Vi propongo un estratto dall'articolo Lo Stato di diritto e il giornalismo diviso tra barbarie e civiltà di Piero Ostellino sul Corriere della Sera del 23/09/2006, io condivido tutto.
(...) Per la cultura liberale, sono preferibili dieci colpevoli in libertà a un solo innocente in prigione. Si chiama garantismo o, meglio, Stato di diritto; sotto il profilo storico, civiltà.
Ciò non significa, evidentemente, essere dalla parte dei colpevoli ma, semplicemente, per i diritti dell' accusato. Si chiama presunzione di innocenza.
Per le culture autoritarie, sono preferibili dieci innocenti in prigione a un solo colpevole in libertà. Si chiama giustizialismo o, meglio, Stato etico; sotto il profilo storico, barbarie.
Ciò non significa, infatti, essere dalla parte della giustizia ma, piuttosto, contro i diritti dell' Uomo. Si chiama linciaggio. (...)
Un giornalismo figlio della civiltà coltiva il dubbio, nella convinzione che anche la giustizia sia una manifestazione dell' umana fallibilità. Si chiama indipendenza di giudizio.
Un giornalismo figlio della barbarie non ha dubbi, nella convinzione che la giustizia sia una manifestazione etica. Si chiama conformismo.
Nella civiltà, vale il principio illuminista: non condivido ciò che dici, ma mi batterò fino alla morte affinché tu abbia il diritto di dirlo. Ciò significa, sul terreno della giustizia, dare la parola anche a chi è accusato delle peggiori colpe affinché possa esprimere le proprie ragioni. In termini giornalistici, si chiama tolleranza (libertà).
Nella barbarie, vale il principio oscurantista: poiché non condivido ciò che dici, non voglio che tu abbia il diritto di dirlo. Ciò significa, sul terreno della giustizia, negare anche a chi è innocente di poter provare la propria estraneità all' accusa. In termini giornalistici, si chiama intolleranza (censura). (...)
Ciascuno ha le sue idee e fa bene a esplicitarle. Così si capisce se chi le professa appartiene alla civiltà o alla barbarie. Per parte mia, resto della convinzione che il modo migliore di passare per stupidi sia di mettersi a discutere con gli stupidi. (...)