Food]
PREPARAZIONE - Il segreto per preparare un buon tè si basa su alcune regole semplici ma fondamentali. Non usare mai un recipiente di metallo; usare acqua povera di cloro e non troppo calcarea. l’ideale è l’acqua minerale non gasata. Si deve scaldare la teiera prima di versare l’acqua, in modo che la temperatura di questa non si abbassi. L’acqua va versata appena inizia a bollire, perché se si lascia bollire a lungo conferisce un cattivo gusto al tè. E poi importante usare un recipiente solo per il tè (...) Lasciare riposare l’infuso per quattro o cinque minuti e poi versarlo (...). Se lo si lascia più a lungo diventa troppo scuro e amaro. La quantità di tè impiegata dipende dai gusti personali o dalle istruzioni: gli inglesi, esperti in materia, suggeriscono un cucchiaino per tazza più uno per la teiera. [GIULIANA BONOMO (1979), “Bevande, vini e cocktails“, Ed. Curcio]
RAFFREDDAMENTO - Il ghiaccio viene messo nel bicchiere per mantenere freddo il drink, non per diluirlo. [THOMAS COWAN (1992), “Guida internazionale alle varietà dei Cocktail”, Ed. Ulisse]
RETROGUSTO - Sensazione gustativa che rimane in bocca dopo l’assaggio di un vino: normalmente i buoni vini lasciano un retrogusto gradevole e leggermente amarognolo. [GIULIANA BONOMO (1979), “Bevande, vini e cocktails“, Ed. Curcio]
SANTUARI DELLA MISCELAZONE - Gli addetti ai lavori dicono che va ad Arrigo Cipriani la palma di insuperato creatore di santuari mondiali della miscelazione. Non a torto l’ ‘Harry’s Bar’ di Venezia è il capostipite di tutta una serie di celebri bar sparsi nel mondo da Roma a Parigi, da Monaco a Firenze, fino agli Stati Uniti. Nato nel 1931 dalla mente di Giuseppe Cipriani, particolarmente dotato in fatto di public relation, l’ ‘Harry’s’ di Calle Vallereso, è oggi un luogo d’incontro elegante e mai affollato, dove si possono gustare quei cocktail che hanno fatto innamorare Hemingway e l’Agha Khan. Al mondo c’è solo un altro locale che per qualità della clientela e per lo spirito e la filosofia della miscelazione viene paragonato all’Harry’s di Venezia, è il ‘Bamboo Bar’ dell’Hotel Oriental a Bangkog. L’atmosfera del locale è sempre molto romantica, quasi ispirata, con un sottofondo di musica che non disturba anzi facilita l’assunzione delle invitanti bevande. [P. SIMONE & M. COLACCHI (1989), “I grandi cocktails”, Ed. Melita]
SHAKER [dall'inglese 'to shake‘ (scuotere)] (s. m. inv.) Recipiente nel quale, scuotendoli, si mescolano i vari ingredienti di un cocktail || SHAKERARE [dall'inglese 'to shake‘ (scuotere)] (v. tr.) Scuotere, amalgamare gli ingredienti del cocktail con lo shaker || SHAKERATO [dall'inglese 'to shake‘ (scuotere)] Bevanda ottenuta, amalgamando gli ingredienti del cocktail con lo shaker || SBATTIGHIACCIO [composto di 'sbattere' e 'ghiaccio'] (s. m.) Shaker [dallo ZINGARELLI]
SHERRY - E’ uno dei più famosi vini da dessert e da aperitivo del mondo. Viene prodotto in una zona ben delimitata della Spagna meridionale, intorno a Jerez de la Frontera, tra Siviglia e Cadice. Il nome originale di questo vino è “Xeres” (antica denominazione di Jerez) ed è stato trasformato in sherry dagli inglesi che, pare, avevano difficoltà a pronunciare il nome esatto. [GIULIANA BONOMO (1979), “Bevande, vini e cocktails”, Ed. Curcio]
SHERRY E CHERRY - Lo sherry, per esempio, viene scambiato frequentemente con il Cherry. Il primo è un noto vino prodotto in Spagna a Jerez de la Frontiera, il secondo è un liquore di ciliegie che viene prodotto in Danimarca dalla ditta Heering e in Italia dalla Stock di Trieste. [GINO MARCIALIS (1979), "Cocktails", Ed. Mondadori - Ed. Orsa Maggiore]
SPARKLING (Spumante con frutta) || BELLINI - Spumante con pesca bianca frullata || MIMOSA - Spumante con succo di arancia filtrato || PUCCINI - Spumante con succo di mandarino filtrato || ROSSINI - Spumante con fragole frullate || TINTORETTO - Spumante con succo di melagrana filtrato || TIZIANO - Spumante con succo di uva fragola filtrato [raccolti da VITO COPPA (2005)]
STREGA - La Strega è un liquore che come un filtro d’amore, avrebbe dovuto legare per sempre due persone che lo bevevano. Secondo una leggenda di 700 anni fa, infatti, la bella Bianca Lancia, innamoratasi perdutamente di Federico II di Svevia, preparò un filtro d’amore con 70 erbe raccolte al chiaro di luna, che offrì poi all’imperatore: L’elisir non tardò ad esercitare il suo effetto e Bianca conquistò il suo imperatore. Tuttavia Bianca venne castigata per essere ricorsa alla magia: il figlio nato dalla loro unione morì e la dinastia degli Hohenstaufen si spense. [GIULIANA BONOMO (1979), “Bevande, vini e cocktails“, Ed. Curcio]
TEQUILA - Sono ben 150 i tipi di agave esistenti in natura ma solo la “verde” e la “blu” vengono utilizzate per produrre Tequila. E soprattutto si tratta di un distillato raro e pregiato poiché l’agave fiorisce e matura una sola volta nella sua vita, a 8/10 anni dalla nascita, e soltanto in quel momento si forma il “cuore”, unica parte utilizzabile dai distillatori. Bevanda nazionale dei messicani (ne facevano uso anche gli indios e gli stessi pellerossa che lo chiamavano “mescal”), la Tequila raccoglie oggi in tutto il mondo numerosi ammiratori. [P. SIMONE & M. COLACCHI (1989), “I grandi cocktails”, Ed. Melita]
VERITA’ - Nel vino c’è la verità. (In vino veritas.) [PLINIO IL VECCHIO (23 - 79), “Storia naturale”]
VETRO - Sono da preferire shaker e mixer di vetro assai meno termoconduttore dell'argento o di qualsiasi altro metallo. In un contenitore di vetro il ghiaccio si scioglie meno rapidamente e meglio mantiene la bassa temperatura del drink. Il vetro ha inoltre meno “gusto” che il metallo. [LUIGI VERONELLI (1963), “I cocktails”, Ed. Rizzoli]
VODKA
- Accettate vodka di due provenienze: russa e polacca, e rifiutate drasticamente ogni altra. [LUIGI VERONELLI (1963), “I cocktail”, Ed. Rizzoli]
- Termine russo, diminutivo di “voda” che significa acqua. Nella sua formula originale, infatti, la vodka non è altro che distillato puro di cereali o di patate perfettamente limpido come l’acqua. [GIULIANA BONOMO (1979), "Bevande, vini e cocktails“, Ed. Curcio]
WINE-COOLER - Mistura di vino e succhi di frutta. [EMILIO MONTARFANO - ALINA RIZZI - BARONCINI ELENA (1984), “Il grande libro dei cocktails”, Ed. Mariotti]