ANNO VIII - NUMERO 91 – LUGLIO 2006
CIVETTE – Non essendo proprio sicuro che fosse il caso di sceneggiare ‘Il giorno della civetta’, Camilleri espose i suoi dubbi a Leonardo Sciascia: “Non è che poi piglianu e n’ammazzano?”. La risposta: “Vedrai, i mafiosi saranno in prima fila ad applaudire, perché sono vanitosi”. [da: ANDREA CAMILLERI, “Saverio Lodato fa raccontare Andrea Camilleri”]
LUSSURIA - La lussuria, anche unita a un angelo radioso, può stendersi su un letto celeste a pascersi di letame. [WILLIAM SHAKESPEARE (1601 circa), “Amleto”]
PENSIERO A ZAPPING – Con il diffondersi di Internet il ragazzo acquisisce un “pensiero a zapping”. Balza, per associazioni, da un argomento all’altro, ma non diventa mai capace di un ragionamento coerente, di una vera analisi logica dei fenomeni. Non impara a esporre, a scrivere, ad argomentare. [FRANCESCO ALBERONI (2003), sul “Corriere della Sera”]
SHERLOCK HOLMES - Osservi la piastra interna, dove si trova il buco della chiave. Guardi le migliaia di graffi intorno al buco – i segni di una chiave che scivola. Un uomo sobrio avrebbe mai potuto far tanti graffi con una chiave? Ma questi segni compaiono in tutti gli orologi che appartengono a persone dedite all’alcol. Caricano l’orologio la sera e lasciano queste tracce della mano malferma. [ARTHUR CONAN DOYLE, “Il segno dei quattro”]
BELLINI – Ha come scenario l’Harry’s Bar di Venezia e Giuseppe Cipriani. Correva l’anno 1948, a Palazzo Ducale si inaugurava una grande mostra in onore del pittore Giovanni Bellini soprannominato Giambellino. Il maestro Cipriani decise di onorarne la memoria e il genio dedicandogli un cocktail destinato poi a fare il giro del mondo. Forse ispirato dai colori del Gianbellino, Giuseppe scelse il succo di pesca fresca, cui aggiunse Champagne o spumante. [LUCIANO DEL SETTE – MARCO SABELLICO (1994), “Cocktail”]
CAFFEINA – Il tè ha sulle facoltà mentali dell’uomo un effetto stimolante, da attribuirsi soprattutto al suo contenuto di caffeina. Le giovani foglie di tè sono ricche inoltre di polifenoli (tannini), a cui si devono l’aroma e il colore della bevanda. La caffeina venne isolata per la prima volta dai semi del caffè (1820) da Friedliebeb Ferdinand Runge. Nel 1827 il francese Oudry individuò nelle foglie di tè una sostanza, fino a quel momento sconosciuta, che chiamò “teina”. Gerard J. Mulder dimostrò tuttavia nel 1837 che la teina è identica alla caffeina. Durante l’infusione del tè, la caffeina passa relativamente in fretta e quasi completamente nell’acqua, mentre l’aroma e i tannini vi passano più lentamente. Ciò si può osservare soprattutto nell’iscurimento progressivo del colore, ma anche nel gusto amarognolo che il tè assume se le foglie restano troppo a lungo in infusione. Una volta ingerito del tè, si ha una concentrazione di caffeina nel sangue che non si differenzia essenzialmente da quella prodotta dal caffè. Gli effetti della caffeina dopo una tazza di tè variano però notevolmente da quelli osservati dopo una tazza di caffè; ciò è da attribuirsi verosimilmente alle altre sostanze contenute nelle due bevande: i tannini nel tè e i prodotti della torrefazione nel caffè. Delle due bevande, il tè risulta in percentuale il più ricco di caffeina, ma va ricordato che con un’oncia di tè si può preparare una quantità d’infuso assai maggiore che con un’oncia di caffè. Ciò significa che una tazza di tè contiene mediamente solo 0,053 grammi di caffeina, mentre una tazza di caffè ne contiene 0,1 grammi. In confronto alla caffeina del caffè, la caffeina del tè agisce più lentamente e con effetto più prolungato. La seconda interessa il sistema nervoso centrale, mentre la prima interessa principalmente il cuore. Il tè stimola, ma non eccita. [RONALD GOOK (1990), “Le più belle ricette con il tè”, Ed. Giunti]
A CAVAL DONATO NON SI GUARDA IN BOCCA – Quando un cavallo ti viene regalato non devi ispezionarne la bocca (per controllare l’età o la salute, come si fa quando lo si paga). Vale come considerazione utilitaria (quel che ti giunge senza tua richiesta o spesa va sempre bene), come regola di galateo (non si fanno apprezzamenti sull’eventuale scarso valore dei doni) o come commento scherzoso (quel che ti regalano ti tocca prenderlo come è). [“Proverbi” dal Vocabolario ZINGARELLI]
MIRACOLI – I miracoli fioriscono più facilmente nei paesi in cui la ragione è più debole, come è il caso specialmente dell’Egitto o della Giudea. [PIETRO POMPONAZZI, “De incantationibus”]
DONO – Una donna senza reggiseno è come un dono senza pacchetto. [PROVERBIO FRANCESE]
CONSERVAZIONE - Per fortuna era un latte a lunga “conversazione”.
