[dal giornalino “Capafresca” (1999-2011)]
ALLACCIATURA - Il 1840 segnò un’altra data importante nella storia del corsetto, ovvero la messa a punto dell’allacciatura detta ‘a la paresseuse (alla pigra), consistente in un sistema di lacci elastici che permetteva di vestirsi e svestirsi senza l’aiuto di una domestica, un marito o un amante. [BEATRICE FONTANEL (1997), "Busti e reggiseni", Ed. Idealibri]
BABY- DOLL
- Il baby-doll è una camicia da notte femminile corta. Il nome “Doll” è il vezzeggiativo di “Dorothy”, interpretata da Carrol Baker, che la indossava, sensualmente, nel film del 1956 “Baby Doll” del regista Elia Kazan. [VITO COPPA (2006) su www.capafresca.com ]
- [propriamente ‘piccola bambola’ 'doll', vezzeggiativo del nome proprio 'Dorothy‘ (Dorotea) dal nome della protagonista del film omonimo di E. Kazan] (s. m. inv.) Camicia da notte femminile corta, completata o no da mutandine [dallo ZINGARELLI]
- Baby-doll non è assolutamente la trasformazione vezzeggiativa di “Dorothy”, ma è più credibilmente la definizione di un capo di abbigliamento che trae il suo nome dalla fattura semplice che ricordava il vestitino delle bambole che poi a sua volta era una semplificazione del vestitino delle bambine, fatto cioè a campana con bretelline o meno e corto sulle ginocchia. Bambola si traduce con "doll", bambina con "baby" ed infine il verbo agghindare si traduce con "to doll up" e, conseguentemente, se vogliamo escludere la bambola, si finisce inevitabilmente in "agghindata a bambina". [MASSIMO VELOTTI (2007), comunicazione personale]
BELLEZZA - La prova che la biancheria femminile è più bella che utile sta nelle calze, un tempo fornite di cucitura-riga posteriore per necessità, quindi senza riga perché divenuta superflua, oggi nuovamente con la riga per semplici motivi di revival erotico. [BERNARDINO ZAPPONI in CECIL SAINT LAURENT (1986), "Intimo. Storia immagini, seduzioni della biancheria intima", Ed. Idealibri]
BIANCO ISABELLA - Isabella di Baviera tra il XV e il XVI secolo è passata alla storia della moda per quel bianco giallastro detto appunto "bianco Isabella" ottenuto dal suo curiosissimo voto di non cambiarsi la camicia fin quando il marito non fosse tornato dalla guerra. [MARIA PARMEGIANI ALFONSI (1997), "I Segreti della Seduzione", Ed. Marsilio]
BIANCHERIA - Dal 1870 la biancheria tradì anche la sua tradizionale etimologia: non era più soltanto bianca. Subentrarono sete colorate e poi tinte delicate per il broccato e la batista. [LUCIANO SPADANUDA (1997), “Storia delle mutande”, Ed. Castelvecchi]
BIKINI
- Louis Reard, stilista di carrozzeria d’auto e poi disegnatore di moda, è l’inventore del ‘bikini’. Venne presentato ufficialmente da Micheline Bernardini, una ballerina del Casino de Paris, durante una sfilata il 5 luglio del 1946, alla piscina Molitor. Al ridottissimo due pezzi venne dato il nome dell’atollo dove era stata fatta esplodere la bomba H come segno scaramantico per scongiurare l’orrore della guerra nucleare. Destò enorme scandalo tra i moralisti di tutto il mondo benchè l’avessero subito adottato stelle di prima grandezza, come Marylin Monroe, Ava Gardner, Martin Carol e Brigitte Bardot. In seguito Reard lanciò il reggiseno “Disco volante”, che si regge senza bretelle, e la guaina “Sexyform” che rialza le natiche. [LUCIANO SPADANUDA (1997), “Storia delle mutande”, Ed. Castelvecchi]
- Quando fece la sua comparsa nel 1946, opera dello stilista francese Louis Reard, non ci fu una modella disposta a indossarlo, perché troppo sconcio. Accettò di farlo una giovane spogliarellista di origine italiana (Michelle Bernardini), che si guadagnò così un posto nella storia come la prima a indossare un bikini. [SERENA TIBALDI, “Serendipity” (2006)]
BODY - Aderente ma non pesante, il body (corpo) deriva dal busto e dal corpetto leggero usato da ballerine e sportive. Da’ forma al corpo sostenendo il seno e comprimendo delicatamente fianchi e addome; se è sgambato slancia le gambe e fa risaltare i glutei. E’ chiuso nel cavallo da bottoni automatici o, più spesso, da gancetti. Comparso alla fine degli anni Settanta, nel corso del decennio successivo, soprattutto in Italia, ha sostituito il classico completo di reggiseno e slip. Coprendo anche ventre e addome, protegge dal freddo e modella meglio le forme; rispetto alla canotta, inoltre, ha il vantaggio di essere sempre a posto, e di non creare inestetiche pieghe che si vedono sotto gli abiti. Del body, nato anzitutto per garantire comodità e libertà di movimento, inizialmente si è innamorata forse più la donna dell’uomo. In un secondo tempo, però, pizzi elastici, tessuti sottili quasi trasparenti e nuovi modelli lo hanno reso un capo seducente: un body con perizoma e reggiseno ‘push-up’ ha lo stesso potere provocatorio di un coordinato in pizzo. Esistono diversi tipi di body, a seconda del reggiseno (più o meno coprente, a balconcino, imbottito, preformato ecc.) e della sgambatura. I modelli sportivi, dalle linee essenziali, in genere in cotone, vengono spesso utilizzati con i jeans come maglietta da esterno. Vi sono poi i sottogiacca, da indossare direttamente sotto la giacca, nelle varianti più essenziali in maglia rasata e in quelle eleganti in tulle ricamato o pizzo: in questo caso il body diventa ‘fashion’. [GIORGIO CONVERSI - SUSANNA ZUCCHI PIRAS (1997), “Intimo”, Ed. Idealibri]
BRASSIERE - E’ una via di mezzo fra un reggiseno e una canotta. In cotone o in microfibra, la brassiere aderisce perfettamente al corpo. In genere termina nella parte inferiore con un elastico che sorregge il seno, mentre tagli e cuciture ne sottolineano la forma. [GIORGIO CONVERSI - SUSANNA ZUCCHI PIRAS (1997), “Intimo”, Ed. Idealibri]
BUSTINO - Il bustino, o bustier, è il discendente dell’antico corsetto. Non più rigido e scomodo, stringe il busto con stecche morbide grazie alla sapiente alternanza di tessuti rigidi ed elastici. In genere si interrompe sopra il punto vita, lasciando liberi i fianchi. Assottigliando il busto e mettendo in risalto il seno grazie all’utilizzo dei ferretti, oggi viene usato anzitutto come strumento di seduzione. [GIORGIO CONVERSI - SUSANNA ZUCCHI PIRAS (1997), “Intimo”, Ed. Idealibri]
