Il capro espiatorio era una capra, qualche volta anche un’altra bestia, che veniva allontanata nella natura selvaggia, come parte delle cerimonie ebraiche dello Yom Kippur, il Giorno dell'Espiazione, all'epoca del Tempio di Gerusalemme: il capro era caricato dal sommo sacerdote di tutti i peccati del popolo e poi mandato via nel deserto (Lev. 16, 8-10; 26). L’animale, anche detto anche capro emissario, era simbolicamente capace di accogliere sopra di sé i mali e le colpe della comunità, la quale per questo processo di trasferimento ne viene liberata.


Il capro espiatorio, dipinto di William Holman Hunt (1854).

Questa trasmissione del male era conosciuta anche dagli Assiri, dai Babilonesi e dai Greci. Nell’antica Roma, quando si commetteva un omicidio, la famiglia della vittima aveva prerogativa di uccidere l’assassino; tuttavia, le XII Tavole prescrivevano che, in caso di omicidio involontario, l’autore del fatto doveva consegnare un ariete alla famiglia dell’ucciso, che veniva sacrificato al posto del colpevole. Nella teologia cristiana, la storia del capro espiatorio del Levitico viene interpretata come una prefigurazione simbolica del sacrificio di Gesù, che si addossa i peccati dell'Umanità, essendo stato scacciato dalla città per ordine dei sacerdoti. In senso figurato, un capro espiatorio rappresenta qualcuno che viene selezionato arbitrariamente per portare la colpa di una calamità. La ricerca del capro espiatorio è l’atto irrazionale di ritenere una persona oppure un gruppo di persone responsabile di una moltitudine di problemi. La ricerca del capro espiatorio è un importante strumento della propaganda: ad esempio, gli Ebrei vennero individuati dalla propaganda nazista come fonte del collasso politico e dei problemi economici della Germania.