CONTUSI - Lo scontro ha causato cinque feriti e dieci “confusi”.
CORPO - Io ho la mia guardia del “porco”.
CREATINEMIA - Ho fatto le analisi del sangue, ho dei valori alti di “cretinemia”. [ANONIMI]
HELICOBACTER PYLORI - Ho il “pilota batterico”. [raccolto da ANIELLO PISCOPO]
PROFILO GLICEMICO - Dottore, ho portato a vedere gli analisi e il “profilattico”. [raccolto da ANDREA DEL BUONO]
USTIONATA – Si è “ostinata”. [raccolto da VITO COPPA]
AVOTA ‘A CAPA A ‘O CAVALLO E JAMMUNCENNE. (TORNIAMO INDIETRO.)
FRIARIELLI – Si trovano soprattutto nel Napoletano, nell’agro nocerino-sarnese e in qualche piccola area del Sannio. Molto simili alle cime di rapa, sono broccoletti con infiorescenze poco sviluppate. Queste vanno raccolte quando non sono troppo mature (altrimenti durante la frittura si disfano), ma neppure troppo poco (in tal caso nell’olio si bruciano, rimanendo dure). E per la scelta delle parti del broccolo da destinare alla frittura, la quantità di gambo da lasciare, le foglie da conservare, gli insegnamenti si tramandano di madre in figlia. Vanno lasciate solo le foglie più tenere, insieme a un po’ di gambo. Raccolte, mondate e lavate, le cime vengono immerse (anzi, affogate…) nell’olio ben caldo, dove diventano friarielli. Attenzione, mai bollirle prima perché gran parte del sapore evaporerebbe. Nella padella, assieme all’olio extravergine d’oliva, che da tempo ha sostituito lo strutto, c’è l’aglio. A cottura quasi ultimata, si aggiungono sale e peperoncino. [ANTONIO SACCO sul “Corriere del Mezzogiorno” (2006)]
APPRENDIMENTO - Ottimisti non si nasce, ma lo si può diventare apprendendo a guardare alla vita in modo da trarre il massimo vantaggio dalle lezioni dell’esperienza, dalle proprie capacità e dalle opportunità dell’ambiente. [GIAN VITTORIO CAPRARA, Presentazione a: MARTIN SELIGMAN (1990), "Imparare l'ottimismo", Ed. Giunti]
RESPIRAZIONE – Gli stati emotivi influiscono direttamente sulla respirazione. Quando una persona è arrabbiata, il respiro diventa più rapido, per aiutarla a mobilitare una maggiore quantità di energia per l’azione aggressiva. La paura ha l’effetto opposto, spinge la persona a trattenere il respiro perché nello stato di paura l’azione è sospesa. Se la paura, diventa panico, come quando una persona cerca disperatamente di sfuggire a una situazione minacciosa, il respiro si fa rapido e poco profondo. Nel terrore si respira a fatica, in quanto questa emozione ha un effetto paralizzante sul corpo. In uno stato di piacere, la respirazione è lenta e profonda. [ALEXANDER LOWEN (1994) cit. da Alessia Capecchi su “Psicologia contemporanea” (2005)]