BUSTO - Nel 1904 una pubblicazione medica, mostrando delle radiografie, denunciava che il busto incurvato sul davanti era dannoso per chi lo indossava. Venne dunque tolta dal busto la stecca sullo stomaco, che ne aumentava la pressione, per approvare un corsetto diritto e basso. [AUGUSTO VECCHI (1999), “Storia della biancheria che seduce”, Ed. Di Fraia]
CALZE
- I tessuti indossati per coprire accuratamente i piedi dal freddo erano già utilizzati dai Romani. Le calze fatte di cotone, lana o seta (quest’ultima dopo il 1527), sostenute da nastri annodati sopra al ginocchio, si imposero nei primi del ‘300. Fatte a mano e, nel caso di dame benestanti, anche decorate con pietre preziose oltre che sontuosi ricami, le calze rimasero tali fino a quando nel 1609 l’inglese William Lee inventò la macchina per produrle in serie. Nel 1938 nacquero le calze di nylon e si cominciò a produrle con le fibre della Du Pont, ma solo alla fine del 1955 sarà possibile averle senza “riga”, la famosa cucitura posteriore. La moda della minigonna impose e diffuse maggiormente l’uso dei collant, sicuramente più comodi e caldi delle calze, ma gli accessori femminili che ancora oggi possiedono maggiore charme e sex appeal restano indubbiamente proprio le calze. [AUGUSTO VECCHI (1999), “Storia della biancheria che seduce”, Ed. Di Fraia]
- La signora bon ton indossa (…) sempre le calze, in estate velatissime. [AA.VV. (2010), “Galateo. Etichetta, ricette e savoir faire”, Ed. Food]
CALZE LUNGHE - Per quanto riguarda le signore, basterebbe la parola stessa “mezza calzetta”, con il suo retaggio negativo, a imporre, quando si indossa la gonna, le calze lunghe quale sola, possibile e decente alternativa ai collant. [PAOLO LOMBARDI - MARIAROSA SCHIAFFINO (1986), “… ma le calze”, Ed. Idealibri]
CAMBIAMENTO - Vidi che aveva un reggicalze nero che le stringeva le anche, sulle due cosce, con tanti nastri, a sostenere le calze. Non l’aveva mai avuto un reggicalze, Rosetta, né nero né di altro colore, di solito portava gli elastici un po’ sopra il ginocchio; e questo reggicalze la cambiava tutta, il suo corpo. Prima era stato un corpo sano e giovane, forte e pulito, proprio di ragazza innocente qual era; adesso, invece, per via di quel reggicalze così stretto e così nero, aveva un non so che di provocante e di vizioso: le cosce parevano troppo bianche, troppo ridondanti le natiche, troppo sporgente il ventre. Non era insomma il corpo della Rosetta che era stata sinora mia figlia. [ALBERTO MORAVIA (1944), “La ciociara”]
CAMICIA SAN GIUSEPPE - Tra il Seicento e il Settecento, comparve anche la “Camicia San Giuseppe” che presentava nel basso ventre una fessura orlata di merletto per gli usi consentiti dalla legge. [MARIA PARMEGIANI ALFONSI (1997), “I Segreti della Seduzione”, Ed. Marsilio]
CAREZZA CROSBY - Nel 1913, Mary Phelps Jacob, più nota con l’affascinante pseudonimo di Carezza Crosby, inventò un nuovo tipo di reggiseno molto morbido, corto e così ben disegnato da separare il seno con naturalezza. All’epoca era una giovane newyorkese in rivolta contro i corsetti di stecche di balena e costruì, con l’aiuto della sua domestica francese, una specie di tracolla che separava nettamente il seno, servendosi di due fazzoletti e di fasce per neonato. Più tardi le sue amiche la persuasero a farne alcune copie per loro. Nel novembre 1914 ottenne il brevetto e cercò di commercializzare la sua invenzione, ma fu un fallimento in cui perse molto denaro. Dopo il suo matrimonio con un milionario, vendette il brevetto alla Warner Bros. Carezza Crosby elaborò il primo reggiseno di concezione moderna, semplice e leggero che, soprattutto, avvolgeva il seno. Ha vissuto abbastanza a lungo (è morta nel 1970) da vedere gli innumerevoli sviluppi della sua creazione. [BEATRICE FONTANEL (1997), "Busti e reggiseni", Ed. Idealibri]
CASTELGOFFREDO (MANTOVA) - Indiscussa capitale internazionale della produzione dei collant e delle calze di nylon. [PAOLO LOMBARDI - MARIAROSA SCHIAFFINO (1986), “… ma le calze”, Ed. Idealibri]
CATERINA DE’ MEDICI - Le mutande ebbero un periodo di gloria nel Cinquecento per merito di Caterina de’ Medici, regina di Francia. (...) Abile cavallerizza lanciò una nuova moda di montare in sella. Le signore sedevano di fianco e tenevano i piedi uniti appoggiati a una tavoletta. Caterina montava in groppa al cavallo tenendo il piede sinistro nella staffa e la gamba destra, ripiegata, con la coscia sostenuta orizzontalmente da un arcione. La posizione, che scopriva il ginocchio e minacciava di esporre alla vista altre grazie femminili oltre ai polpacci inguainati in calze di seta sorrette da giarrettiere, giustificò l’uso delle mutande. (...) l’uso che si diffuse solo nella Corte di Francia e in altri esclusivi ambienti nobiliari d’Europa, degenerò presto in forme di lusso stravagante, (...) e si moltiplicarono gli oppositori. Nessuno più credeva che le mutande fossero un simbolo del pudore femminile quando videro gentildonne ostentare le gambe rivestite di tela dorata, ornate di passamanerie, pietre preziose e ricami. Non si trattava allora di nascondere, quanto di esibire sfacciatamente. (...) le mutande (...) Vennero adottate con entusiasmo dalle cortigiane di Genova e, in particolare, di Venezia, che nel Cinquecento godevano di fama “internazionale”. Si chiamavano “braghesse” e si cominciarono ad adottare per ordine delle autorità lagunari che intendevano salvaguardare il decoro pubblico. In seguito le cortigiane fecero delle mutande lunghe un simbolo dell’eleganza e del loro mestiere amoroso. Le facevano vedere da uno spacco lungo la gonna oppure riuscivano a mostrarle tirando su le gonne sino alla vita mediante un sistema di fili invisibili. Erano ricamate e adorne di nastri, a volte con frasi galanti. [LUCIANO SPADANUDA (1997), “Storia delle mutande”, Ed. Castelvecchi]
CLASSI SOCIALI - Il nylon (…) questo nuovo tessuto ebbe un successo folgorante: brillante e leggero, non si consumava, si asciugava facilmente e non richiedeva stiratura. Non ci voleva altro perchè invadesse il campo della biancheria. Dopo l’età della pietra e del ferro, abbiamo avuto quella del nylon, durante la quale la biancheria smise di essere appannaggio privilegiato di una determinata classe sociale, tendenza che di lì a poco si sarebbe affermata in tutto il campo della moda. [BEATRICE FONTANEL (1997), "Busti e reggiseni", Ed. Idealibri]
