Dall'ultima lettera:
"""......Mia dolce madre, l'unica che mi è più cara della vita, non voglio marcire sottoterra. Non voglio che i miei occhi o il mio giovane cuore divengano polvere. Accuserò gli ispettori, il giudice e i giudici della Corte Suprema di fronte al tribunale di Dio.....
Non voglio che tu ti vesta di nero per me. Fai di tutto per dimenticare i miei giorni difficili. Dammi al vento perché mi porti via.....
Prega perché venga disposto che, non appena sarò stata impiccata, il mio cuore, i miei reni, i miei occhi, le mie ossa e qualunque altra cosa che possa essere trapiantata venga presa dal mio corpo e data a qualcuno che ne ha bisogno, come un dono. Non voglio che il destinatario conosca il mio nome., compratemi un mazzo di fiori oppure pregate per me....."""
La pena capitale: la piu' grave punizione che possa essere inflitta ad un uomo! Essa ha radici profonde e lontane e, dalla nascita della Civilta' e sino alla prima meta' del secolo scorso, sono stati pochissimi gli Stati che vi avevano rinunciato, ivi compreso lo Stato Pontificio che esegui' l'ultima sentenza di morte nel 1870.
Oggi, molte Nazioni l'hanno ormai abolita dai loro ordinamenti giuridici (es. i Paesi europei), altri ne fanno un uso parco (es. U.S.A. e Giappone), altri ancora ne fanno un uso forse un po' troppo disinvolto (es. Cina, Corea del Nord, Iran, etc.), resta comunque l'interrogativo di fondo posto alla coscienza di ognuno di noi: e' giusto o meno che lo Stato uccida chi viola gravemente le sue regole?
A questa domanda io, personalmente, propenderei a rispondere di si', se non fossi trattenuto dallo spettro dell'errore giudiziario che, come affermava Carnelutti, sempre aleggia immanente in ogni processo.
La triste vicenda della povera giovinetta Reyhaned e' stata, bisogna purtroppo riconoscerlo, diffusa in maniera distorta dalla maggioranza dai mass-media mondiali, proprio al fine di accentuare la crudelta' di un regime, per molte ragioni particolarmente inviso nel Mondo.
Si e' artificiosamente indotto la Pubblica Opinione mondiale a credere, mediante un uso equivoco di aggettivi e tempi verbali, che la Poveretta avesse ucciso il suo stupratore nell'atto di difendersi legittimamente dal tentativo di violenza in atto e da qui la conseguente unanime esecrazione del Regime per l'evidentemente ingiusta condanna.
In realta' i fatti accertati, al di la' di ogni ragionevole dubbio, ci dicono che la Giovane uccise il suo aggressore alcuni giorni dopo il tentativo di violenza carnale, animata da un puro desiderio di vendetta.
Che poi il suo desiderio di vendetta potesse avere delle attenuanti, vuoi per la sua giovane eta' e vuoi per la cultura mussulmana in cui Ella era immersa, e' senza dubbio vero, cosi' come altrettanto vero e' pero' che nessuno Stato, degno di questo nome, potrebbe consentire ad libitum dei suoi cittadini delle sanguinarie vendette private.
In realta', in qualunque altra Nazione del Mondo la povera Giovinetta avesse compiuto quel delitto, sarebbe stata in qualche modo punita, anche se magari non con la pena di morte!
A questo proposito poi occorre fare una digressione: l'Iran e' una delle Nazioni piu' fortemente legate alla tradizione della Legge islamica, la Sharia, che discende direttamente dalle "sure" del Corano, con poche aggiunte dei primi discepoli di Maometto. Un Diritto che dal lontano 650 D.C. si e' cristallizzato nei secoli, affatto impermeabile al progresso della societa' umana compiuto in questi ultimi 1400 anni circa; in altre parole sarebbe stato come se in Italia avessimo processato la sfortunata Ragazza applicando il Diritto Romano qua in vigore nel 600 D.C.
Questo pero' e' tutto un altro discorso, che attiene al principio che ogni Popolo ha le Leggi ed i Governanti che si merita!!!