I continui progressi della scienza e della tecnologia hanno reso sempre più agiata la vita quotidiana degli individui, consentendo a noi tutti di poter usufruire di comodità ed agi difficilmente immaginabili soltanto un secolo fa.
Anche nel campo dei processi produttivi industriali, in generale, il progresso tecnologico ha liberato - usiamo pure questa espressione - l'uomo dall'incombenza di mansioni francamente umili e di lavori alienanti e spersonalizzanti: gli elettrodomestici, le macchine utensili sempre più automatizzate, i computers, i robots, infatti, sempre in maniera più diffusa e sempre in modo più efficace, sostituiscono l'uomo in tutte quelle attività manuali che, in genere, comportavano grande dispendio di energia fisica e cospicue perdite di tempo. Tali effetti, nel ciclo produttivo industriale e dei servizi, hanno fatto sì che sempre più spesso il lavoro dell'uomo viene svolto da macchine elettromeccaniche ed elettroniche, con un indubbio risparmio in termini economici giacché la macchina, dov'è adeguatamente impiegata, riesce a svolgere le mansioni di un lavoratore in maniera certamente più precisa, più veloce, più efficace ed in modo sicuramente più economico, realizzando un drastico abbattimento dei costi di produzione.
Questo inarrestabile progresso tecnologico, se da un lato ci ha consentito di migliorare sempre più il nostro tenore di vita, dall'altro lato ha cominciato ad avere una crescente ripercussione sulla domanda di mano d'opera da parte di sempre più vasti settori dell'industria e del terziario. Infatti, a mano a mano che procede lo sviluppo tecnologico, si vede che le macchine riescono sempre di più a sostituire vantaggiosamente l'uomo in un numero esponenzialmente crescente di mansioni e di attività, per cui non è difficile poter immaginare che in un lontano futuro, ad esempio tra tre o quattro secoli, la stragrande maggioranza degli uomini diventerà pressoché inutile nel processo produttivo e sarà invece soltanto utile quale consumatori.
A questo punto però si porrà il problema di come le grandi masse di individui, escluse per la gran parte di loro dal processo produttivo, potranno procurarsi il reddito necessario per poter continuare a consumare ciò che, sia pure a costo assai basso, viene prodotto.
In tal momento, il drammatico crollo della domanda sarà pressoché totale e nessuna impresa privata potrà più continuare a produrre nella consapevolezza di non avere praticamente più consumatori acquirenti.
Non ci sarà quindi altra alternativa che la statalizzazione di ogni processo produttivo, in una società in cui solo lo stato si assumerà il compito di produrre e far lavorare la maggior parte dei cittadini in lavori pressoché simbolici, dando loro un modestissimo salario di sopravvivenza.
La società di questo remoto futuro diventerà perciò grigia, triste, misera, in un mondo dove finalmente, ma a quale prezzo, si sarà raggiunto un totale egualitarismo sociale.

(scritto il 14/03/2004)