COCCARDE - Durante la Rivoluzione francese coccarde tricolori erano un po’ ovunque anche introno all’orlo delle mutande. [MARIA PARMEGIANI ALFONSI (1997), “I Segreti della Seduzione”, Ed. Marsilio]
COLORANTE NATURALE - I pizzi possono essere validamente tinti immergendoli in tè caldo. Anche le tendine ingiallite e le calze beneficiano di tale trattamento, che però deve essere ripetuto dopo ogni lavaggio. [ISHA MELLOR (1985), "Il piccolo libro del tè, Ed. Siad]
COLORI
- Nel primo decennio del XX secolo: i progressi ottenuti nel campo delle tinture permisero finalmente di ottenere colori resistenti al lavaggio e la biancheria colorata invase finalmente i grandi armadi in cui venivano riposti i corredi. [BEATRICE FONTANEL (1997), "Busti e reggiseni", Ed. Idealibri]
- Per gli articoli femminili da molte stagioni le cartelle-colori hanno superato il tradizionale vincolo della scala dei beiges integrata con qualche non colore: bianco, grigio e nero. Si sono infatti ampliate a comprendere l’intera gamma cromatica e oggi si producono calze e collant in centinaia di sfumature di colore! (...) un cassetto ben fornito di calze e collant di svariati colori dà la possibilità di rinnovare la propria immagine con una spesa tutto sommato contenuta. [PAOLO LOMBARDI - MARIAROSA SCHIAFFINO (1986), “… ma le calze”]
- Una delle vostre calze di nylon è irrimediabilmente smagliata e quella sana non si accorda con nessun’altra? Niente paura, preparatevi un tè. Metterete poi a bagno tutte le vostre calze spaiate in quello che vi avanzerà, rimuovendole di tanto in tanto. Una volta ben asciugate, avranno tutte assunto la medesima piacevole sfumatura ambrata. [Autori vari (1989), “Sapevate che il tè da secoli raffinata cerimonia presso quasi tutti i popoli orientali è, dopo l’acqua, la bevanda più consumata nel mondo?”, Ed. Mondadori]
COPRIBIANCHERIA - Nel 1919 la produzione dei corsetti attraversò un momento di grave crisi, quando cioè, per il piacere degli sguardi maschili, prese piede un capo particolare ideato da Caresse Crosby per sostenere i seni, e da lei brevettato cinque anni prima. La biancheria - fino ad allora così brutta da dover essere nascosta, anche di notte, su un apposito sgabello e coperta alla vista da un copribiancheria - divenne all’improvviso un accessorio gradevole. [PRUDENCE GLYNN cit. in Donata CHIADINI (1989), "Storia del reggiseno", Ed. Napoleone]
CRIMINE - Una donna che commette il crimine di agganciarsi le calze sotto il ginocchio non è degna di vivere. [ERNEST FEYDEAU, "L'art de plaire"]
CULOTTE
- La culotte (calzone, calzonzino) è una mutandina che scende sotto i glutei e copre completamente i fianchi. Può essere in tessuto rigido (seta o cotone) e scivolare sul corpo, oppure elasticizzata. In questo caso risulta invisibile sotto pantaloni e abiti aderenti. [GIORGIO CONVERSI - SUSANNA ZUCCHI PIRAS (1997), “Intimo”, Ed. Idealibri]
- La culotte è una mutanda da donna che copre interamente i fianchi e scende sotto i glutei. La parola 'culotte' deriva dal francese 'cul' (sedere). La culotte può essere in tessuto rigido (cotone o seta) oppure in tessuto elastico (invisibile sotto i pantaloni o abiti aderenti). Si differenzia dalla guaina, perchè quest'ultima è altamente contenitiva. [VITO COPPA (2006) su www.capafresca.com ]
DENARO - Nel caso di fili continui, e quindi del nylon impiegato per gli articoli destinati alla donna, il titolo usa come unità di misura il ‘denaro’, ossia il peso in grammi di 9.000 metri di filo. Indicazioni del tipo 15 den. o 20 den., spesso presenti sulle confezioni di calze o collant, indicano che 9.000 metri del filo adoperato hanno il peso di 15 o 20 grammi ; ovviamente, quanto più bassa è la denaratura, tanto più sottile è il filo e leggera la calza. [PAOLO LOMBARDI, - MARIAROSA SCHIAFFINO (1986), “… ma le calze”, Ed. Idealibri]
DISTINZIONE
- Lo SLIP ha la parte posteriore più grande di quella anteriore: il sedere è coperto.
- IL TANGA (o “SLIP BRASILIANO” o “BRASILIANA”) ha la parte posteriore delle stesse dimensioni di quella anteriore: il sedere è, in parte, scoperto.
- Il PERIZOMA ha la parte posteriore più piccola di quella anteriore: il sedere è scoperto interamente.
[VITO COPPA 2007) su www.capafresca.com ]
DONO - Una donna senza reggiseno è come un dono senza pacchetto. [PROVERBIO FRANCESE]
EIFFEL - Per un po’ di tempo si è creduto che l’inventore del reggicalze fosse Gustave Eiffel, l’ingegnere che ha dato il suo nome al più celebre monumento della Parigi moderna. Il reggicalze sarebbe stato disegnato per la prima volta su un angolo di tovaglia, in un ristorante, da un marito che intendeva liberare la moglie dalle torture del busto e delle giarrettiere. Esistono anche documenti (articoli, ritagli d’epoca) che comprovano questo atto di nascita: purtroppo, sono falsi. (...) Perché questa leggenda metropolitana, scaturita dalla fantasia di un umorista, Jaques Lob, e messa in giro negli anni ’60, potè riscuotere tanto credito, al punto che lo stesso autore fu indotto a fabbricare tutta una documentazione fittizia? Evidentemente, perché era verosimile. E’ il fondamento di questa verosimiglianza è l’analogia tra la forma del reggicalze e quello della celebre Torre, soprannominata, non a caso, “Mademoiselle”. (...) Ma ciò che ci colpisce nel reggicalze è principalmente il suo aspetto “architettonico”. Perciò appare verosimile che a concepirlo sia stato un ingegnere. Il reggicalze è una costruzione: a mostrarlo è il suo stesso nome, che è un nome composto, “porte-jarretelles”. Ora, gli elementi di cui si compone il reggicalze sono una cintura stretta e alcuni nastri che terminano con un gancetto. La loro mescolanza, la loro armonia, determinano un’identità enigmatica. [GIOVANNI BOTTIROLI (1995), “Il reggicalze”, Ed. Gribaudo]
ELASTICITA’ - La tecnica della corsetteria ha fatto un ulteriore passo avanti nel 1959 con l’invenzione dell’elastam, una fibra sintetica in cui si alternano segmenti rigidi ed elastici. Oggi l’elastam si trova nella maggior parte degli indumenti intimi perché garantisce aderenza e vestibilità; non è mai impiegato da solo, ma sempre associato a una fibra rigida: cotone, seta, pizzo. L’altra grande novità degli anni Novanta è la microfibra; un insieme di filamenti sottilissimi arrotolati in un filo soffice e setoso che garantisce insieme l’aderenza e la traspirabilità. [GIORGIO CONVERSI - SUSANNA ZUCCHI PIRAS (1997), “Intimo”, Ed. Idealibri]
