E' indubbio che l'attività politico-sindacale sia molto onerosa, non fosse altro che per per la tradizione tutta italiana di voler disporre di imponenti apparati centrali e periferici e poter adeguatamente diffondere le proprie ideologie attraverso i mass-media. Bisogna inoltre considerare che mentre i Sindacati possono attingere a piene mani ai contributi milionari direttamente trattenuti alla fonte sulle retribuzioni dei lavoratori iscritti, non altrettanto possono fare i Partiti politici che si devono, invece, affidare unicamente alle elargizioni volontarie di iscritti e simpatizzanti. Da qui l'idea - per certi versi geniale - di obbligare letteralmente tutti i cittadini a finanziare anche la notoriamente pregevole attività politica svolta dai Partiti, sia essi della Maggioranza e sia dell'Opposizione. Sicuramente una così brillante idea che poteva, in un certo qual modo, riequilibrare il divario economico tra i Partiti politici ed i Sindacati, e passata peraltro quasi indenne attraverso i vari referendum abrogativi indetti nel corso degli anni, ben meritava di essere maggiormente approfondita e perfezionata, debbono aver pensato i leaders dei vari Partiti politici italiani e, se l'introduzione dell'euro ha prodotto un sensibile decremento del potere d'acquisto della moneta (come da più parti lamentano i ceti più disagiati della popolazione), nulla vieta di poter far lievitare sensibilmente la percentuale di ricchezza nazionale che deve essere riversata nelle casse delle Organizzazioni politiche, magari anche in generosa misura tale da mettersi prudentemente al riparo da eventuali futuri imprevisti finanziari. Per cui il semplice raddoppio del contributo pubblico deve essere apparso sicuramente come un incremento più che giusto ed appropriato.
Nel tempo della prima Repubblica si soleva dire, con una qualche malcelata ironia, che di fronte ai soldi non c'erano bandiere e colori politici che tenessero e, per onor del vero, non si ha memoria di duri scontri in Parlamento in occasione delle passate approvazioni dei sacrosan
ti aumenti di indennità ai Deputati ed ai Senatori. Si sa poi che nell'orchestra del Bel Paese, a fronte del rinnovarsi dei musicisti che di volta in volta, con alterne vicende, cambiano, gli spartiti che ogni volta vengono suonati restano fondamentalmente sempregli stessi, come si conviene per ogni buon opera di sicuro successo di cassetta. Non ci si deve quindi meravigliare più di tanto che l'adeguamento di 125.000.000 di euro del contributo pubblico ai Partiti politici sia stato approvato con voto pressoché unanime della Camera dei Deputati prima e dal Senato della Repubblica subito dopo, con buona pace del deficit del bilancio statale, della crisi economica, del rapporto deficit pubblico - P.I.L., dell'aumento dell'inflazione, dei parametri di Mastricht, etc. etc.
A questi problemi i nostri Politici ci penseranno in autunno, a mente fresca e riposata, con una ferma certezza: Pantalone ha ancora un po' di succo da poter spremere.
(scritto il 27/07/2002)
Il finanziamento dei partiti
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