ANNO VI - NUMERO 71 – NOVEMBRE 2004
CIVETTE – Non essendo proprio sicuro che fosse il caso di sceneggiare ‘Il giorno della civetta’, Camilleri espose i suoi dubbi a Leonardo Sciascia: “Non è che poi piglianu e n’ammazzano?”. La risposta: “Vedrai, i mafiosi saranno in prima fila ad applaudire, perché sono vanitosi”. [da: ANDREA CAMILLERI, “Saverio Lodato fa raccontare Andrea Camilleri”]
MACELLAIO - Quando nel 1999 invade la Cecenia, Putin ha la pretesa di affrontare duemila terroristi. Lancia cacciabombardieri, carri armati e centomila soldati all’assalto di un Paese grande come una regione italiana, popolato da un milione di persone appena. Rade al suolo Grozny (quattrocentomila abitanti). Se tale carneficina significa “lotta antiterroristica” c’è da chiedersi perchè gli inglesi non abbiano raso al suolo Belfast, gli spagnoli Bilbao e i francesi Algeri. (…) Noi siamo in parte responsabili di questo disastro. Non un governo occidentale ha osato interrogare l’albo d’onore di un pompiere piromane, che in cinque anni di guerra non è riuscito ad “accoppare i terroristi inseguendoli fin nei cessi” incendiando case, città e villaggi, ma riesce a estendere il caos nel Caucaso. Europa e Stati Uniti gli lasciano carta bianca e si contendono la sua amicizia. Spaventosa rinuncia dell’intelligenza. (…) La Cecenia subisce la peggiore delle guerre attualmente in corso sul pianeta: quarantamila bambini uccisi, senza immagini, nella notte e nella nebbia. [ANDRE’ GLUCKSMANN (2004) sul “Corriere della Sera”]
AGHI D’ORO – E’ uno tra i tè più preziosi, proveniente dall’isola Junshan, l’isola del tè, in Cina, al centro del lago Dongting, lungo il corso del Fiume Azzurro. E’ introvabile in Occidente. Deriva da foglioline raccolte esclusivamente su quest’isola di sogno, all’alba. Le foglioline vengono poi accartocciate, a mano da donne e uomini abili ed esperti; si formano così gli “aghi d’oro”. La produzione annua non supera i 20-25 chili, per cui questo tè, una volta riservato all’Imperatore, oggi non si trova in vendita, ma viene riservato agli ospiti illustri della Repubblica Popolare Cinese. Chi ha assaggiato questa bevanda unica al mondo, assicura che il suo aroma delicato e fresco, il sapore “sacro” non si possono più scordare. [AA.VV. (1989), "Sapevate che il tè da secoli raffinata cerimonia presso quasi tutti i popoli orientali è dopo l’acqua, la bevanda più consumata nel mondo?", Ed. Mondadori]
MALAPROPISMO
- La Signora Malaprop (dalla commedia teatrale “I rivali” del 1775 dell’irlandese Brinsley Sheridan) otteneva sicuri effetti comici usando spesso una parola per un’altra di suono simile (per esempio amore/amaro, antilopi/antipodi, traduttore/traditori). Con il significato di storpiatura e anche di papera, il sostantivo “malapropismo” approda come neologismo nello Zingarelli 2000. Il “malapropismo”, nato sul palcoscenico, si può legittimamente estendere al giornalismo, al bieco ma divertente dominio dei refusi: dallo storico “La regina Margherita in Calore” (invece di Cadore) all’eminente “dantista” divenuto “dentista”, al deamicisiano “Tamburino sardo” declassato a “Tamburino sordo”, al “relatore” del bilancio storpiato in “delatore”, a Mussolini che passò in rivista i militi “scaglionati” alla sua sinistra, ma un refuso cambiò la prima sillaba “sca” in “sco”. [GIULIO NASCIMBENI (2000) sul "Corriere della Sera"]
- Resta da aggiungere che il nome Malaprop era una riduzione del francese "mal à propos", ovvero a sproposito. [FRANCO MIMMI (2004), comunicazione personale]
BASILICO – Ha messo “la basilica” nel frigorifero.
VAGANTE – E’ stato colpito da una pallottola “vacante”. [raccolti da GIOVANNI VEROLINO]
GENITALE – Vuoi farti una visita all’organo “digitale”? [raccolto da DARIO BARLETTA]
HELICOBACTER PYLORI – Avevo l’ “eco pilota”.
PASCALE – Siamo stati al “Pasquale”.
REPERTO – Hanno visto il “reparto” istologico.
SANTOBONO – L’hanno portato al “Santo buono”. [raccolti da VITO COPPA]
DIMOSTRAZIONI - Nessuna umana investigazione si può dimandare vera scienza, se essa non passa per le matematiche dimostrazioni. [LEONARDO DA VINCI, “Trattato della pittura”]
GALATEO
MALDICENZA – Le persone schifano l’amicizia de’ maldicenti, facendo ragione che quello che’essi dicono d’altri a noi, quello dichino di noi ad altri. [GIOVANNI DELLA CASA (1558), “Galateo”, Ed. Garzanti]
BODY – Aderente ma non pesante, il body (corpo) deriva dal busto e dal corpetto leggero usato da ballerine e sportive. Da’ forma al corpo sostenendo il seno e comprimendo delicatamente fianchi e addome; se è sgambato slancia le gambe e fa risaltare i glutei. E’ chiuso nel cavallo da bottoni automatici o, più spesso, da gancetti. Comparso alla fine degli anni Settanta, nel corso del decennio successivo, soprattutto in Italia, ha sostituito il classico completo di reggiseno e slip. Coprendo anche ventre e addome, protegge dal freddo e modella meglio le forme; rispetto alla canotta, inoltre, ha il vantaggio di essere sempre a posto, e di non creare inestetiche pieghe che si vedono sotto gli abiti. Del body, nato anzitutto per garantire comodità e libertà di movimento, inizialmente si è innamorata forse più la donna dell’uomo. In un secondo tempo, però, pizzi elastici, tessuti sottili quasi trasparenti e nuovi modelli lo hanno reso un capo seducente: un body con perizoma e reggiseno ‘push-up’ ha lo stesso potere provocatorio di un coordinato in pizzo. Esistono diversi tipi di body, a seconda del reggiseno (più o meno coprente, a balconcino, imbottito, preformato ecc.) e della sgambatura. I modelli sportivi, dalle linee essenziali, in genere in cotone, vengono spesso utilizzati con i jeans come maglietta da esterno. Vi sono poi i sottogiacca, da indossare direttamente sotto la giacca, nelle varianti più essenziali in maglia rasata e in quelle eleganti in tulle ricamato o pizzo: in questo caso il body diventa ‘fashion’. [GIORGIO CONVERSI - SUSANNA ZUCCHI PIRAS (1997), “Intimo”, Ed. Idealibri]
QUESTO E’ QUANTO. – Chest’è ‘a zita e se chiamma Sabella. (ragazza)
PROVVIDENZA – Gente allegra il ciel l’aiuta. [PROVERBIO ITALIANO]
SUGGESTIONE – L’uomo è fatto in modo tale che a forza di dirgli che è uno stupido, lo crede (…) e, a forza di dirlo a noi stessi ce lo facciamo credere. [BLAISE PASCAL, “Pensieri”]