FAMA - Oltreoceano Lana Turner, intervistata da un giornalista, alla domanda: “Come è diventata famosa?” pare abbia risposto: “Mi sono messa un buon reggiseno e una maglietta di due taglie inferiori alla mia”. [DONATA CHIADINI (1989), “Storia del reggiseno”, Ed. Napoleone]
FASCISMO - Soltanto le dame dell’aristocrazia e dell’altissima borghesia continuavano a mettersi i reggiseni eleganti, comparandoli o facendoli venire dall’estero. Le italiane delle classi medie e povere tornano - o continuano - a indossare quegli squallidi reggiseni dai colori tristi e di tessuti rozzi. [DONATA CHIADINI (1989), “Storia del reggiseno”, Ed. Napoleone]
FEMMINILITÀ - Visto da vicino e con occhio analitico un reggicalze è un oggetto esiguo e persino un po’ ridicolo, per via di quegli elastici che, ornati di pizzi e di nastri, scendono con un fermaglio di gomma e metallo ad agganciare la calza. Portarlo, questo piccolo argano, non è poi tanto comodo, ma tant’è: appena una donna se lo stringe alla vita si sente più consapevole della sua femminilità. [PAOLO LOMBARDI - MARIAROSA SCHIAFFINO (1986), “… ma le calze”, Ed. Idealibri]
FIBRE - Le fibre cosiddette “man made” cioè fatte dall’uomo, si distinguono in artificiali e sintetiche. Le fibre artificiali (acetato, cupro, viscosa) si ottengono utilizzando direttamente o trasformando polimeri esistenti in natura, come la cellulosa. Le fibre sintetiche (elastam, poliammide, poliestere, acrilico) sono ottenute per sintesi da idrocarburi, carbone e acqua. Quelle poliammidiche (nylon, tactel) garantiscono la leggerezza, quelle elastomeriche (dorlastan) l’elasticità. Nati dalla chimica del petrolio, i tessuti sintetici hanno avuto un’enorme diffusione nel dopoguerra e sono oggi i più usati nell’industria tessile. La maggioranza delle fibre “man made” prodotte attualmente è costituita da microfibre. La struttura a filamenti sottilissimi elimina tutti gli inconvenienti delle fibre sintetiche, rendendo il tessuto morbido e traspirante, in quanto permette il passaggio del vapore acqueo. [GIORGIO CONVERSI - SUSANNA ZUCCHI PIRAS (1997), “Intimo”, Ed. Idealibri]
GAMBE
- Gambe e dunque calze, perché mai come in questo caso il contenuto è messo in risalto dal contenente che, ricoprendo, mostra, esibisce, sottolinea … per il piacere chi indossa e di chi guarda. Lucide velatissime, ornate di ricami e trafori, color carne o color fumo, con la cucitura per dirigere gli sguardi, a rete per impigliarli … quelle più femminili. Allegre variopinte, fantasiose quelle più giovani. [PAOLO LOMBARDI, - MARIAROSA SCHIAFFINO (1986), “… ma le calze”, Ed. Idealibri]
GIARRETTIERE
- Alla giarrettiera è dedicato un importante ordine cavalleresco, il celeberrimo Ordine della Giarrettiera che fu istituito in Inghilterra nel 1437 da Edoardo III. Si narra che il sovrano, in occasione di un torneo, si chinò a raccogliere la giarrettiera della contessa di Salisbury, e che nel restituirgliela, disse: “Honni soit qui mal y pense - Sia maledetto chi ne pensa male”. Originariamente la giarrettiera era costituita da una fascia di stoffa che veniva legata poco sopra il ginocchio, in seguito gli fu data maggior importanza, aggiungendo delle decorazioni fatte di nastrini, pietre preziose e spille laccate. Nel 1862 vennero applicati, nella parte alta delle calze, dei passanti in cui i nastrini potevano svolgere al meglio la loro funzione di sostegno. [AUGUSTO VECCHI (1999), “Storia della biancheria che seduce”, Ed. Di Fraia]
- Con l’avvento del busto e poi delle guaine, nacquero al loro seguito le giarrettiere cioè i nastri che uniscono le calze al busto tramite delle pinzette. Inizialmente oltre alla funzione di sostenere le calze, le giarrettiere avevano anche quella di spingere il busto verso il basso. Oggi le giarrettiere sono chiamate anche con il termine reggicalze e sono costituite da una sottile “cintura” aderente alla vita, generalmente di satin e pizzo, dove sono attaccate le giarrettiere (nastrini elasticizzati). [AUGUSTO VECCHI (1999), “Storia della biancheria che seduce”, Ed. Di Fraia]
- La giarrettiera è un elastico (in genere con decorazione di nastrini, finanche di pietre preziose e spille laccate) che ferma la calza della donna sulla coscia. [VITO COPPA (2006) su www.capafresca.com ]
GRECHE - In Grecia le donne, sotto il chitone o il peplo, erano nude. L’abito era ottenuto con un rettangolo di stoffa che non veniva né tagliato né cucito; cadeva dalle spalle ed era drappeggiato sul corpo; poteva essere allacciato con una fibula (simile a una spilla di sicurezza) agganciata sulle spalle, sotto il seno, o alla vita. La donna più elegante era quella che sapeva portare il suo indumento con maggiore grazia e fascino. Il peplo era in genere più massiccio, di lana ruvida; il chitone, più leggero, era di tessuto fine, a volte di lino, spesso con pieghettature minuziose. [LUCIANO SPADANUDA (1997), “Storia delle mutande”, Ed. Castelvecchi]
GUEPIERE
- Inventata nel 1945 da Marcel Rochas, deve il suo nome al termine francese guepe (vespa): la guepiere stringe l’addome ottenendo l’effetto “vita di vespa”. Si tratta di un bustino allungato con reggicalze, chiuso sulla schiena da una serie di ganci. Contiene il busto e la parte alta dei fianchi con sapienti alternanze di tessuti rigidi ed elastici; le stecche modellano il corpo e i ferretti aiutano a sostenere il seno. Oggi viene indossata solo in occasioni particolari, ed ha un valore decisamente erotico. [GIORGIO CONVERSI - SUSANNA ZUCCHI PIRAS (1997), “Intimo”, Ed. Idealibri]
- La guepiere è un bustino femminile (allungato con reggicalze e chiuso sulla schiena con una serie di ganci o lacci) che assottiglia la vita. “Guepiere” viene dal francese “guepe” (vespa) (dal latino “vespa”) per il paragone a “vitino da vespa”. La guepiere fu inventata da Marcel Rochas nel 1945. Oggi s’indossa solo in occasioni particolari per il suo valore erotico. La guepiere alterna tessuti rigidi ed elastici ed è munita di stecche che modellano il corpo. Ha ferretti che aiutano a sostenere il seno e può avere (o non avere) le spalline. [VITO COPPA (2006) su www.capafresca.com ]
