C’è una gestualità antica che appartiene al mondo dell’umano, ma trova la sua concordanza più piena ed universale nell’universo femminile.
La lenta gestualità del tuo corpo al tepore delle prime e soleggiate luci del mattino : i movimenti molli e cadenzati delle braccia, l’arpeggiare delle dita , tocco leggero su corde di cetra, nel massaggio balsamico del corpo, rimandano ad un cerimoniale ancestrale.
E mentre ti ammiro, si rianima sotto i miei occhi in una plasticità vitale la scena della Venere di Milo e rivedo con gli stessi occhi del poeta la bionda Monna Laura alle “chiare , fresche e dolci acque”.
Sono incantato da questo cerimoniale fermo nel tempo, miracolo della natura, come il rincorrersi dei giorni , l’alternarsi delle stagioni, il ritorno degli stormi migratori o l’appuntamento puntuale delle mimose al primo disgelo primaverile.
Capisco allora di trovarmi al cospetto di un cerimoniale sacrale, quasi divino, vicino ai termini di un immanentismo, sulla cui natura metafisica c’è un intento di messaggio perenne e trasversale di grazia e gentilezza, di dono e di pace che solo nella ontologia femminile trova la sua più completa sintesi.
Patmos 31 agosto 2005