GUERRA - Mentre l’Italia è scossa dai bombardamenti e il pane sta per essere razionato (...) Le calze erano pressoché introvabili perché le fabbriche erano state quasi tutte riconvertite e non ne producevano più. Certo si potevano fare in casa con lana o cotone ai quattro ferri, ma ne venivano fuori orrendi calzettoni grossi e ruvidi! Allora soccorse l’astuzia: le calze vennero dipinte sulle gambe con un unguento color ocra e la cucitura, che non poteva mancare non essendo ancora state inventate le calze senza riga, veniva disegnata con la matita scura. [PAOLO LOMBARDI, - MARIAROSA SCHIAFFINO (1986), “… ma le calze”, Ed. Idealibri]
HONI SOIT QUI MAL Y PENSE (Svergognato sia colui che di ciò pensa male) - Sono il motto dell’ordine della Giarrettiera. Una leggenda notissima - raccolta per la prima volta da Polidoro Virgilio - narra com’esso fosse istituito fra il 1347 e il 1349 da Edoardo III in onore della contessa di Salisbury, amante del re, - che poi non si sa precisamente quale fosse - la quale in un ballo lasciò cadere per caso un legaccio di calza, o giarrettiera, che il re fu sollecito a raccogliere, rimbrottando i cortigiani che ne sorridevano, con le parole riportate di sopra. GIUSEPPE FUMAGALLI (1894), “Chi l’ha detto?”, Ed. Hoepli]
IMPICCAGIONE - Di un altro aspetto truculento della vita sociale del Medioevo possiamo accertare la mancanza, penosa, di un paio di mutande dal guardaroba femminile. Le cronache riferiscono che nel 901 una donna accusata di tradimento venne impiccata e quindi appesa con la testa in giù per vituperare il suo cadavere e disonorarla maggiormente: infatti gli abiti le erano ricaduti addosso lasciando scoperti i genitali. Le condanne a morte di donne mediante impiccagione venivano usualmente commutate in altre pene capitali per “il rispetto dell’onore femminile”, poiché i passanti sarebbero andati altrimenti a sbirciare sotto le loro gonne, una volta apprese al nodo scorsoio. L’alternativa non era esaltante considerato che le sventurate erano bruciate sul rogo, annegate in un sacco oppure sepolte vive. Questa “benevolenza” dei giudici durò sino al Cinquecento, tant’è vero che quando nel 1584 vennero impiccate a Norimberga “Maria dei tiratori” e “Catia dei contadini”, prostitute e ladre, un magistrato commentò che ciò non era mai avvenuto in precedenza. Dal secolo XVI restò l’impiccagione e mutarono i costumi: infatti le donne venivano appese in pantaloni o con le gonne lunghe legate in fondo. Ad Amsterdam, nel 1535, quando i battisti venivano condannati all’impiccagione, si aveva cura di cucire sul fondo gli abiti delle donne. In seguito, nel secolo XVII, si preferiva invece far infilare una sorta di calzoni alle condannate. Dagli atti legali inglesi si è appreso che alcune donne, prima di salire sul patibolo, pregavano il boia di non appenderle molto in alto affinché la folla non potesse guardare sotto le gonne. (…) L’infelice regina Maria Stuarda, quando si inginocchiò davanti al ceppo per essere decapitata, portava mutande, candide di fustagno. [LUCIANO SPADANUDA (1997), “Storia delle mutande”, Ed. Castelvecchi]
INIZIAZIONE - Le donne che furono adolescenti negli anni Cinquanta ebbero, come segno peculiare del passaggio dalla fanciullezza alla giovinezza, un paio di calze di nylon. (...) Le calze lunghe e velate infatti sancivano l’entrata nel mondo degli adulti perché permettevano di indossare le scarpe col tacco, e quindi di avere una andatura più provocante, e perché davano una sicurezza nuova alla goffa ragazzina che cominciava a sentire il richiamo dell’altro sesso. (...) Raggiunta la meta, le gambe erano finalmente laureate al piacere di farsi guardare. E una nuova donna imboccava la sua strada. [PAOLO LOMBARDI, - MARIAROSA SCHIAFFINO (1986), “… ma le calze”, Ed. Idealibri]
JARRETIERE E JARRETELLE - Con il termine ‘jarretiere’ i Francesi intendono il nastro di stoffa che si avvolge intorno alle gambe per trattenere le calze, e la cui data di nascita va collocata nel Medio Evo; invece con il termine ‘jarretelle’ si indicano i nastri gommati che accompagnano il “busto 1900”, e che potranno integrarsi con la guaina o con il reggicalze: le ‘jarretelles’ hanno inizialmente la funzione di tendere le calze e tirare il busto sul davanti, generando l’auspicata linea dritta. [GIOVANNI BOTTIROLI (1995), “Il reggicalze”, Ed. Gribaudo]
LA GIARRETTIERA ROSA
Quand’ecco si alza un po’ di vento
la gonna balza su
è solo questione di un momento
ma non me la scordo più.
La giarrettiera rosa
e chi l’ha vista
ormai con la mente più non riposa
pensa alla dolce cosa
la giarrettiera rosa
chi la vede non la scorda più.
[PAOLO CONTE (1974)]
LEVATE ‘A CAMMESELLA
E levate 'o mantesino […]
E levate 'a vesticciolla […]
E levate 'o suttanino […]
E levate stu curzetto […]
E levate 'a cammesella […]
[Versi di LUIGI STELLATO - Musica di FRANCESCO MELBER (1875)]
LIBERAZIONE - La storia della biancheria intima è parallela a quella della liberazione femminile. Ai suoi inizi, è un vero e proprio imprigionamento: il busto di stecche di balena, il reggipetto anch’esso rinforzato di stecche, le mutande con i lacci e le giarrettiere che segano la carne costituiscono elementi di guscio e di corazza, tormentosi come il cilicio; tutte quelle legature strette, quei nodi e quei bottoni sottolineano la schiavitù, l’impaccio, l’impossibilità a procedere speditamente. Una donna così bardata e incatenata non può correre, non può fuggire, ma deve per forza restare in poltrona, oppressa, a cucire e fabbricare altre maglie, altri indumenti-strettoie. [BERNARDINO ZAPPONI, “Sotto le gonne tra eros e moda” in Cecil SAINT LAURENT (1986), "Intimo. Storia, immagini, seduzioni della biancheria intima", Ed. Idealibri]
LINGERIE IN NAPOLETANO
- BUSTO, GUEPIERE - Curzè (s. m. inv.)
- GIARRETTIERA - Taccaglia (s. f. - pl. 'taccaglie') [abbreviazione di 'attaccaglia', deverbale di 'attaccare']
- LINGERIE - Sottopanne (s. m. inv.)
- REGGICALZE - Rejecauzette (pronuncia: reiecauzètte) (s. m. inv. - pl. 'e rejecauzette)
- REGGISENO - Rejezizze (s. m. inv.)
- SLIP FEMMINILE - Cazunettella [femminile di 'cazunetto' = mutande da uomo] (s. f.)
[RAFFAELE BRACALE (2010), Comunicazione personale]
LOLA, LOLA! - Al primo, irrequieto sguardo di Unrat le lunghe calze nere di lei rivelarono un ricamo violetto. Per un po’ Unrat non osò più muoversi. [HEINRICH MANN (1900), “L’angelo azzurro”]
LYCRA - Nel 1950 la Du Pont di Nemours, sempre lei, inventò il lycra: un tessuto molto estensibile costituito da due fili, uno sintetico (poliestere o poliammide) e l’altro formato da una fibra elastica molto leggera (elastane). Il primo costituiva l’85% e il secondo il 15% del lycra. Sarà necessario aspettare ancora trent’anni prima di trovare il tessuto ideale che risolva importanti problemi tecnici: la tintura del poliestere a 130 gradi distruggeva l’elastane, il cloro delle piscine rovinava le fibre e sulla poliammide apparivano macchioline bianche alla minima tensione delle maglie. (…) Una percentuale lycra tra il 2 e il 4% mescolata alle fibre naturali o artificiali, è sufficiente per contornare tutte le curve del corpo. Il filo può estendersi fino a quattro o cinque volte la sua lunghezza iniziale, per poi riprendere istantaneamente le dimensione originali. Fine, morbido, ultraestensibile, si presenta come una seconda pelle che regala sensazioni inedite a coloro che lo indossano. E’ il tessuto sognato per la biancheria intima. [BEATRICE FONTANEL (1997), "Busti e reggiseni", Ed. Idealibri]
MESSAGGI - Inviare e ricevere messaggi è una caratteristica del mondo contemporaneo. Messaggi di ogni tipo (immagini, parole, strip di fumetti) vengono impressi sulle t-shirt e sugli slip. [ANNA OLIVERIO FERRARIS (2011) su “Psicologia contemporanea”]
MEZZA CALZETTA - ‘Mezza calzetta’ è un termine dispregiativo molto diffuso anche oggi per indicare una persona mediocre, con metodi e azioni un po’ meschine, che deludono le aspettative. Per capire lo spunto concreto di questa espressione, bisogna sapere che in un ormai lontano passato, quando le gonne erano ancora lunghe e il costo della seta proibitivo per molte donne, furono messe in commercio calze realizzate in seta soltanto nella parte inferiore e completate, da metà polpaccio in su, con filato di minor valore. In tal modo l’effetto estetico di quanto occhieggiava tra l’orlo della gonna e il collo della scarpa era ottimo, il resto rimaneva celato agli sguardi. L’espediente fu però presto messo fuori gioco dal progressivo accorciarsi delle gonne, che aumentava l’altezza della parte in seta e il rischio di svelare l’inganno. [PAOLO LOMBARDI - MARIAROSA SCHIAFFINO (1986), “… ma le calze”, Ed. Idealibri]
MODA - Che cos’è successo negli ultimi quindici-venti anni nel settore della moda intima? Molto semplicemente, è successo che è diventata “moda”. Che cioè da casta, appartata e tradizionalissima “biancheria intima”, venduta per lo più in merceria o nei grandi magazzini, si è trasformata in “intimo”. Perdendo per strada quell’antiquato sostantivo però non si è ridotta - anche se spesso si è molto ridotta la superficie del corpo che era solita coprire. Ha guadagnato anzi in varietà, personalità raffinatezza, innovazione tecnica e stilistica, conquistandosi l’interesse di stilisti e di grandi aziende, pagine e pagine di pubblicità su giornali e riviste e le boutique delle più importanti vie del centro. [RAFFAELLO NAPOLEONE, Prefazione a LAURA COLAGRANDE (2003), “La scommessa dell’intimo”]
MODELLATORE - E’ un particolare tipo di body che, per il suo effetto contenitivo, può essere idealmente considerato un discendente del busto. Pur non avendo stecche che comprimono, assottiglia la vita, sorregge il seno, aiuta a raddrizzare la schiena e corregge i difetti del fisico. Insomma, come si deduce dal nome “modella”. [GIORGIO CONVERSI - SUSANNA ZUCCHI PIRAS (1997), “Intimo”, Ed. Idealibri]
MUTANDONI - Già dalla primavera del 1807 sui ‘boulevards’ parigini si vedevano passeggiare donne che in fondo all’abito, sulle caviglie, facevano spuntare festoni e pizzi quali ornamenti finali di una lunga mutanda di lino o di tela fine, legata alla vita, che conferiva ampiezza alla gonna. I mutandoni a pantalone non erano una novità perché esistevano già dalla fine del Settecento in Inghilterra e in alcuni Paesi del Nord Europa, come l’Olanda, e si chiamavano “i tubi di decenza”. Avevano un uso generalmente pratico: li indossavano le cameriere impegnate in lavori pesanti, per evitare che la vista delle loro parti intime infiammasse i padroni di casa. (...) Qualche nobildonna li aveva accettati per le battute di caccia; in Olanda li indossavano regolarmente le pattinatrici e le ballerine. (...) In Francia i mutandoni entrarono ufficialmente nel 1807 con la pubblicazione di un figurino sul “Journal de Mode”: l’indumento era lungo sino alle caviglie e guarnito di merletti. Ma l’accoglienza fu piuttosto fredda perché le signore eleganti pensavano che fosse un capo immorale, indecente, ancora legato al mondo delle ballerine e delle prostitute. [LUCIANO SPADANUDA (1997), “Storia delle mutande”, Ed. Castelvecchi]
NEGOZIETTI - Con il nylon anche la biancheria più civettuola viene a essere alla portata di tutte, costa poco, è pratica, non si sciupa o scolorisce. Le calze, è vero, si smagliavano, ma allora - si era ancora lontani dal boom economico - si portavano a far rimagliare in microscopici negozietti. [DONATA CHIADINI (1989), “Storia del reggiseno”, Ed. Napoleone]
NYLON
- Alla fine degli anni Trenta negli stabilimenti americani dalla DuPont il nylon, originariamente utilizzato per i paracadute, diviene la materia prima per la confezione di calze e indumenti intimi. La nuova fibra permette di creare tessuti sottili e impalpabili, particolarmente adatti a una biancheria che, sotto le gonne strette e lunghe deve essere essenziale. [GIORGIO CONVERSI - SUSANNA ZUCCHI PIRAS (1997), “Intimo”, Ed. Idealibri]
- A partire dal 1929 la società americana Du Pont di Nemours iniziò le sue ricerche su un nuovo filato sintetico, più resistente, ricavato da fenolo, idrogeno e acido nitrico. In seguito a queste ricerche, condotte dal dottor Wallace H. Carothers e dalla sua equipe, nell’ottobre del 1938 la Du Pont de Nemours annunciò al mondo la scoperta del nylon. [BEATRICE FONTANEL (1997), "Busti e reggiseni", Ed. Idealibri]
OCCHIELLI - Nel 1823 a Londra, Rogers brevetta un busto con chiusura a occhielli, detto così sembra una stupidaggine, ma in effetti fa sì che la donna possa chiudersi da sola il corsetto. [DONATA CHIADINI (1989), “Storia del reggiseno”, Ed. Napoleone]
PAGLIACCETTO - Che cos’era il pagliaccetto? Era una via di mezzo tra un body e un top, la parte superiore aveva il reggiseno sottolineato e la parte inferiore finiva a calzoncini o a mutandina, con tre bottoncini - o automatici - che lo chiudevano al cavallo. Le signore dotate naturalmente di seni alti lo portavano senza sotto nulla, le meno fortunate non potevano fare a ameno di indossare, sotto, un reggiseno. Il pagliaccetto poteva essere trasparente, traforato o intarsiato, erano molto graziosi i pagliaccetti tutti cuciti a piegoline che sembravano plissettati. I colori potevano essere rosa, celeste e ecru per le signore più “serie”, verde penicillina o neri per quelle che, spogliandosi, volevano apparire più sexy. [DONATA CHIADINI (1989), “Storia del reggiseno”, Ed. Napoleone]
PASTORA - Il maestro Ferrigno di Via San Gregorio Armeno ha introdotto la lingerie nel presepe napoletano, creando la pastora Michela Vittoria Brambilla, seduta in minigonna con calze autoreggenti. [VITO COPPA (2007) su www.capafresca.com ]
PATRIA - Le americane, particolarmente patriottiche, risposero in massa all’appello del War Industries Board (Ufficio per l’Industria Bellica), rinunciando ad acquistare corsetti con stecche d’acciaio a partire dal 1917, anno dell’entrata in guerra degli Stati Uniti, permettendo di recuperare ben 28.000 tonnellate di questo metallo, ovvero il necessario per costruire due corazzate. [BEATRICE FONTANEL (1997), "Busti e reggiseni", Ed. Idealibri]
PIACERE DEL “BASSO” - Ogni mattina quando prendo il mio primo caffè al bar, Donna Concetta esce dal basso in camicia da notte e offrendo trasparenze imbarazzanti, dopo un ampio sbadiglio ordina: " ’Nu cafè". [LUCIO RAINERI (2006) su www.capafresca.com ]
PORTE-JARRETELLES - A ideare il porte-jarretelles fu uno sconosciuto merciaio, Fereol Dedieu, nel 1876. (...) l’aggeggio progettato da Fereol Dedieu non aveva nessuna delle seduzioni che siamo soliti attribuire a questo capo di lingerie. Faceva pensare piuttosto a un marchingegno ortopedico. Il reggicalze, così come lo conosciamo, fu concepito all’inizio del secolo da un grande sarto, Paul Poiret. [GIOVANNI BOTTIROLI (1995), “Il reggicalze”, Ed. Gribaudo]
PREFORMATO - Il reggiseno preformato non ha cuciture sulla coppa. Con una speciale tecnica attraverso cui si utilizza il calore su speciali stampi metallici, viene data la forma al tessuto in modo che la coppa non necessiti di una modellazione tramite tagli e cuciture. [GIORGIO CONVERSI - SUSANNA ZUCCHI PIRAS (1997), “Intimo”, Ed. Idealibri]
PROVOCAZIONI - Le maggiori provocazioni della libidine provengono dai nostri indumenti. [ROBERT BURTON (1624), “Anatomy of Melancholy”]
REGGICALZE
- Non è tanto la donna che indossa il reggicalze quanto piuttosto il reggicalze che indossa la donna. [GIOVANNI BOTTIROLI (1995), "Il reggicalze. Come l'abbigliamento diventò seduzione", Ed. Gribaudo]
- Il reggicalze è un indumento intimo femminile formato da una fascia (o una cintura) che cinge la vita e da quattro nastri elastici con mollette a cui si fissano le calze. Nel 1876 il merciaio Fereol Dedieu ne ideò un prototipo, che, però, era poco seducente. Intorno al 1910, il grande sarto Paul Poiret creò il reggicalze così come lo conosciamo oggi, in concomitanza alla decadenza del busto e a favore di un intimo più leggero. Negli anni ’60, il reggicalze cadde in disuso, per la diffusione del collant, ma riapparve alla fine degli anni ’70, con una funzione esclusivamente seduttiva, fino ad oggi. Il reggicalze è, quasi sempre, ornato da pizzi, volant, ricami, fiocchetti e nastrini. In Francia è “porte-jarretelles”, negli Stati Uniti è “garter belt” e in Inghilterra è “suspender belt”. [VITO COPPA (2007) su www.capafresca.com ]
REGGICOLLANT - Sommerso di critiche perché sottrae al tatto e al desiderio una zona privilegiata della gambe femminili, il collant è corso ai ripari: è nato così il ‘reggicollant’, cioè un collant che simula le aperture del reggicalze, le sue ammalianti arcate. [GIOVANNI BOTTIROLI (1995), “Il reggicalze”, Ed. Gribaudo]
REGGISENO
- Dal punto di vista tecnico, il reggiseno ha una struttura estremamente complessa ottenuta assemblando più di trenta pezzi secondo precise regole di ingegneria. Il primo capo cha le caratteristiche del reggiseno odierno fa la sua comparsa negli Stati Uniti nel 1914, quando Caresse Crosby brevetta un modello formato da due fazzoletti e un sottile nastro. Da allora è cominciata una storia lunga e varia, con le sue punte di follia, fra cui il “carioca”, due ferretti che sorreggono il seno lasciandolo nudo. Ultimamente, dopo il trionfo del ‘push up’ e dei reggiseni strutturati, si stanno diffondendo i modelli “discreti”: alla volontà di enfatizzare i volume del seno si affianca la naturalezza che, come diceva Oscar Wilde, “è la migliore delle pose”. [GIORGIO CONVERSI - SUSANNA ZUCCHI PIRAS (1997), “Intimo”, Ed. Idealibri]
- Quando è steso ad asciugare, il reggiseno sembra un accessorio frivolo, ma in realtà è un prodotto industriale di grande precisione. Per realizzarlo, bisogna assemblare una ventina di pezzi diversi, di tulle, maglia o pizzo, di cui alcuni piccolissimi. La prima tappa consiste in un incredibile mosaico disegnato dai produttori perché, al momento del taglio, i chilometri di tessuto utilizzati in laboratorio siano usati nel modo più corretto: Poi avviene l’assemblaggio che per un modello mediamente sofisiticato, richiede trenta operazioni e l’intervento di trenta operaie. Le impunture devono essere eseguite con estrema precisione, al millimetro, così come l’annodatura finale delle cuciture e l’imbastitura … ognuna delle operaie dispone solo di pochi secondi per intervenire in questo lavoro fatto di “briciole”. Il reggiseno è il capo di abbigliamento più complesso che ci sia, al punto che i i robot automatizzati usati per altre confezioni sono incapaci di maneggiarlo. [BEATRICE FONTANEL (1997), "Busti e reggiseni", Ed. Idealibri]
RISA - Altra data storica per la moda fu il 13 marzo 1911. A parlarne, è il “Corriere della Sera”:
- “La comparsa in pubblico, a piazza San Babila, dell’arditissima moda ha suscitato ovunque le risa dei passanti, svegliando tanta curiosità da richiamar spesso la folla lungo il percorso delle audaci innovatrici.” Ma cosa c’era di tanto sconvolgente? Erano arrivate in Italia le “jupe-culottes”, ovvero le prime donne con le brache. [MARIA PARMEGIANI ALFONSI (1997), “I Segreti della Seduzione”, Ed. Marsilio]
SCISSIONE - Alla fine dell’800 dilaga la rivolta contro il busto, i cui effetti nocivi sulla salute della donna non possono più venire ignorati. (…) s’impone la necessità di una nuova soluzione: il busto si scinde, e viene sostituito dal reggiseno e dal reggicalze (o dalle giarrettiere). [GIOVANNI BOTTIROLI (1995), “Il reggicalze”, Ed. Gribaudo]
SEDUZIONE - ‘Tira piò un par ad calzett ch’un par ad bu’ (tira con maggior vigore un paio di calze da donna che un paio di buoi) è la versione costumata, ma ancora gustosa, di un modo di dire delle campagne romagnole per ribadire il perentorio richiamo dell’eterno femminino. Simboleggiato, ancora una volta, dal nostro fascinoso indumento. [PAOLO LOMBARDI - MARIAROSA SCHIAFFINO (1986), “… ma le calze”, Ed. Idealibri]
SETA - Riferendosi alla sua preziosa biancheria in seta, Greta Garbo disse: “Nessuno la vedrà mai; è terribilmente costosa e nessuno saprà mai che è di seta. Lo saprò io, e camminerò in modo diverso”. [GIORGIO CONVERSI - SUSANNA ZUCCHI PIRAS (1997), “Intimo”, Ed. Idealibri]
SEXY - La donna che indossa biancheria sexy fatalmente si muove e si atteggia in modo sexy; la seduzione di fondo emerge in superficie, come per una bizzarra legge d’Archimede. BERNARDINO ZAPPONI in Cecil SAINT LAURENT (1986), "Intimo. Storia immagini, seduzioni della biancheria intima", Ed. Idealibri]
SPALLINE REGOLABILI - Per milioni di donne la vita quotidiana diventò più semplice e pratica. Nel 1960 un ulteriore miglioramento rese ancora più facile la loro esistenza: spalline regolabili vennero adattate al reggiseno. [BEATRICE FONTANEL (1997), "Busti e reggiseni", Ed. Idealibri]
SPIRITOSO - La palma del reggiseno più spiritoso spetta alla filiale nipponica della Triumph che, in occasione del bicentenario della morte di Mozart, ha creato un reggiseno musicale: grazie a una “cimice” elettronica, quando lo si aggancia, il modello suona un’aria del compositore. [BEATRICE FONTANEL (1997), "Busti e reggiseni", Ed. Idealibri]
STORIA DELLE CALZE - Attraverso i secoli le donne portarono calze più o meno fini e pregiate secondo la moda, il ceto e le occasioni, ma non poterono mai o quasi mai esibirle, a causa della lunghezza delle gonne e delle regole del decoro. (…) poco o nulla sappiamo di quanto avvenne nelle alcove, almeno in quelle delle donne per bene. Quelle che per bene non erano (o non erano ritenute tali) avevano invece proprio nelle calze un segno di riconoscimento: le cortigiane, le prostitute, le modelle, le ballerine, le artiste di teatro e del circo portavano calze vistose e calzamaglia rigate o color carne che erano messaggio e simbolo della loro diversità. Anche le popolane esibivano calze, certo non fini e preziose, ma calze. Le loro gonnelle erano corte per ragioni economiche. (…) Nel 1937 W. H. Carothers aveva registrato negli Stati Uniti, con brevetto n. 2071250, il filo di nylon: i primi impieghi della portentosa fibra sintetica nella produzione delle calze sono datati 1939. (...) Nel ’56 una piccola rivoluzione: nascono le calze senza cucitura. (…) Nel 1959 arrivano le calzemaglia per i bambini, in lana e fibra acrilica: comode, robuste, coprenti, sono le antesignane di un altro capitolo-novità della nostra storia, la nascita e l’affermazione del collant. Esplode pochi anni dopo insieme alla moda più clamorosa che si potesse immaginare. (…) una giovanissima stilista inglese Mary Quant, propone la minigonna, ed è subito un successo travolgente. Mai le gambe femminili sono state così in vista, così protagoniste: per la strada, in ufficio, ovunque, le donne esibiscono senza problemi gambe e cosce inneggiando alla libertà, scandendo slogan contro la secolare costrizione. Alla minigonna seguono gli "hot pants", il cui nome caldo è già un programma: si trattava di pantaloncini che scendevano poco sotto l’inguine e che esigevano, come la minigonna, calze alte fino alla vita per combattere il freddo e soddisfare il comune senso del pudore. E’ il momento del collant elasticizzato. (…) Ma intanto le calze calze, quelle che si tengono su con le giarrettiere o con il reggicalze allacciato in vita preparano la rivincita. (…) Il collant piace invece alle donne per la sua indiscutibile praticità: te lo senti bene indosso, non fa pieghe né borse, quando è elasticizzato ti toglie persino qualche centimetro nei punti critici. Certo lo ammettiamo, non è sexy … ma proprio questa è la conquista, che oggi possiamo metterci le calze per scelta e non per abitudine, quando decidiamo di essere più seducenti, quando vogliamo fare un regalo al nostro uomo, quando decidiamo di essere più seducenti, quando scegliamo un vestito con gli spacchi e la biancheria di seta … Sappiamo quale effetto può fare. E ci contiamo. [PAOLO LOMBARDI - MARIAROSA SCHIAFFINO (1986), "… ma le calze", Ed. Idealibri]
SUOR LINGERIE - Suor Marie-Madaleine, detta “Suor Lingerie”, dell’ordine del Buon Pastore, vive in un convento di clausura a Saint Yrieix, vicino a Limoges. La religiosa dirige da anni un laboratorio specializzato nella confezione di ricami e rifiniture per biancheria intima femminile. Dalle sue mani escono capi raffinatissimi e preziosi, firmati dai più quotati ‘couturier’ francesi. Principale committente è la Maison Dior che da almeno vent’anni distribuisce ‘culottes’ e sottovesti di seta impreziosite dall’equipe religiosa. Suor Lingerie non si è mai trovata in imbarazzo con il suo lavoro: solo una volta si rifiutò di realizzare un tanga, una “volgare” strisciolina di tessuto. Scrisse alla Maison in termini indignati dopo aver nascosto il modello in un armadio del convento. [LUCIANO SPADANUDA (1997), “Storia delle mutande”, Ed. Castelvecchi]
TAGLIA DELLE CALZE - Più ancora che per i capi di maglieria la scelta della taglia per le calze deve essere precisa. Una maglia polo o un pullover un po’ fuori misura possono dare a chi li indossa un tono originale; un paio di calze fuori misura invece non lascia scappatoie. Se striminzite hanno breve durata e stringono in modo fastidioso; se sopramisura formano pieghe e borse antiestetiche e tendono ineluttabilmente a cadere sulle caviglie. Ricordate la regola delle nonne: avvolgere attorno al pugno il piede della calza e verificare che la sua punta tocchi senza sforzo il margine del tallone? Beh è sempre valida. In alternativa, nei nostri tempi frettolosi in cui le calze si comprano spesso a busta chiusa, bisogna saper dire al commesso il proprio numero di scarpe o cercare il bollino che indica la lunghezza del piede misurata in pollici inglesi (in genere da 8 a 12). [PAOLO LOMBARDI, - MARIAROSA SCHIAFFINO (1986), “… ma le calze”, Ed. Idealibri]
TANKINI - Il tankini (il cui nome deriva da 'tank top', la parte superiore, e bikini, la parte inferiore) è un costume da bagno realizzato in nylon, spesso impreziosito da pietre e applicazioni, formato da un pezzo superiore che copre parzialmente l'addome, lasciando di solito scoperte le parti più sensuali come l'ombelico, e un pezzo inferiore che può essere uno slip, un tanga, ma anche (molto raramente) una culotte. Inventato dalla designer statunitense Anne Cole, il tankini ha conquistato le passerelle e le cover dei 'magazine' più famosi. [FRANCESCA TRIPODI (2010), “Lingerie. Piccola guida all'abbigliamento della seduzione”, Ed. Astraea]